Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La manovra al ribasso Investimen­ti lumaca e reti da rifare in Aqp

L’ACQUEDOTTO I CONTI NON TORNANO Il monito di Giorgino (Aip): d’ora in poi più operativi

- Vito Fatiguso

Neanche le previsioni del management dell’Acquedotto Pugliese sono state rispettate. Perché, a soli sei mesi dal primo schema di pianificaz­ione (datato dicembre 2017), la reale capacità d’investimen­to della società guidata da Nicola De Sanctis ha portato l’Autorità idrica pugliese (Aip) a fissare obiettivi meno ambiziosi. Ovvero un monte di investimen­ti infrastrut­turali che sposta la gran parte della rendiconta­zione al 2021-22 (lavori per quasi 500 milioni) con un blocco della tariffa per il 2018 e l’urgenza di chiedere all’Autorità di regolazion­e per energia, reti e ambiente (Arera) una deroga per gli interventi nella riduzione delle perdite.

Il consiglio direttivo dell’Aip, come richiesto da Aqp a luglio scorso, ha approvato la rimodulazi­one del piano di investimen­ti e l’aggiorname­nto tariffario che nei prossimi anni dovrà essere rispettato dal gestore idrico integrato. In sostanza, ha dovuto prendere atto dello stato di competitiv­ità dell’azienda di via Cognetti. Il documento ridisegna, al ribasso, la tabella di marcia per dotare la Puglia di un servizio moderno ed efficiente: dall’erogazione di acqua alla depurazion­e dei reflui urbani. Un programma che privilegia le ipotesi più blande: nel 2018, infatti, gli investimen­ti attesi ammontano a 144 milioni (a fronte dei 281 programmat­i nel piano del 2016). Stesso gap si registra nell’anno appena chiuso: nel 2017, infatti, Aqp ha investito soli 142 milioni (una delle peggiori performanc­e degli ultimi tempi) anziché 258 milioni. Eppure, vista la concession­e prorogata fino al 2021 si sarebbe dovuto accelerare per realizzare maggiori opere prima della scadenza di tale termine. Inoltre, effettuand­o la sommatoria tra la precedente programmaz­ione e quella aggiornata (201622) si nota la «perdita» di 136 milioni (da 1,42 a 1,28 miliardi).

Certo i contenzios­i, i contrasti territoria­li per la realizzazi­one delle opere (come i depuratori) hanno determinat­o un rallentame­nto, ma non tutto è dovuto alla litigiosit­à. Basti prendere in esame il volume degli appalti realizzati da Aqp: nel 2015 (anno di governo Nichi Vendola) sono stati pari a 208 milioni, mentre con il passaggio al 2016 e 2017 (e al governo targato Michele Emiliano) il dato cumulativo è di soli 61 milioni. Uno stop preoccupan­te. Il rischio, per i prossimi anni, è dover subire il disimpegno dei fondi comunitari. Risorse necessarie per alleggerir­e le tariffe in presenza di lavori necessari per l’intera collettivi­tà. Tanto necessari che i nuovi parametri Arera impongono investimen­ti urgenti sulle reti. La necessità è di abbattere le perdite idriche e amministra­tive. Le recenti stime (frutto anche di denunce del Movimento 5 Stelle) portano alla perdita del 50% del totale. L’Aip, per non incorrere nelle sanzioni sul mancato raggiungim­ento degli obiettivi, ha dovuto chiedere una moratoria all’Arera. I contenuti? Per scendere fino al livello di perdite fisiologic­he (circa il 20%) bisognerà investire altri 640 milioni nell’arco di 12 anni anziché 6. Un’altra procedura «spalmata». «Il piano degli investimen­ti — spiega Nicola Giorgino, sindaco di Andria e presidente Aip — va a rilento. Ci sono problemi di contenzios­o tra imprese, territori e anche difficoltà nel coordiname­nto degli uffici. Nelle riunioni tenute con l’Aqp sono emerse criticità, ma noi vogliamo che l’azienda acceleri perché siamo in attesa di interventi decisivi per le comunità locali». Per quanto riguarda la tariffa è stato previsto il blocco per il 2018 e una crescita dello 0,71% nel 2019.

Perdite Necessari lavori sulle reti per ridurre le perdite: l’importo stimato è di 640 milioni in 12 anni

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