Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I magistrati e quel film, la mafia raccontata dal Bif&st
Il film del tandem Laudadio-Von Trotta, la rilettura di Carofiglio, Emiliano e De Cataldo
a Bruxelles», sottolinea il governatore, ricordando la giornalista maltese Dafne Galizia uccisa da un’autobomba ad ottobre 2017: «Non posso più fare indagini, ma posso resistere e chiedere chiarezza». «Fossi un criminale – prosegue - mi butterei sul legale, rifiuti, ambiente, fondi di investimento, le grandi migrazioni, sono queste le nuove frontiere del malaffare». Il lungo silenzio fu anche quello successivo al film, scomparso dalle sale italiane dove uscì in sole trenta copie in barba alle critiche e all’ottimo cast, da Jacques Perrin a Carla Gravina e Alida Valli. «Al termine dell’anteprima in un cinema di Palermo - ricorda Laudadio - si alzò una donna, dicendo di essersi riconosciuta nel dolore della protagonista e poi gelò tutti i presenti: “qui stasera c’è uno dei mandanti dell’assassinio di mio marito”. Fu una cosa sconvolgente. Pochi giorni dopo, quel cinema andò a fuoco e la pellicola venne eliminata dalla programmazione degli esercenti».
Oggi qual è lo stato dell’arte? E’ necessaria più Europa per i tre, maggior cooperazione e scambio di informazioni tra i Paesi per combattere le mafie, a partire dalla ndrangheta la più pericolosa e diffusa, anche all’estero. «Dobbiamo ricordarci però - puntualizza Carofiglio - che l’Italia ha portato avanti la più grande opera di repressione con mezzi democratici nel mondo e che si combatte prima di tutto con indagini efficaci, processi e condanne: tutto questo fa percepire ai criminali la ragionevole certezza che arriverà la punizione». «In Turchia – ribadisce De Cataldo - ammazzano magistrati, giornalisti, insegnanti, viviamo in una bolla democratica da difendere a tutti i costi».
Il figlio di Dafne Galizia, la giornalista maltese uccisa, ha detto: per sapere chi ha assassinato mia madre, dovete indagare sul gasdotto Tap