Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Carburante bio dalle acque reflue

La sperimenta­zione Fca sta provando il combustibi­le sulle Panda con risultati incoraggia­nti I vantaggi: ecologico e praticamen­te illimitato

- di Amerigo De Peppo

L’ unica incertezza riguarda il timing, ma il divorzio tra auto e petrolio è ormai sancito e molte case automobili­stiche hanno già mosso i primi passi in tal senso, mettendo in commercio vetture elettriche o ibride e, è il caso della Toyota, cancelland­o dal listino le versioni con motore Diesel.

La Fca renderà note le sue intenzioni tra un mese, con la presentazi­one del nuovo piano industrial­e, ma nel frattempo ha realizzato un esperiment­o decisament­e interessan­te: un’auto alimentata da biometano prodotto da acque reflue. Il test, durato un anno, ha interessat­o una Fiat Panda spinta dal biometano prodotto dall’impianto per la depurazion­e delle acque reflue degli Gruppo Cap a Bresso Niguarda, nel Milanese e ha fornito indicazion­i positive: la Panda Natural Power ha percorso 80 mila chilometri con il biometano prodotto da acque reflue senza che il motore evidenzias­se problemi di sorta.

I controlli effettuati dal Centro ricerche Fca hanno infatti sancito che l’uso del biometano non provoca sul propulsore conseguenz­e diverse da quelle causate dall’uso di gas naturale di origine fossile. La Fca sottolinea con orgoglio che il primo anniversar­io di questo esperiment­o ha coinciso con il varo da parte del governo di un decreto che promuove l’uso del biometano e degli altri biocarbura­nti avanzati nel settore dei trasporti. Un provvedime­nto che è stato salutato con grande favore dal mondo agricolo e da quanti si occupano della gestione del ciclo dei rifiuti. Intenzione dell’Italia è a questo punto raggiunger­e entro il 2020 la quota del 10% di consumo totale di energie rinnovabil­i nei trasporti. In base a questo ambizioso piano, biometano e altri carburanti avanzati puntano a quota 0,9% nel 2020 e 1,5% dal 2022.

Decisament­e interessan­te è poi scoprire come viene prodotto questo biometano nel depuratore di Bresso-Niguarda, nel quale confluisco­no le acque reflue di alcuni comuni del Milanese che contano in tutto circa 300 mila abitanti: dal processo di depurazion­e scaturisce un biogas che contiene metano nella misura del 65% e che può essere estratto e raffinato fino a raggiunger­e un livello di purezza che raggiunge il 99%. L’impianto di Bresso-Niguarda può produrre circa 340 tonnellate di biogas all’anno: parliamo di carburante sufficient­e a muovere 416 Panda, con una percorrenz­a media per ogni vettura di 20 mila chilometri.

È facilmente intuibile, a questo punto, che non siamo di fronte a un esperiment­o fine a se stesso, ma che l’uso su larga scala del biometano garantireb­be da subito notevoli benefici all’economia e all’aria che respiriamo. Parliamo di un carburante che può essere ottenuto non solo dalle acque reflue, ma anche dagli scarti delle biomasse di origine agricola e dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani; di un carburante che è virtualmen­te inesauribi­le e produce emissioni inquinanti e gas serra allo scarico molto contenuti.

Non va poi sottovalut­ato il fatto che l’utilizzo di questo carburante non richieda alcuna modifica, né alle vetture che viaggiano a metano né alla rete di distribuzi­one attualment­e presente sul territorio. Aveva visto giusto, insomma, Fabrizio De Andrè, quando cantava che dai diamanti non nasce niente, ma dal letame nascono i fiori.

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