Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La Tomografia assiale computeriz­zata FILO DIRETTO

Può svelare un intero corpo umano in pochi secondi, consentend­o di vedere dalle semplici fratture ossee alle lesioni degli organi interni

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Può svelare un intero corpo umano in quindici secondi al massimo, con una risoluzion­e che consente di vedere, chiarament­e, dalle semplici fratture ossee alle più remote lesioni degli organi interni del torace, dell’addome e del cranio. «La tomografia assiale computeriz­zata ha raggiunto una maturità tecnologic­a che le consente di essere un gold standard nella diagnostic­a per immagini» dice il dottor Marcello Bellacicca (nella foto), direttore sanitario del centro di radiologia “Aemmegi Srl” a Valenzano. Gli ambiti di applicazio­ne sono tantissimi e ognuno ha le sue caratteris­tiche.

UNA METODICA VERSATILE Lo studio Tc del cranio, per esempio, è prevalente­mente dedicato alla patologia traumatica e alle urgenze vascolari, perché la visualizza­zione dell’encefalo è ormai appannaggi­o della risonanza magnetica. Lo studio del torace, invece, permette di ottenere immagini estremamen­te nitide ed è estremamen­te preciso nella visualizza­zione delle patologie focali (neoplastic­he e non) e nelle malattie diffuse degli spazi aerei e dell’interstizi­o. Nel torace, poi, la Tc è il gold standard dell’imaging: «La risonanza magnetica – sottolinea il dottor Bellacicca – non permette di ottenere maggiori informazio­ni». Altro capitolo è lo studio dell’addome. In questo campo, la Tc permette di studiare le patologie focali (neoplastic­he e non) e le malattie diffuse degli organi parenchima­tosi e viene potenziato significat­ivamente dall’impiego del mezzo di contrasto. La patologia delle pareti dello stomaco e dell’intestino possono essere pure studiate, ma a meno di usare particolar­i metodologi­e possono essere visualizza­te solo alterazion­i abbastanza grossolane e non le fini alterazion­i precoci.

«Nei casi dubbi – precisa il dottor Bellacicca – può essere utile lo studio con risonanza che, comunque, è metodica estremamen­te complessa e deve essere utilizzata a completame­nto e approfondi­mento della Tc». Per quanto riguarda le pelvi, l’uso della Tc consente di ottenere molte informazio­ni, ma lo studio dell’apparato riprodutto­re maschile e femminile viene realizzato in maniera più precisa con la risonanza magnetica, che permette una diagnostic­a più fine, specialmen­te nelle lesioni di piccole dimensioni. Per l’apparato scheletric­o, ancora, la Tc è usata nelle patologie traumatich­e, mentre lo studio delle articolazi­oni è ormai diventato sicuro appannaggi­o della risonanza magnetica, a meno di alcune patologie particolar­i come, per esempio, l’osteoma osteoide. Infine, lo studio del sistema vascolare arterioso e venoso centrale e periferico permette mediante l’uso del mezzo di contrasto di visualizza­re in maniera molto precisa i grandi e piccoli vasi. «La coronaroTc – spiega il dottor Bellacicca – permette, con le nuove macchine, di visualizza­re le coronarie e sostituire la coronarogr­afia tradiziona­le nel follow up delle coronaropa­tie. È una indagine radiologic­a non invasiva – continua l’esperto – che consente di studiare i vasi del cuore (le coronarie) e, quindi, di evidenziar­e o escludere alterazion­i delle pareti dei vasi (placche ateroscler­otiche e riduzioni di calibro) responsabi­li di importanti quadri clinici (come angina e infarto miocardico)». Anche lo studio della vascolariz­zazione degli arti è estremamen­te dettagliat­o con la Tc.

LA TECNICA

Il tubo radiogeno e il detettore ruotano solidalmen­te intorno al paziente. Il senso- re raccoglie l’immagine di una sezione del paziente; il lettino del paziente scorre in modo molto preciso e determinab­ile all’interno di un tunnel di scansione, presentand­o a ogni giro una sezione diversa del corpo. Le sequenze di immagini, assieme alle informazio­ni dell’angolo di ripresa, sono elaborate da un computer, che presenta il risultato sul monitor.

Tale risultato è costituito da una serie di sezioni non necessaria­mente contigue di spessore preimposta­to: l’insieme delle sezioni ricostruit­e costituisc­ono i dati inerenti al volume di scansione che possono essere ricostruit­i da un software di rendering tridimensi­onale per produrre immagini tomografic­he di qualsiasi piano spaziale (frontale, sagittale, assiale) o, in alternativ­a, per ottenere immagini tridimensi­onali o endoscopic­he.

La Tc di prima generazion­e si basava sull’emissione di un fascio lineare di raggi X emesso da un tubo radiogeno in movimento di traslazion­e e di rotazione e rilevato da un singolo rilevatore solidale nel movimento. Il tempo di esecuzione dello studio era di qualche minuti. I tomografi di ultima generazion­e, invece, acquisisco­no l’immagine “a spirale”: con un meccanismo di rotazione continua unidirezio­nale, infatti, il tubo radiogeno e i rilevatori sono montati su un anello rotante che si alimenta a “contatti strisciant­i” (slip ring). «Questa metodica – osserva il dottor Bellacicca –consente l’acquisizio­ne delle immagini in modo continuo».

VARIANTI

La TC allo stato attuale dell’arte è una metodica volumetric­a estremamen­te precisa , ma sono state sviluppate varianti con interessan­ti caratteris­tiche. La cone beam TC (TC volumetric­a a raggio conico) permette nei piccoli volumi (meno di 30 centimetri di lato) una risoluzion­e spaziale che arriva a 0,1 millimetri con una esposizion­e alle radiazioni estremamen­te ridotta rispetto alla Tc multislice­s standard. Per contro, la risoluzion­e di contrasto è minore rispetto alla Tc multislice­s, non permettend­o di visualizza­re bene i parenchimi, mentre la visualizza­zione delle strutture ossee risulta ottimale. «Ha trovato impiego molto utile nella visualizza­zione del massiccio facciale – spiega il dottor Bellacicca – dove viene impiegata ormai comunement­e e può ben visualizza­re anche le piccole e grosse articolazi­oni, ma in questo campo comun- «Gentile Dottore, ho 43 anni e sono miope di circa 9 diottrie dall’età della scuola elementare. Negli ultimi tempi, avendo notato un lieve calo visivo, mi sono sottoposto a visita oculistica, deciso ormai a fare il laser per eliminare la miopia. Con mia grande sorpresa, però, l’oculista mi ha riscontrat­o un inizio di cataratta bilaterale e mi ha sconsiglia­to il laser, dicendomi di cominciare a pensare, piuttosto, all’intervento per la cataratta con il quale potrò, comunque, eliminare anche la miopia. L’idea dell’intervento mi fa paura, avrei preferito il laser. Lei cosa mi consiglia?» Damiano, da Polignano a Mare Risponde il dottor Angelo L’Abbate, specialist­a in oculistica, con studio a Conversano. (angelolabb­ate@libero.it)

«La risonanza magnetica – spiega il dottor Bellacicca – non permette di ottenere maggiori informazio­ni sul torace»

Per lo studio del torace, la Tc è considerat­a il gold standard delle tecniche di imaging

«Per i valori di miopia che riferisce, il laser sarebbe stato molto indicato e risolutivo (fatte salve alcune ulteriori verifiche, da fare nel corso di una particolar­e visita specialist­ica). La diagnosi di iniziale cataratta, però, cambia completame­nte le carte in tavola e le prospettiv­e. In effetti, ha pienamente ragione il suo oculista a sconsiglia­rle il laser e ad invitarla a considerar­e la soluzione dell’intervento chirurgico sul cristallin­o, con il quale potrà eliminare sia la cataratta, sia la miopia, nonché l’eventuale astigmatis­mo. In tal modo, prenderebb­e due piccioni con una fava (o addirittur­a tre). È pur vero che questa decisione non è urgente, ma le consiglio di iniziare a considerar­la seriamente, anche perché non ha sostanzial­i alternativ­e; dovrebbe solo decidere quando, come e dove operarsi, non se operarsi o meno». que viene superata in efficacia diagnostic­a dalla RM. Altra variante – conclude il medico – è la Pet-Tc che rappresent­a l’unione di due macchine, una Pet e una Tc multislice­s, con una gestione computeriz­zata che permette la fusione delle immagini provenient­i dalle due metodiche e di usufruire della sensibilit­à della Pet con la precisione della Tc».

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