Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Di Maio: Taranto mai più ostaggio

Il ministro del lavoro dopo l’accordo tra Arcelor Mittal e sindacati. «Anche l’Arpa chiamata a vigilare» «I bambini non avranno paura dell’Ilva nei wind days. E per la città nuovi investimen­ti»

- di Francesco Strippoli

Il ministro Luigi Di Maio commenta con il Corriere l’intesa sull’Ilva di Taranto che lo ha visto mediatore protagonis­ta tra Arcelor Mittal e sindacati. I 5 Stelle sono stati contestati da chi voleva la chiusura della fabbrica. «Il futuro di Taranto sta nella vigilanza e negli investimen­ti che saranno disposti con una legge speciale. Di certo – prosegue Di Maio – la città non sarà un futuro ostaggio di una sola azienda. I bambini, con questo accordo, non avranno più paura dei wind days (i giorni di vento che provocano lo spolverio dei minerali, ndr). Presto sarò a Taranto a parlare ai tarantini».

Gli elettori tarantini hanno BARI votato in massa per i 5 Stelle, quasi uno su due. Molte di quelle persone si sentono tradite dall’accordo su Ilva, stipulato qualche giorno fa con la mediazione del governo. Speravano nella chiusura della fabbrica, così come era stato promesso tante volte, anche da Beppe Grillo.

Ministro Di Maio siete stati avventati in campagna elettorale? O avete dovuto prendere atto della complicazi­one nell’amministra­re questioni complesse?

«Solo dopo le elezioni abbiamo scoperto che c’era un contratto sottoscrit­to dal precedente governo che si basava su una gara illegittim­a. Una gara che - come ci ha detto l’Avvocatura dello Stato - non si poteva annullare, se non in presenza di un interesse pubblico, concreto e attuale. Come abbiamo detto, abbiamo ereditato un delitto perfetto. L’interesse pubblico non si è verificato in quanto, dopo due anni, non ne sussisteva­no più le condizioni. Per questo abbiamo deciso di raggiunger­e il miglior accordo possibile nelle peggiori condizioni possibili. Ora possiamo parlare di un piano ambientale ambizioso che sarà costanteme­nte controllat­o (grazie a nuovi strumenti che abbiamo inserito nel contratto) e di zero esuberi con il “licenziame­nto” delle norme sul Jobs act».

Lei dice che la gara non si poteva annullare, salvo conflitti giudiziari cospicui. Perché non affrontare, nonostante tutto, quei conflitti?

«Se avessi annullato la gara senza che ricorresse­ro i presuppost­i, l’azienda avrebbe vinto il ricorso al Tar e sarebbe entrata in Ilva, lasciando però a casa quattromil­a persone. Devo dire che l’azienda si è sempre comportata correttame­nte nel corso della procedura. È lo Stato, in passato, a non aver svolto correttame­nte il suo compito. Come l’Avvocatura sottolinea, c’è l’ipotesi di eccesso di potere nella fase dei mancati rilanci che potevano portare a un accordo migliorati­vo, magari con l’altra cordata (Acciaitali­a). Una cordata che nel frattempo si è sciolta. Quindi, secondo la carte, lo ripeto, Arcelor Mittal sarebbe comunque entrata in Ilva il 15 settembre. Nessuno è sopra la legge, nemmeno - e soprattutt­o - un ministro della Repubblica».

Ritiene che il piano concordato sia molto diverso da quello mediato dal suo predecesso­re, Carlo Calenda?

«Il piano è migliorati­vo sotto molti punti di vista, fermo restando che l’accordo raggiunto dal precedente governo non è mai stato firmato, quindi parliamo di un “non accordo” a cui non aveva fatto seguito nemmeno l’intesa sindacale. Oggi possiamo parlare di zero esuberi, introduzio­ne dell’articolo 18, “licenziame­nto” del Jobs act e di un piano ambientale ambizioso che potrà essere sottoposto a continue verifiche».

Qual è l’aspetto che più l’ha convinta ad accettare la mediazione proposta?

«Non dobbiamo parlare di un ministro che accetta o meno, ma di uno Stato che torna a fare l’interesse dei cittadini nel rispetto della legge. Non parlo di una vittoria perché ora inizierà una partita diversa, quella che noi chiamiamo “fiato sul collo”. Sono stati, per la prima volta, fissati i tempi intermedi per la copertura dei parchi-minerali. Entro aprile 2019 sarà coperto il 50% del parco più vicino alla città e la struttura realizzata dovrà coprire la parte più impattante per il quartiere Tamburi: prima del settembre 2019, i bambini di Tamburi potranno andare a scuola senza timore dei wind days. Grazie a questo e all’obbligo della presentazi­one della documentaz­ione al ministero dell’Am- biente, il governo si è dotato di due nuovi strumenti per vigilare sul rispetto degli obblighi dell’azienda».

Il presidente della Puglia, Emiliano, dice che “senza garanzie sulla salute dei tarantini” non darà l’assenso al piano ambientale. Cosa risponde?

«Io vengo dalla Terra dei Fuochi, la mia famiglia vive ancora lì. Nessuno può dire che io non capisca questo problema o non sia sensibile al tema. Abbiamo spinto il più possibile sull’accordo ambientale anche per questo: l’aumento della produzione di acciaio oltre sei milioni di tonnellate annue, sarà condiziona­to alla dimostrazi­one da parte dell’azienda - documentat­a al ministero dell’Ambiente ed in conformità ai limiti imposti da Arpa Puglia - che le stesse emissioni complessiv­e di polveri dell’impianto non superino i livelli collegati alla produzione a 6 milioni. Per la prima volta è l’azienda che deve dimostrare, preventiva­mente, che all’aumento della produzione non aumenta l’inquinamen­to e le criticità nell’impatto sanitario sulla popolazion­e di Taranto».

Il sindaco, Rinaldo Melucci, parla di buon accordo. Si rammarica solo per l’inutile a perdita di tempo. A proposito dell’ipotesi chiusura dell’Ilva, tuttavia, parla di “strampalat­e teorie”.

«Chi dice così deve avere il coraggio di dirmi che l’accertamen­to della legalità è una perdita di tempo. Abbiamo agito come Stato per tutelare l’interesse dei cittadini. Parlare di perdita di tempo è davvero curioso: abbiamo verificato ogni carta e in tre mesi abbiamo fatto quello che i precedenti governi non hanno fatto in 6 anni. Parlare di strampalat­e teorie è assurdo: l’Anac e l’Avvocatura dello Stato hanno certificat­o irregolari­tà nella gara, arrivando ad ipotizzare addirittur­a l’eccesso di potere».

Lei propone una legge speciale per Taranto. Si aggiungerà a quella approvata in Puglia. Cosa dovrebbe prevedere?

«Il futuro di Taranto sta nella vigilanza e negli investimen­ti. Di certo non sarà un futuro ostaggio di una sola azienda. La città ha bisogno di una legge speciale per ripartire con una vera riconversi­one economica, partecipat­a dai cittadini, che impegnerà il governo nel destinare risorse straordina­rie».

Quando sarà a Taranto a parlare ai tarantini?

«Molto presto. Ai tarantini voglio dire che il governo non li abbandoner­à e verificher­à attentamen­te e con puntiglios­a attenzione il rispetto ed il mantenimen­to degli impegni presi da Arcelor Mittal soprattutt­o sul versante ambientale: un percorso che si concluderà quando l’azienda avrà portato a termine tutti gli impegni previsti nell’accordo».

I documenti

Le promesse di chiusura? Solo dopo la campagna elettorale abbiamo scoperto carte e vincoli

Il governator­e

Emiliano vuole garanzie? Vigilerà il ministero e anche l’Arpa. Assurde le parole del sindaco

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