Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Bonafede rassicura l’Anm Ma scoppia il caso carcere
I detenuti bisognosi di esami medici o cure rischiano di non avere autorizzazioni per il blocco delle attività
Una delegazione di magistrati ha incontrato il ministro Bonafede: «Ci ha rassicurati sulla sede unica». Ma i detenuti bisognosi rischiano per il fermo di non essere autorizzati alle cure.
L’emergenza giustizia a Bari non è solo quella edilizia, i palazzi che mancano o potrebbero crollare. Richiama a strascico altre emergenze, ormai cronicizzate, che innescano un rapporto dialettico malato tra cause ed effetti, con il rischio di rendere complicato stabilire anche priorità e obiettivi. E poco importa che i magistrati, ricevuti ieri dal ministro Alfonso Bonafede, abbiano ricevuto rassicurazioni sulla possibilità che a breve possa esserci un edificio unico per gli uffici giudiziari. La situazione delle carceri pugliesi, per dire, è come su tutto il territorio nazionale di cronica insufficienza di dotazioni e mezzi, di organici paurosamente sotto i livelli di sicurezza. A Bari il caso del tribunale in tenda (chiusa) di colpo sta rendendo esplosive alcune situazioni nella Casa circondariale, in particolare quella sanitaria. Il carcere di Bari è sede di un centro clinico diagnostico che è riferimento regionale e spesso interregionale. I viaggi della speranza dei detenuti, insomma, che spesso hanno il centro di Bari come riferimento. In questo mini ospedale dietro le sbarre ci sono apparecchiature radiologiche rotte. In una situazione «normale» i pazienti cambiano struttura di riferimento. In questo caso, per ogni infortunio o malattia che necessiti di una radiografia, è necessario portare fuori il detenuto. I problemi di trasporto sicurezza e costi aumentano in maniera esponenziale. Così come i tempi di attesa.
Un detenuto non può andare a fare una radiografia all’esterno se non - a meno di casi particolari che non richiedano l’intervento del tribunale di sorveglianza - dopo l’autorizzazione del giudice che ha in carico il suo processo.
Incontro Magistrati rassicurati dal ministro Bonafede: «Garanzie sul fatto che ci sia presto la sede unica per gli uffici»
Le carenze
La direzione registra anche l’assenza di un infettivologo. Alcuni macchinari sono rotti
Giudici che sono sotto le tende sbarrate e con i processi fermi fino al 30 settembre. Ed ecco che il cerchio si chiude. Alluvionati, con fascicoli dispersi chissà dove, tempi che da lunghi come accade normalmente diventano biblici. Con un effetto rimbalzo sulle tensioni interne al carcere. Aggravate dal fatto che manca il medico infettivologo, che in una comunità è figura fondamentale per prevenire e curare sempre possibili contagi di ogni natura. Ma se mancano i referti medici o non si fa in tempo ad effettuare le radiografie le udienze saltano, i tempi si allungano ancora di più, il rischio per chi è in attesa di giudizio di una detenzione sempre più lunga è una realtà. I detenuti sono in qualche modo gli “utenti” più esposti dell’amministrazione della giustizia. I diritti di cui sono titolari, nonostante tutto, rischiano di essere calpestati, e il diritto alla salute è un principio costituzionale. Il risultato è un aumento di costi sociali pesantissimi. In termini di sicurezza e aggravio di spese.