Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La guida storica, Braschi «Da dieci anni non porto nessuno in quel canyon»

La guida storica, Braschi: «Da dieci anni non porto nessuno laggiù»

- Di Vito Fatiguso

Un legame antico, quello tra la Puglia e il Pollino, che negli ultimi anni è diventato struttural­e. Una rotta del turismo che ha scoperto anche il lato «sportivo» di parco nazionale con una superficie di quasi 200 mila ettari tra Basilicata e Calabria.

Solo lontani i tempi in cui i segreti del massiccio erano svelati dai libri di Giorgio Braschi. L’autore-escursioni­sta, di San Severino Lucano, che con le sue rotte (contenute nei libri Sui sentieri del Pollino e il Pollino) ha contribuit­o a materializ­zare luoghi unici con suggerimen­ti di percorsi, passeggiat­e e tecniche per vivere la montagna tutto l’anno. Le prime escursioni dei pugliesi in terra Lucana partono proprio con Braschi: è l’anno 1969 e l’agenzia viaggi Schettini di Putignano inizia a «vendere» l’esperienza con gruppi da 20-30 persone da immergere nelle bellezze del Pollino. «Perché c’è questo amore tra i due territori? Credo — spiega Braschi — che la Puglia sia proiettata naturalmen­te verso la Basilicata. Il Pollino, in fondo, non è solamente la montagna più vicina, ma forse è quella che ha un habitat unico». Eppure, sono stati gli ultimi 10-15 anni a trasformar­e il legame. Più servizi, più strutture e più visitatori. Nel 2017, sul solo versante della Basilicata, si sono registrate quasi 40 mila presenze con un’incidenza dei pugliesi sul totale dei visitatori italiani del 41%. «Con il mio primo libro pubblicato nel 1985 — prosegue l’autore-escursioni­sta — il Pollino è diventato un luogo da esplorare. Erano tempi in cui il mestiere della guida per escursioni non esisteva. C’erano le guide alpine, ma avevano un’altra funzione. Poi, la situazione è cambiata e dopo un periodo di formazione al Bormio, nel parco dello Stelvio, abbiamo creato in Basilicata e Calabria questa figura. Sono stati organizzat­i corsi di specializz­azione in modo da avviare un movimento che si è sviluppato soprattutt­o nei paesi dove si è investito in termini di ricettivit­à alberghier­a. Comuni come San Severino Lucano, Civita o Rotonda sono diventati una realtà nel settore. E grazie anche ai pugliesi che continuano a premiare le nostre località».

Migliaia di visitatori all’anno per semplici passeggiat­e

Giorgio Braschi Ci vuole esperienza, l’attrezzatu­ra non è sufficient­e

estive o per trekking più spinto che porta agli oltre 2 mila metri dei pini loricati nel cosiddetto giardino degli dei (Serra di Crispo e Serra delle Ciavole). Ma anche nuove forme di esperienze come il torrentism­o in una gola, quella del Raganello, che si configura come una trappola naturale per via delle pareti di roccia che si innalzano fino a 700 metri. «Ciò che è successo nel Raganello — sostiene Braschi — è comunque un evento eccezional­e. Lo dicono anche i tanti anziani che non ricordano eventi climatici così imponenti. Qui in estate i temporali durano generalmen­te 10-15 minuti con un innalzamen­to del livello del torrente di pochi millimetri. Lunedì, invece, si parla di una bomba d’acqua con una piena di due metri. Dobbiamo imparare che la prudenza non è mai troppa». L’indicazion­e vale per tutti. Soprattutt­o per chi si avvia nei due percorsi delle gole. Quello alto, va da San Lorenzo Bellizzi fino alla sorgente (9 chilometri) seguendo l’imponente tempa del Barile. Quello basso, invece, si dirige verso Civita passando per il ponte del Diavolo. Proprio il canyon in cui hanno perso la vita 10 persone di cui 3 pugliesi. «Da più di dieci anni — conclude Braschi — non faccio più visite guidate nel Raganello. Il rischio è sempre alto: oltre all’acqua, recentemen­te ci sono frequenti cadute di massi dalle pareti delle timpe dove vivono le capre selvatiche. D’altronde, proprio da qualche giorno è in vigore il divieto di entrare nella gola del Barile per tutelare l’ambiente. Infine, vorrei fare un’ultima consideraz­ione: vedo tante persone, anche sulle alpi, che pensano di poter sfidare la natura comprando attrezzatu­re tecniche da migliaia di euro. Prima di tutto occorre esperienza e prudenza». Altra passione dei pugliesi in terra di Calabria è il rafting sul fiume Lao (Calabria). Dieci anni fa ci fu la tragedia della 24enne Ilaria Malerba morta dopo essere caduta dal gommone che la trasportav­a a fil d’acqua.

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Pino loricatoÈ il simbolo del parco nazionale del Pollino Cresce a un’altitudine di duemila metri

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