Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il Talos Festival chiude nel segno delle bande
Chiusura questa sera con le voci dei Fratelli Mancuso e la saga della BandAdriatica
ARuvo il Talos Festival sta cambiando pelle: alla tradizionale indicazione stampigliata su tutti i manifesti come una dichiarazione di poetica, «La melodia - la ricerca - la follia», e al core business delle bande, si è aggiunta ora tra i campi d’interesse anche la danza, mentre il baricentro della manifestazione si va spostando sempre più, complice l’apertura ad altre culture, dal jazz verso linguaggi contemporanei e popular. Esemplari delle due diverse direzioni, rispettivamente, il concerto inaugurale del 1 settembre con Luigi Morleo e l’Orchestra della città metropolitana di Bari sul sagrato della Cattedrale a dar corpo al progetto «Migranti», e la kermesse di giovedì sera, con Enzo Avitabile e i Bottari di Portico che hanno fatto ballare tutti quanti nella gremitissima piazzetta Le Monache.
Resta ferma la scelta di campo rigorosamente europea, con poche o nessuna concessione agli americani, tanto in vista - e giustamente nei festival jazz «normali». Forse c’è meno ricerca di una volta, ma melodia e follia sono sempre ben presenti. Il fatto è che il tempo passa e il rilancio del Talos che sta avvenendo in questi ultimi anni a Ruvo, con il convinto sostegno dell’amministrazione comunale, è anche l’occasione per un inevitabile ricambio generazionale: Pino Minafra, il deus ex machina e fondatore del festival, ha cooptato nella direzione il figlio Livio, anch’egli musicista, e con lui il danzatore e coreografo Giulio De Leo. Con loro, ha coinvolto anche una serie di giovani creativi pieni di entusiasmo, la cui visione non coincide necessariamente con quella del «padre fondatore».
In ogni caso Pino mantiene dritta la barra sulle bande, passione del resto condivisa totalmente da Livio. Anzi, l’evento di sabato sera ha confermato e ampliato quanto visto l’anno scorso: la «Notte della Banda» (ogni riferimento alla Taranta è tutt’altro che casuale) ha visto al centro del palcoscenico, naturalmente, la Banda di Ruvo, ricostruita dallo stesso Minafra oltre vent’anni fa con un gruppo di autentici fuoriclasse, ribadire con l’aiuto di alcuni ospiti importanti come i Fratelli Mancuso e Michel Godard la centralità del patrimonio bandistico per la musica (non solo) popolare pugliese. Venerdì sera, invece, la trascinante esibizione del percussionista indiano Trilok Gurtu ha aperto la strada alle magiche polifonie delle Voci Bulgare Angelite in un concerto con sorprese, tra cui la significativa versione, in chiusura, di Bella ciao come omaggio all’Italia.
Mai come quest’anno il Talos si è avvicinato all’obiettivo dell’attività «h24». Nelle ore diurne del festival, infatti, la Pinacoteca d’arte contemporanea ha ospitato la musica più ricercata (come il solo di Giorgio Distante con la sua tromba elettroacustica, o il duo greco voce-pianoforte della coppia Georgia Sylleou Sakis Papadimitriou) in alternanza con performance di danza, mentre dalle pareti del chiostro occhieggiavano in mostra le belle fotografie di Raffaele Puce a far da cornice all’attività delle masterclass.
Oggi chiusura con un convegno sulle bande (pinacoteca ore 11), la presentazione del libro di Ugo Sbisà Puglia, le età del jazz (Adda) alle 17; a seguire, esibizione degli allievi delle masterclass musicali, e poi danza in piazza Dante con lo spettacolo Arcipelago. Infine, dalle 20.30 in piazzetta Le Monache concerto dei Fratelli Mancuso e la Ciclopica saga della BandAdriatica.