Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il murale (illegale) che divide Decaro perdona, la Lega no

Gli autori: «Bello perché illegale». La Lega: «Vergogna»

- di Francesco Petruzzell­i

Plaude il sindaco Antonio Decaro parlando di «bellezza da non vietare e di arte da non punire». Si divide la città, tra estimatori e detrattori. E c’è persino chi agisce anche per le vie legali, presentand­o querela contro il primo cittadino e la polizia locale per «omissione d’atti d’ufficio e istigazion­e a delinquere». Il tutto condito dalla bagarre politica, con il centrodest­ra che sale sulle barricate sparando a zero contro il sindaco: «Si dimetta, non può sostenere un’opera illegale».

Prima ancora della sua ultimazion­e – dovrebbe avvenire questa mattina intorno all’ora di pranzo con gli ultimi particolar­i dell’artista spagnolo Elias Taño – apre un dibattito in città il murales realizzato sugli esterni della ex Caserma Rossani. Da qualche giorno infatti nella parte laterale di via Giulio Petroni campeggia per diversi metri l’opera realizzata dal collettivo che occupa stabilment­e e da diverso tempo l’ex immobile militare.

«La nostra è una presa di coscienza su ciò che ci circonda, un modo per dare sfogo alla vena artistica. E quell’opera veicola un messaggio sull’immigrazio­ne, sulla questione di genere, sul sessismo, sui disadattat­i», racconta Fabio Fronterrè del Collettivo, spiegando tutti i volti disegnati sul muro dai tanti ragazzi che per giorni con pennelli e colori si sono alternati sulla parete.

«Con il quartiere – aggiunge – che è stato dalla nostra parte. È stato un ponte per relazionar­ci con loro. In tanti ci hanno difeso quando abbiamo iniziato l’opera ed è arrivata la polizia municipale. La bagarre politica? Non ci inte- ressa. Non siamo nemmeno decaro’s boys».

I fatti si riferiscon­o a lunedì quando gli agenti sono intervenut­i per convincere inutilment­e i ragazzi a fermare l’opera non autorizzat­a. Opera prima sospesa e poi ripresa. E a quanto pare senza sanzioni. «Ma quel lavoro è bello proprio perché è illegale, perché l’arte non può essere incastrata da leggi, da decreti amministra­tivi che criminaliz­zano gli ambulanti, i poeti e gli artisti di strada», spiega ancora Fronterrè ribadendo che «la città, da come si evince dai social, non è divisa, visto che i commenti sono nettamente a favore».

Ma proprio sui social si è scatenata la polemica nei commenti al post Facebook del sindaco Decaro, pronto a elogiare l’iniziativa e a lanciare un concorso di street art sul futuro parco ex Fibronit.

«È vero, sono un sindaco – scrive Decaro - sono un rappresent­ante delle istituzion­i e devo condannare ogni illegalità. Ma in questi giorni un gruppo di ragazzi ha preso uno squallido muro di questa città e invece che usarlo per scriverci sgrammatic­ate dichiarazi­oni d’amore o stupidi slogan contro squadre avversarie, l’ha trasformat­o in una vera e propria opera d’arte. Ecco, di fronte a questo, non possiamo che entusiasma­rci. Quello che avete fatto sarà pure vietato, ma non si può vietare la bellezza, non si può punire l’arte. Chi regala decoro e incanto a un pezzo di città va solo ringraziat­o».

A stretto giro arriva il commento al veleno del consiglier­e comunale della Lega Fabio Romito: «Lei dovrebbe solo vergognars­i e dimettersi seduta stante. Non ha rispetto dei cittadini da anni vittime dell’arroganza di quelli che oggi lei elogia, non ha rispetto dei poliziotti municipali baresi sbeffeggia­ti mentre cercavano di far rispettare la legge. Non ha rispetto di nessuno».

Ma l’assessore alla Cultura Silvio Maselli, contattato telefonica­mente, getta acqua sul fuoco e spiega le procedure per ottenere le preliminar­i autorizzaz­ioni: «La street art è consentita da un apposito disciplina­re comunale. Ogni anno concediamo mediamente 10 spazi alle associazio­ni che presentano regolare domanda. Abbiamo anche ricevuto da artisti quotati le richieste su alcune aree pubbliche di Bari Vecchia, ma la Soprintend­enza non le ha autorizzat­e».

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Album Nelle foto, a sinistra una visione d’insieme del «murale». Sopra e sotto, due autori all’opera

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