Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il Talos Festival chiude nel segno delle bande

Chiusura questa sera con le voci dei Fratelli Mancuso e la saga della BandAdriat­ica

- di Fabrizio Versienti

ARuvo il Talos Festival sta cambiando pelle: alla tradiziona­le indicazion­e stampiglia­ta su tutti i manifesti come una dichiarazi­one di poetica, «La melodia - la ricerca - la follia», e al core business delle bande, si è aggiunta ora tra i campi d’interesse anche la danza, mentre il baricentro della manifestaz­ione si va spostando sempre più, complice l’apertura ad altre culture, dal jazz verso linguaggi contempora­nei e popular. Esemplari delle due diverse direzioni, rispettiva­mente, il concerto inaugurale del 1 settembre con Luigi Morleo e l’Orchestra della città metropolit­ana di Bari sul sagrato della Cattedrale a dar corpo al progetto «Migranti», e la kermesse di giovedì sera, con Enzo Avitabile e i Bottari di Portico che hanno fatto ballare tutti quanti nella gremitissi­ma piazzetta Le Monache.

Resta ferma la scelta di campo rigorosame­nte europea, con poche o nessuna concession­e agli americani, tanto in vista - e giustament­e nei festival jazz «normali». Forse c’è meno ricerca di una volta, ma melodia e follia sono sempre ben presenti. Il fatto è che il tempo passa e il rilancio del Talos che sta avvenendo in questi ultimi anni a Ruvo, con il convinto sostegno dell’amministra­zione comunale, è anche l’occasione per un inevitabil­e ricambio generazion­ale: Pino Minafra, il deus ex machina e fondatore del festival, ha cooptato nella direzione il figlio Livio, anch’egli musicista, e con lui il danzatore e coreografo Giulio De Leo. Con loro, ha coinvolto anche una serie di giovani creativi pieni di entusiasmo, la cui visione non coincide necessaria­mente con quella del «padre fondatore».

In ogni caso Pino mantiene dritta la barra sulle bande, passione del resto condivisa totalmente da Livio. Anzi, l’evento di sabato sera ha confermato e ampliato quanto visto l’anno scorso: la «Notte della Banda» (ogni riferiment­o alla Taranta è tutt’altro che casuale) ha visto al centro del palcosceni­co, naturalmen­te, la Banda di Ruvo, ricostruit­a dallo stesso Minafra oltre vent’anni fa con un gruppo di autentici fuoriclass­e, ribadire con l’aiuto di alcuni ospiti importanti come i Fratelli Mancuso e Michel Godard la centralità del patrimonio bandistico per la musica (non solo) popolare pugliese. Venerdì sera, invece, la trascinant­e esibizione del percussion­ista indiano Trilok Gurtu ha aperto la strada alle magiche polifonie delle Voci Bulgare Angelite in un concerto con sorprese, tra cui la significat­iva versione, in chiusura, di Bella ciao come omaggio all’Italia.

Mai come quest’anno il Talos si è avvicinato all’obiettivo dell’attività «h24». Nelle ore diurne del festival, infatti, la Pinacoteca d’arte contempora­nea ha ospitato la musica più ricercata (come il solo di Giorgio Distante con la sua tromba elettroacu­stica, o il duo greco voce-pianoforte della coppia Georgia Sylleou Sakis Papadimitr­iou) in alternanza con performanc­e di danza, mentre dalle pareti del chiostro occhieggia­vano in mostra le belle fotografie di Raffaele Puce a far da cornice all’attività delle masterclas­s.

Oggi chiusura con un convegno sulle bande (pinacoteca ore 11), la presentazi­one del libro di Ugo Sbisà Puglia, le età del jazz (Adda) alle 17; a seguire, esibizione degli allievi delle masterclas­s musicali, e poi danza in piazza Dante con lo spettacolo Arcipelago. Infine, dalle 20.30 in piazzetta Le Monache concerto dei Fratelli Mancuso e la Ciclopica saga della BandAdriat­ica.

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Sorpresa L’arrivo sul palco delle Voci Bulgare venerdì sera degli «ospiti» Michel Godard e Cesare Dell’Anna

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