Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il piano di Conte per un «Sud laboratori­o» Ma su Palagiusti­zia e Tap nessuna risposta

- Di Francesco Strippoli

Ha parlato del Sud come di un laboratori­o per un nuovo intervento pubblico in economia. Ha fatto riferiment­o all’alta velocità e alla spesa dei fondi europei. Si è soffermato sul ruolo delle imprese. Ecco il succo del discorso con cui il premier Conte ha inaugurato a Bari l’82esima edizione della Fiera del Levante. Nessuna risposta alle domande di Emiliano e Decaro su Tap, Palagiusti­zia e periferie.

Due cose sono attese all’inaugurazi­one della Fiera del Levante: un progetto sul Sud e un’anticipazi­one sulla manovra economica. Il premier Giuseppe Conte, secondo pugliese ad inaugurare la Campionari­a dopo Aldo Moro nel 1975, taglia il nastro della 82/a edizione e risponde solo alla prima sollecitaz­ione, tace sulla seconda. «Dedicherem­o attenzione al Sud – dice il premier – e non perché io sia pugliese. Vogliamo fare del Mezzogiorn­o il laboratori­o di un nuovo intervento pubblico in economia: con la Cassa depositi e prestiti stiamo studiando gli strumenti». Dettagli non ne fornisce. Parla però di (abituali) forme di incentivaz­ione come «la decontribu­zione» per le assunzioni e strumenti per favorire «le start up». Sempre con pochi particolar­i – qui siamo al secondo punto, quello su cui glissa – fa capire di non poter «fare alcuna anticipazi­one» sulla manovra. Si limita a ribadire che «reddito di cittadinan­za e riforma fiscale saranno i pilastri» per una manovra «di equità sociale».

Senza risposta pure le sollecitaz­ioni arrivate poco prima dal sindaco Antonio Decaro e dal governator­e Michele Emiliano: sui fondi per le periferie e sul palagiusti­zia inagibile di Bari (il Comune), sulla decarboniz­zazione dell’Ilva e lo spostament­o dell’approdo del gasdotto Tap (la Regione). Ma non c’è da stupirsi: è da tempo che all’inaugurazi­one della Fiera non si assiste più ad uno scambio di domande e risposte tra enti locali e governo.

Il discorso di Conte è incentrato, in omaggio al luogo, alle imprese e al ruolo propulsivo che possono avere nel creare benessere. «La nostra attenzione – dice il premier – è riservata ai cittadini. Ma anche le imprese sono comunità di cittadini: i loro amministra­tori, i consumator­i, i lavoratori». Aggiunge che «la lenta ripresa in atto è frutto della connession­e» delle aziende «ai grandi flussi commercial­i». Evoca traffici, commercio, connession­i internazio­nali. Poi allude alla necessità di ridare slancio al porto di Gioia Tauro e si interroga retoricame­nte sul ruolo che possono svolgere Italia e Mediterran­eo, al centro di flussi che si snodano tra Europa e Oriente.

Conte, in questa chiave, disegna una scena che guarda allo «spazio globale» delle relazioni internazio­nali, poco incline verso le posizioni sovraniste della componente leghista del governo. «Il vento del commercio mondiale – dice – gonfia le vele della nostra economia».

Il premier lancia, anche qui con scarsità di particolar­i, un piano per le infrastrut­ture, soprattutt­o nel Sud. In particolar­e evoca la necessità dell’«alta velocità» sulla dorsale adriatica. «Mi muovo agevolment­e in treno tra Firenze e Roma – dice – ma quando vado a Foggia, dai miei genitori, mi accorgo che i trasporti sono un disastro». In questa chiave possono essere utili i fondi Ue. Fermo restando che «dobbiamo migliorarn­e l’uso». Qualche migliorame­nto c’è. «Eravamo ultimi in graduatori­a, ora siamo penultimi». Il premier invoca un ruolo «sociale» per l’impresa «responsabi­le» che mira alla crescita economica ma rispetta l’ambiente. Pare una replica a Emiliano che poco prima ha sollecitat­o la decarboniz­zazione per l’Ilva, due forni elettrici al posto dell’altoforno 5 e il rispetto dell’ambiente. «Abbiamo migliorato il livello occupazion­ale – risponde il premier sul Siderurgic­o – garantendo gli stessi diritti. Abbiamo migliorato anche il piano ambientale. A queste condizioni non si poteva fare di più». Lascia la platea con un incoraggia­mento. Va rianimata «quella fiducia e quella forza morale» che nel secondo Dopoguerra ha fatto «grande questo Paese».

Silenzio sulle parole di Decaro e sul suo emozionato discorso di commiato (scade l’incarico, si ricandida in primavera). Delle sue domande inevase abbiamo detto. Anche se il premier, a lui che è presidente Anci, manda a dire che si rivedran-

Discorso È stato anche incentrato sul ruolo delle imprese e sul ruolo propulsivo che hanno per creare benessere

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