Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Punta Perotti, la storia infinita
L’Europa condanna l’Italia: i terreni non andavano confiscati. La Giem sarà risarcita
La Corte di Strasburgo, con sentenza inappellabile, ha condannato l’Italia sul caso dei terreni di Punta Perotti: «Non andavano confiscati». La danneggiata società Siem sarà risarcita.
Nel 2012 ottennero giustizia anche i costruttori dei palazzi. Emiliano: decisione corretta Ieri il Comune ha iniziato a esaminare il nuovo progetto presentato dai gruppi Matarrese e Andidero
La vicenda Punta Perotti è tutt’altro che conclusa. E paradossalmente, nel giorno della convocazione della pre-conferenza di servizi per l’analisi di un nuovo progetto (presentato dai gruppi Matarrese e Andidero) arriva un’altra decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo che condanna l’Italia con sentenza inappellabile. Si tratta del procedimento avviato dalla Giem srl facente capo alla famiglia di costruttori Lacarra i cui suoli non edificati (né recintati e di 10 mila metri quadrati) vennero confiscati nell’ambito dell’azione di contrasto ai palazzi della parte a sud di Bari.
Nella sentenza la Corte di Strasburgo definisce «sproporzionata» la misura di confisca attuata nei confronti della Giem e per questo condanna l’Italia per la violazione del diritto al rispetto della proprietà privata. Ovvero, secondo i giudici internazionali, le autorità nazionali hanno attuato la misura della confisca nei confronti della società pur «non essendo mai stata imputate in alcun processo sul reato di abusivismo» in quanto la legge in vigore non lo consentiva in base al principio «societas delinquere non potest». In generale la Corte osserva anche che i fatti baresi sembrano contraddire la tesi secondo la quale la confisca in questione ha «effettivamente contribuito alla protezione dell’ambiente» cioè l’obiettivo dichiarato dallo Stato italiano. Infine, i togati di Strasburgo osservano che l’applicazione automatica della confisca in caso di abusivismo prevista dalla legge italiana «è chiaramente inadatta dato che non permette ai tribunali di definire quali strumenti sono i più appropriati in relazione alle circostanze specifiche del caso».
Esultano i legali dell’azienda dopo anni di battaglie per una vicenda che continua a stupire gli osservatori europei (è stato fissato il termine di 3 mesi per trovare l’intesa sull’indennizzo). «Siamo molto contenti — commenta da Strasburgo l’avvocato Francesco Rotunno — perché la sentenza della Cedu ristabilisce la verità dei fatti». «I suoli Giem — aggiunge l’avvocato Riccardo Riccardi — furono inseriti d’ufficio nella lottizzazione sulla cui edificazione intervenne poi la magistratura penale con un processo che ebbe il suo epilogo in una sentenza che dichiarava la lottizzazione abusiva, assolveva gli imputati costruttori, ma disponeva la nota confisca anche dei suoli confinanti. Ma in quel processo penale la Giem non fu mai coinvolta. La società ha potuto e dovuto intraprendere una lunga disputa legale solo a confisca subita».
Il caso Punta Perotti era già approdato in Europa e il 10 maggio del 2012 la Cedu ha condannato l’Italia a risarcire con 49 milioni di euro le imprese che hanno realizzato il complesso edilizio: si tratta delle società Sud Fondi, Mabar e Iema. Sulla vicenda è intervenuto Michele Emiliano, governatore della Puglia (ex sindaco di Bari che ha curato le procedure per avviare la demolizione degli immobili): «La sentenza della Corte europea sulla confisca dei terreni è corretta. L’avevo sempre detto che i terreni andavano restituiti». È bene ricordare che la vicenda Punta Perotti ha portato lo Stato a esercitare il diritto di rivalsa sul Comune di Bari (un conto da 46 milioni e 80 mila euro) su cui è in atto un ricorso.
Intanto, al Comune si è tenuta la pre conferenza di servizi per il nuovo progetto di Punta Perotti (con un grande parco urbano sul mare e con meno volumetria). C’era anche la Regione Puglia.