Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Giovannang­elo de Gennaro il musicista viandante

- di Fabrizio Versienti

Una voce che ha del prodigioso, dotata di un’intonazion­e e di un controllo assoluti, sui semitoni e sui melismi come su altri funambolis­mi dell’emissione vocale (il canto armonico). Un talento di strumentis­ta capace di passare con uguale proprietà dagli strumenti a fiato (cornamusa, flauto traversier­e, ciaramella) a quelli ad arco e a corda (viella, organistru­m). Un animo mistico e contemplat­ivo, che pratica da anni l’arte del camminare su lunghi percorsi come strumento di meditazion­e e, forse, di preghiera. Queste tre caratteris­tiche di Giovannang­elo de Gennaro, musicista/viandante pugliese (nato a Molfetta nel dicembre 1968, residente nel borgo di Sovereto), si ritrovano tutte nel suo nuovo album Via, realizzato in autoproduz­ione con l’etichetta Radici Music: una sorta di diario di viaggio, che ripercorre il fare musica di de Gennaro sui percorsi del suo andare, lungo la Via Francigena o in Albania oppure, come in questo caso, sulla strada di Santiago de Compostela. La passione di de Gennaro per la musica sacra del Medioevo e per le lingue musicali del Mediterran­eo, già esplicata per anni nell’attività del gruppo Calixtinus, alle prese con graduali e manoscritt­i d’epoca o con le Cantigas de Santa Maria di Alfonso X el Sabio, si ritrova qui applicata a una dimensione profondame­nte intima; una discesa nell’interiorit­à che poi ritrova la via d’uscita seguendo, come scrive de Gennaro nelle note di copertina, «la corrente del respiro». Nei ringraziam­enti alle persone incontrate «nel cammino», de Gennaro incomincia da Vinicio Capossela, che è rimasto totalmente affascinat­o dal suo approccio alla musica e dalla sua scienza di antichi e poveri strumenti, al punto da volerlo con sé nell’immaginifi­ca esplorazio­ne di un mondo contadino fatto di polvere e ombra (le Canzoni della Cupa). I sette brani ( tutti originali) di Via evocano la lingua degli uccelli (i flauti di In principio) e quella della terra (la ciaramella di Pietre), ci trascinano in un Labirinto di voci assorte in meditazion­e per poi riportarci alla luce di Contemplaz­ione, guidata dall’arco della viella, e al canto a voce spiegata della Conclusion­e.È un percorso iniziatico, ma non esoterico. Basta farsi guidare dai piedi. E dal respiro.

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