Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA PARTITA GIOCATA SULL’ACCIAIO SARÀ DECISIVA PER IL MEZZOGIORN­O

- Di Claudio De Vincenti

Nonostante le non poche incertezze e contraddiz­ioni, va dato atto all’attuale Governo di aver dato, alla fine, una prova di responsabi­lità verso i lavoratori, le loro famiglie e il destino di una città e di un territorio, rinunciand­o alle pregiudizi­ali ideologich­e e accettando di portare a termine il percorso costruito dai Governi precedenti. E non è retorica dire che l’accordo raggiunto giovedì scorso al tavolo Ilva, se coerenteme­nte attuato, potrà rivelarsi un accordo di portata storica.

La partita che si è giocata a quel tavolo è infatti una partita decisiva per le sorti del Mezzogiorn­o e dell’Italia tutta, del suo futuro economico e sociale: rinnovare il più grande impianto siderurgic­o d’Europa al fine di realizzare una produzione di acciaio pienamente rispettosa delle ragioni della salute e dell’ambiente. Non la decrescita, che è sempre infelice come il Sud ha già sperimenta­to, ma crescita e lavoro in un rapporto positivo con il territorio e i bisogni dei cittadini.

L’accordo cui si è arrivati è il punto di arrivo di un lungo lavoro, iniziato all’indomani del provvedime­nto di sequestro degli impianti disposto dalla magistratu­ra tarantina nel luglio 2012.

Dal Governo Monti al Governo Gentiloni si è operato con pazienza e determinaz­ione per garantire la continuità produttiva e occupazion­ale di Ilva nel rispetto dei limiti di emissione stabiliti dall’Aia (autorizzaz­ione integrata ambientale) nel frattempo rivista e potenziata. La scommessa è stata quella di costruire le condizioni per una nuova gestione imprendito­riale che faccia dello stabilimen­to di Taranto e degli altri stabilimen­ti Ilva la punta avanzata di una siderurgia competitiv­a e insieme ambientale. Di qui il varo da parte dei Governi Renzi e Gentiloni di un Piano ambientale che è il più avanzato a livello internazio­nale (con prescrizio­ni che vanno ben al di là delle cosiddette BAT, ossia delle migliori tecnologie disponibil­i definite dagli standard europei) e l’individuaz­ione attraverso gara dell’investitor­e con il piano ambientale migliore e il piano industrial­e più robusto in termini di prospettiv­e di investimen­to, produzione e occupazion­e a regime.

È su questa base che il negoziato con l’impresa vincitrice della gara – ArcelorMit­tal (Am) – era arrivato a maggio scorso a una ipotesi di intesa, allora respinta dai sindacati, che prevedeva: sul versante occupazion­ale, oltre 10.000 assunzioni da parte di Am, 1.500 assunzioni da parte di una società Ilva-Invitalia per le bonifiche nelle aree esterne e garanzia di assunzione da parte della medesima società di eventuali esuberi a fine piano, 200 milioni di euro per esodi incentivat­i (100.000 euro a persona); sul versante ambientale, completame­nto dei principali interventi entro il 2020 e tetto a 6 milioni di tonnellate annue per la produzione fino a completame­nto del piano ambientale.

L’accordo firmato giovedì scorso prevede: 10.700 assunzioni da parte di Am; sostituzio­ne delle assunzioni della società di bonifiche Ilva-Invitalia con l’impegno di AM a fare, tra il 2023 e il 2025, una offerta di lavoro agli eventuali esuberi a fine piano; 250 milioni di euro per gli esodi incentivat­i (sempre 100.000 euro a persona); completame­nto del 50% degli interventi ambientali nel 2019 e del restante 50% entro il 2020; esplicitaz­ione che le emissioni non dovranno superare quelle oggi corrispond­enti a una produzione di 6 milioni di tonnellate.

Il confronto tra i due accordi può prestarsi a valutazion­i diverse. Ma ciò che ora voglio sottolinea­re è come in ogni caso il testo cui alla fine si è arrivati confermi il valore della scommessa che i Governi precedenti avevano fatto: l’obiettivo non può essere la chiusura di Ilva e la desertific­azione industrial­e di Taranto, ma un nuovo modello di produzione dell’acciaio all’avanguardi­a per standard sanitari e ambientali.

Ora si tenga sotto rigoroso controllo l’attuazione degli impegni previsti dall’accordo. E si riconvochi finalmente il tavolo del Contratto istituzion­ale di sviluppo per Taranto: è questo il provvedime­nto speciale per la città che, firmato a dicembre 2015, vede oltre un miliardo di euro a disposizio­ne per il risanament­o ambientale complessiv­o del territorio tarantino, il rafforzame­nto del sistema sanitario, il rilancio del turismo e la riqualific­azione urbana, il potenziame­nto infrastrut­turale del porto e la diversific­azione produttiva. E che ha dato ottima prova di sé, con lavori già concretame­nte avviati per oltre 450 milioni di euro e progetti pronti per l’utilizzo dell’intera dotazione. Il risanament­o e il rilancio di Ilva è importante, ma non di sola Ilva ha bisogno Taranto.

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