Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
GOVERNO APPESO AL FILO DEL SUD
La partita dei conti tra M5S e Lega Innovare e poi investire Ecco il farmaco giusto per il mercato del lavoro
Il cosiddetto decreto dignità, bandiera del Movimento 5 Stelle ma mal digerito dalla Lega perché penalizza le imprese del Nord, è stato solo un assaggio. In queste ore si litiga soprattutto su pensioni e reddito di cittadinanza. Per finanziare il secondo, che prevede circa 780 euro al mese alle famiglie povere o a rischio povertà (costo stimato è 16 miliardi per i 5 Stelle, 30 per l’Inps), i capigruppo di Lega e 5 Stelle hanno presentato una proposta di legge che mette nel mirino le pensioni superiori ai 4 mila euro (80 mila euro lordi l’anno), con un taglio tanto maggiore quanto minore è l’età in cui si è lasciato il lavoro. A bocciare il progetto è stato non uno qualunque ma Alberto Brambilla, consigliere economico di Salvini e suo candidato alla presidenza Inps. Per Brambilla, quei tagli sarebbero anticostituzionali (quindi a serio rischioricorsi) ed anche «iniqui e arbitrari». Meglio chiedere ai pensionati con più di 1.500 euro al mese un contributo di solidarietà di tre anni. Dopo la reazione furente di Di Maio – «se qualcuno non vuole rispettare il contratto di governo lo dica chiaramente» il presidente leghista della Commissione Bilancio, Claudio Borghi, ha provato a ricucire, portando nel dibattito un pizzico di razionalità: non si può tagliare nessuna pensione basata sugli effettivi contributi versati. E ha aggiunto che le pensioni d’oro sono quelle oltre i 5 mila euro, così come era scritto al punto 26 del contratto di governo.
Dietro questo braccio di ferro dagli incerti esiti, campeggia la vera questione, cioè il mai risolto squilibrio Nord-Sud. È lo stesso Brambilla a sottolinearlo, con sconcertante candore: poiché con la proposta dei capigruppo, il 70% dei tagli andrebbe al Nord, dove prevalgono le pensioni di anzianità, «ciò potrebbe causare qualche problema all’elettorato della Lega, perché ci sarebbe un trasferimento di risorse NordSud». Qui interviene un altro giocatore del tavolo pensioni-redditi, la ministra del Mezzogiorno Barbara Lezzi, cinquestellina e leccese, che aggiunge un terzo importante asset: le opere pubbliche. Già all’inizio di agosto, Lezzi aveva risposto picche a Salvini che premeva per il gasdotto: «Al Sud le priorità sono altre, cioè ferrovie e scuole. La carenza di questo genere di investimenti ha provocato una perdita ulteriore di posti di lavoro di 300 mila unità durante la crisi». Alla ministra è arrivato l’inaspettato sostegno del dirigente di Forza Italia più vicino alla Lega, il presidente ligure Giovanni Toti. analisi dei dati sull’occupazione in Puglia, pubblicata dal Corriere del Mezzogiorno sull’edizione di ieri, fotografa una situazione in miglioramento del mercato del lavoro regionale che, tuttavia, non ci rassicura. I parametri complessivi della crescita e dello sviluppo sono connessi ad altri dati che, in Puglia, dipendono da un quadro d’insieme che al momento risultato alquanto, se non particolarmente asfittico.
Non è una semplice fusione o un sistema contabile per ridurre i costi in bilancio. È un modello di gestione che rende più efficienti e incisivi i servizi dedicati agli associati. Confindustria Bari-Bat e Confindustria Taranto vanno verso un’alleanza più volte auspicata.