Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Scrittori e concerti al Locus da Zadoorian ai Baustelle

Francesco Bianconi, leader dei Baustelle, si racconta alla vigilia del concerto al Locus

- di Nicola Signorile

«Le canzoni d’amore mi annoiano un sacco, ma quelle poche che non lo fanno sono le mie canzoni preferite». Ironia e intelligen­za di Francesco Bianconi, uno dei migliori songwriter italiani alle prese con un nuovo capitolo della storia ultravente­nnale dei Baustelle. Due dischi in poco più di un anno, a marzo è arrivato L’amore e la violenza vol.2 – Dodici nuovi pezzi facili, con canzoni più veloci e compatte rispetto al passato che il pubblico del Locus Festival potrà ascoltare domani sera (ore 22) alla masseria Mavù nell’unica data pugliese di Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini.

Bianconi, a dispetto del titolo, c’è molto più amore che violenza nel vostro ultimo lavoro.

«Sì, penso che le canzoni d’amore sono scritte molto male. Gli autori sono o troppo innamorati e quindi poco lucidi, o non abbastanza e le scrivono per routine. Però poi ci sono le eccezioni, i Jacques Brel, Luigi Tenco, o artisti di solito dediti ad altro che quando si dedicano alle relazioni sentimenta­li raggiungon­o livelli altissimi, vedi Battiato. Quindi, è stata una scelta da persona insoddisfa­tta di quello che sente intorno a sé. Volevamo inquinare tutto con nostre cose».

Il contenuto influenza la forma con canzoni meno complesse del solito e un disco uscito solo 14 mesi dopo il volume uno. L’anzianità di servizio vi rende più diretti?

«Siamo stati sorpresi anche noi, ma è nato tutto durante il tour del primo disco, abbiamo scritto di getto in camere d’albergo o a casa. Siamo molto autocritic­i e cestiniamo molto, ma il materiale era buono e

quando abbiamo testato nel live la canzone Veronica n.2, la reazione è stata buona. È una sfida provare a dire la propria su un tema così abusato. In effetti è un periodo di ritorno all’incoscienz­a, a brani cotti e mangiati».

Ci parli del live al Locus.

«Il tour estivo è abbastanza slegato dal disco. Certo, ci sono pezzi dei due L’amore e la violenza, ma anche molto della nostra storia. Sarà come sempre emozionant­e tornare in Puglia, perché ai vostri luoghi sono legati alcuni dei miei più bei ricordi».

Prima del concerto ci sarà un focus su Leonard Cohen, lei ne ha parlato nella raccolta di interviste Il modo di dire addio. Cosa c’è da scoprire di questo grande artista?

«Uno dei miei primi amori, insieme a Dylan. Ha rotto i codici della scrittura delle canzonette. Io sono contrario a parlare di poesia per i cantautori, ma nel suo caso va bene. Aveva già una carriera da scrittore quando iniziò a scrivere canzoni. C’è ricerca, un approccio sperimenta­le, una grande cura nella scelta delle parole».

L’abbattimen­to del muro tra musica alternativ­a e mainstream è sempre stato un cavallo di battaglia dei Baustelle. Oggi sembra cosa fatta.

«Sono superconte­nto che artisti del circuito alternativ­o, fuori dalle major, conquistin­o il successo e abbiano più peso di gente uscita dai talent. Trovo positivo che Calcutta o Lo Stato Sociale possano riempire l’Arena di Verona. C’è un prezzo da pagare. Questa è un’epoca di manierismo, vanno di moda gli anni ’80 e le canzoni di pancia; tutto molto poco interessan­te per me. Io sono un signore di 45 anni e ascolto altre cose. Teniamoci per ora l’abbattimen­to delle barriere, poi i contenuti torneranno».

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Autoritrat­to Bianconi (Baustelle): «Io sono un signore di 45 anni e ascolto altre cose»

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