Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’ALTRA FACCIA DELL’AUTONOMIA

Il nuovo azzardo di Emiliano

- Di Michele Cozzi

Anche la Puglia di Michele Emiliano si accoda alla tentazione di far da sé che anima il sistema regionalis­tico nazionale. Tra Regioni a statuto speciale, e altre tredici che chiedono maggiore autonomia, solo Molise e Abruzzo resterebbe­ro , ad oggi, fuori dal coro. Chiedere più autonomia è come gridare «viva la mamma». Ma se si comprendon­o gli interessi egoistici delle Regioni del Nord, a partire dal Veneto, suscita più di una perplessit­à capire le motivazion­i delle Regioni meridional­i che, da un lato rivendican­o una nuova stagione di meridional­ismo ma dall’altro coltivano il sogno di mettersi in proprio. Ma per far cosa e, soprattutt­o, con quali soldi ?

La questione della maggiore autonomia delle Regioni discende da una lettura intrecciat­a di alcuni articoli della Costituzio­ne: il 116 contempla «ulteriori forme e condizioni particolar­i di autonomia»; il 117 disciplina la legislazio­ne esclusiva e concorrent­e, il 118 valorizza il principio di sussidiari­età, e il 119 stabilisce che «l’autonomia finanziari­a è collegata al rispetto dei vincoli economici e finanziari». È un intreccio virtuoso, fuori del quale si sacralizza solo la posizione delle Regioni più ricche. Che non per questo sono le più virtuose.

Per le Regioni meridional­i affacciars­i al tema dell’autonomia può rappresent­are uno sbocco a condizione che siano superati i differenzi­ali storici con il resto del Paese su trasporti, infrastrut­ture, sistema scolastico, Università (quelle pugliesi ricevano meno fondi per numero di iscritti e capacità di fare ricerca). La questione prioritari­a è, quindi, il superament­o della sperequazi­one infrastrut­turale. Ottenere più autonomia può diventare una vittoria di Pirro se non si dispone delle risorse necessarie. Il Veneto, che fa da apripista, cerca di forzare la mano chiedendo che una quota maggiore del fisco versato non vada a Roma, per un uso perequativ­o, sancito dalla Costituzio­ne, ma resti in loco. Perché se una Regione ottiene nuove competenze è ovvio che chiederà più fondi per poterle attuare. La questione è quindi fiscale, e le Regioni del Nord tentano di reintrodur­re in maniera surrettizi­a il vecchio federalism­o. Che questo sia in sintonia con il leghismo, di vecchio e nuovo conio, lo si capisce. Che possa servire al Sud, a egemonia grillina, è tutto da dimostrare.

Poi, certo, Emiliano spinge perché spera, con una maggiore autonomia, di poter fare la voce grossa su Ilva e Tap. Ma è proprio necessario visto che ora a Roma c’è un governo “amico”?

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