Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Giovannangelo de Gennaro il musicista viandante
Una voce che ha del prodigioso, dotata di un’intonazione e di un controllo assoluti, sui semitoni e sui melismi come su altri funambolismi dell’emissione vocale (il canto armonico). Un talento di strumentista capace di passare con uguale proprietà dagli strumenti a fiato (cornamusa, flauto traversiere, ciaramella) a quelli ad arco e a corda (viella, organistrum). Un animo mistico e contemplativo, che pratica da anni l’arte del camminare su lunghi percorsi come strumento di meditazione e, forse, di preghiera. Queste tre caratteristiche di Giovannangelo de Gennaro, musicista/viandante pugliese (nato a Molfetta nel dicembre 1968, residente nel borgo di Sovereto), si ritrovano tutte nel suo nuovo album Via, realizzato in autoproduzione con l’etichetta Radici Music: una sorta di diario di viaggio, che ripercorre il fare musica di de Gennaro sui percorsi del suo andare, lungo la Via Francigena o in Albania oppure, come in questo caso, sulla strada di Santiago de Compostela. La passione di de Gennaro per la musica sacra del Medioevo e per le lingue musicali del Mediterraneo, già esplicata per anni nell’attività del gruppo Calixtinus, alle prese con graduali e manoscritti d’epoca o con le Cantigas de Santa Maria di Alfonso X el Sabio, si ritrova qui applicata a una dimensione profondamente intima; una discesa nell’interiorità che poi ritrova la via d’uscita seguendo, come scrive de Gennaro nelle note di copertina, «la corrente del respiro». Nei ringraziamenti alle persone incontrate «nel cammino», de Gennaro incomincia da Vinicio Capossela, che è rimasto totalmente affascinato dal suo approccio alla musica e dalla sua scienza di antichi e poveri strumenti, al punto da volerlo con sé nell’immaginifica esplorazione di un mondo contadino fatto di polvere e ombra (le Canzoni della Cupa). I sette brani ( tutti originali) di Via evocano la lingua degli uccelli (i flauti di In principio) e quella della terra (la ciaramella di Pietre), ci trascinano in un Labirinto di voci assorte in meditazione per poi riportarci alla luce di Contemplazione, guidata dall’arco della viella, e al canto a voce spiegata della Conclusione.È un percorso iniziatico, ma non esoterico. Basta farsi guidare dai piedi. E dal respiro.