Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Di Maio: Taranto mai più ostaggio
Il ministro del lavoro dopo l’accordo tra Arcelor Mittal e sindacati. «Anche l’Arpa chiamata a vigilare» «I bambini non avranno paura dell’Ilva nei wind days. E per la città nuovi investimenti»
Il ministro Luigi Di Maio commenta con il Corriere l’intesa sull’Ilva di Taranto che lo ha visto mediatore protagonista tra Arcelor Mittal e sindacati. I 5 Stelle sono stati contestati da chi voleva la chiusura della fabbrica. «Il futuro di Taranto sta nella vigilanza e negli investimenti che saranno disposti con una legge speciale. Di certo – prosegue Di Maio – la città non sarà un futuro ostaggio di una sola azienda. I bambini, con questo accordo, non avranno più paura dei wind days (i giorni di vento che provocano lo spolverio dei minerali, ndr). Presto sarò a Taranto a parlare ai tarantini».
Gli elettori tarantini hanno BARI votato in massa per i 5 Stelle, quasi uno su due. Molte di quelle persone si sentono tradite dall’accordo su Ilva, stipulato qualche giorno fa con la mediazione del governo. Speravano nella chiusura della fabbrica, così come era stato promesso tante volte, anche da Beppe Grillo.
Ministro Di Maio siete stati avventati in campagna elettorale? O avete dovuto prendere atto della complicazione nell’amministrare questioni complesse?
«Solo dopo le elezioni abbiamo scoperto che c’era un contratto sottoscritto dal precedente governo che si basava su una gara illegittima. Una gara che - come ci ha detto l’Avvocatura dello Stato - non si poteva annullare, se non in presenza di un interesse pubblico, concreto e attuale. Come abbiamo detto, abbiamo ereditato un delitto perfetto. L’interesse pubblico non si è verificato in quanto, dopo due anni, non ne sussistevano più le condizioni. Per questo abbiamo deciso di raggiungere il miglior accordo possibile nelle peggiori condizioni possibili. Ora possiamo parlare di un piano ambientale ambizioso che sarà costantemente controllato (grazie a nuovi strumenti che abbiamo inserito nel contratto) e di zero esuberi con il “licenziamento” delle norme sul Jobs act».
Lei dice che la gara non si poteva annullare, salvo conflitti giudiziari cospicui. Perché non affrontare, nonostante tutto, quei conflitti?
«Se avessi annullato la gara senza che ricorressero i presupposti, l’azienda avrebbe vinto il ricorso al Tar e sarebbe entrata in Ilva, lasciando però a casa quattromila persone. Devo dire che l’azienda si è sempre comportata correttamente nel corso della procedura. È lo Stato, in passato, a non aver svolto correttamente il suo compito. Come l’Avvocatura sottolinea, c’è l’ipotesi di eccesso di potere nella fase dei mancati rilanci che potevano portare a un accordo migliorativo, magari con l’altra cordata (Acciaitalia). Una cordata che nel frattempo si è sciolta. Quindi, secondo la carte, lo ripeto, Arcelor Mittal sarebbe comunque entrata in Ilva il 15 settembre. Nessuno è sopra la legge, nemmeno - e soprattutto - un ministro della Repubblica».
Ritiene che il piano concordato sia molto diverso da quello mediato dal suo predecessore, Carlo Calenda?
«Il piano è migliorativo sotto molti punti di vista, fermo restando che l’accordo raggiunto dal precedente governo non è mai stato firmato, quindi parliamo di un “non accordo” a cui non aveva fatto seguito nemmeno l’intesa sindacale. Oggi possiamo parlare di zero esuberi, introduzione dell’articolo 18, “licenziamento” del Jobs act e di un piano ambientale ambizioso che potrà essere sottoposto a continue verifiche».
Qual è l’aspetto che più l’ha convinta ad accettare la mediazione proposta?
«Non dobbiamo parlare di un ministro che accetta o meno, ma di uno Stato che torna a fare l’interesse dei cittadini nel rispetto della legge. Non parlo di una vittoria perché ora inizierà una partita diversa, quella che noi chiamiamo “fiato sul collo”. Sono stati, per la prima volta, fissati i tempi intermedi per la copertura dei parchi-minerali. Entro aprile 2019 sarà coperto il 50% del parco più vicino alla città e la struttura realizzata dovrà coprire la parte più impattante per il quartiere Tamburi: prima del settembre 2019, i bambini di Tamburi potranno andare a scuola senza timore dei wind days. Grazie a questo e all’obbligo della presentazione della documentazione al ministero dell’Am- biente, il governo si è dotato di due nuovi strumenti per vigilare sul rispetto degli obblighi dell’azienda».
Il presidente della Puglia, Emiliano, dice che “senza garanzie sulla salute dei tarantini” non darà l’assenso al piano ambientale. Cosa risponde?
«Io vengo dalla Terra dei Fuochi, la mia famiglia vive ancora lì. Nessuno può dire che io non capisca questo problema o non sia sensibile al tema. Abbiamo spinto il più possibile sull’accordo ambientale anche per questo: l’aumento della produzione di acciaio oltre sei milioni di tonnellate annue, sarà condizionato alla dimostrazione da parte dell’azienda - documentata al ministero dell’Ambiente ed in conformità ai limiti imposti da Arpa Puglia - che le stesse emissioni complessive di polveri dell’impianto non superino i livelli collegati alla produzione a 6 milioni. Per la prima volta è l’azienda che deve dimostrare, preventivamente, che all’aumento della produzione non aumenta l’inquinamento e le criticità nell’impatto sanitario sulla popolazione di Taranto».
Il sindaco, Rinaldo Melucci, parla di buon accordo. Si rammarica solo per l’inutile a perdita di tempo. A proposito dell’ipotesi chiusura dell’Ilva, tuttavia, parla di “strampalate teorie”.
«Chi dice così deve avere il coraggio di dirmi che l’accertamento della legalità è una perdita di tempo. Abbiamo agito come Stato per tutelare l’interesse dei cittadini. Parlare di perdita di tempo è davvero curioso: abbiamo verificato ogni carta e in tre mesi abbiamo fatto quello che i precedenti governi non hanno fatto in 6 anni. Parlare di strampalate teorie è assurdo: l’Anac e l’Avvocatura dello Stato hanno certificato irregolarità nella gara, arrivando ad ipotizzare addirittura l’eccesso di potere».
Lei propone una legge speciale per Taranto. Si aggiungerà a quella approvata in Puglia. Cosa dovrebbe prevedere?
«Il futuro di Taranto sta nella vigilanza e negli investimenti. Di certo non sarà un futuro ostaggio di una sola azienda. La città ha bisogno di una legge speciale per ripartire con una vera riconversione economica, partecipata dai cittadini, che impegnerà il governo nel destinare risorse straordinarie».
Quando sarà a Taranto a parlare ai tarantini?
«Molto presto. Ai tarantini voglio dire che il governo non li abbandonerà e verificherà attentamente e con puntigliosa attenzione il rispetto ed il mantenimento degli impegni presi da Arcelor Mittal soprattutto sul versante ambientale: un percorso che si concluderà quando l’azienda avrà portato a termine tutti gli impegni previsti nell’accordo».
I documenti
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Il governatore
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