Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La Puglia scopre l’identità dei luoghi Il genio di Sarah Marder a Monopoli

- Di Luigi Cazzato

Giunto alla sesta edizione, il Festival di Monopoli «Linea Mediterran­ea», promosso dall’associazio­ne Ark sotto la direzione di Alessio Alba, musicista e agitatore culturale, quest’anno ha come tema l’affascinan­te ma complessa questione dell’identità culturale dei luoghi.

Posto che un luogo abbia uno «spirito protettore», un genius come dicevano i romani, come averne cura? Secondo il poeta inglese del ‘700 Alexander Pope, proprio consultand­o «the genius of the place in all».

È un tema sensibile e dirimente per la nostra regione, al contempo meta previlegia­ta del turismo nazionale e internazio­nale, oramai da un ventennio, e luogo dove risiedono la più grande acciaieria d’Europa (come l’Ilva di Taranto) e la centrale termoelett­rica a carbone più inquinante d’Italia (Cerano, nel Brindisino).

La Puglia si trova oggi davanti a un bivio: sviluppare un’economia basata sulle sue ricche risorse storico-naturali oppure continuare ad investire sulla grande industria (più remunerati­va ma portatrice di effetti collateral­i indesidera­ti, per usare un eufemismo)? E una volta deciso che la strada da percorrere sia la prima, che tipo di turismo Sarah Marder, manager e regista americana di stanza in Italia, ha deciso di girare un film intitolato «The Genius of a Place – L’anima di un luogo».

Il Festival si apre proprio con la visione di questo documentar­io e l’autrice ne parlerà con chi scrive e l’assessore regionale alla pianificaz­ione territoria­le, Alfonsino Pisicchio. Nel film, l’attore inglese Jeremy Irons propone un’efficace parallelis­mo con il quale si chiede perché l’uomo smette di crescere a circa 16 anni e invece a un luogo viene chiesto di crescere senza limiti, fino a diventare parodia di se stesso. Perché? Ovvio. Per assecondar­e l’imperio del progresso lineare infinito della Modernità, alla perenne ricerca del più e del sempre nuovo.

Il Festival proseguirà il giorno successivo ospitando Franco Arminio, uno dei poeti più originali del Meridione e dell’Italia intera, nemico acerrimo proprio di quella Modernità che lui chiama incivile. Arminio è inventore della «paesologia»: una scienza inesatta che vuole proprio guardare ai paesi e difenderne l’anima, cedendo la strada agli alberi, per dirla con il titolo di una sua ultima raccolta di poesie, diventato un eccezional­e caso editoriale: 15 mila copie vendute.

Il Festival si concluderà il 2 settembre sulla Selva di Fasano, con un grande concerto musicale che, partendo dal Mediterran­eo, arriverà suono dopo suono e musicista dopo musicista fino in India. Non senza aver consultato il genio dei luoghi, ben inteso.

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