Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Fibromialgia, un fenomeno in crescita
Difficile da diagnosticare, non c’è una terapia unica. Ma dalla ricerca arrivano importanti novità In Europa colpisce oltre 14 milioni di persone e gli esperti prevedono un aumento esponenziale. In Italia ne soffre tra il 3 e il 5% della popolazione
Secondo le statistiche, ne soffre tra il 3 e il 5% della popolazione italiana, oltre 14 milioni di persone in tutta Europa. Le più colpite sono le donne, con sintomi che spesso vengono confusi con la depressione, l’isteria e i disturbi della personalità. È la Fibromialgia, la malattia emergente di cui si prevede un aumento esponenziale nei prossimi anni. Classificata come sindrome cronica, la Fibromialgia è una patologia spesso invalidante che colpisce il sistema nervoso centrale, in particolare la regione ipotalamica e ippocampale, dove si riscontrano anomalie a carico dei recettori del dolore, determinando un dolore diffuso ai muscoli, i tendini e le fasce muscolari con rigidità muscolare. A questo si accompagnano affaticamento, depressione, disturbi del sonno, mal di testa e una serie di altri sintomi. «Troppo spesso, però, vengono considerati isolatamente, fuori del contesto della malattia, rendendo la diagnosi più difficile o, addirittura, impossibile» dice il professor Giovanni D’attoma (nella foto sotto), neuropsichiatra e psicoterapeuta. I dolori riferiti alla Fibromialgia possono colpire tutto il corpo umano, dalla testa ai piedi.
«A volte - spiega il professor D’attoma - iniziano subdolarmente uno alla volta e via via, magari anche dopo alcuni anni, la malattia mostra il suo vero volto; mentre altre volte insorgono tutti insieme, quasi da un giorno all’altro». Altri disturbi legati alla fibromialgia sono le alterazioni delle percezioni: i fibromialgici non hanno una normale percezione della temperatura, del caldo e del freddo anche a livello periferico; possono provare fastidio agli occhi ad una normale illuminazione, i suoni ad un livello di ascolto normale possono risultare per loro assai disturbanti, così come disturbanti possono essere normali profumi o i gusti dei cibi. E poi i disturbi gastrointestinali, dalla gastrite alla sindrome del colon irritabile, con una digestione spesso lenta e l’alveo irregolare; le alterazioni dell’equilibrio, con vertigini, acufeni e ronzii auricolari; tachicardia con cardiopalmo, dolori intercostali, perdita di memoria e concentrazione, confusione mentale e allergie o intolleranze multiple. E ci sono anche molti casi di dismenorrea, vaginismo e dispareunia: i rapporti sessuali per le donne fibromialgiche sono spesso molto dolorosi, e per questo esse tendono a evitarli, con conseguenti ripercussioni negative sulla loro femminilità e autostima. Ma quali sono le cause di questa malattia? «Non sono ancora state accertate - dice il professor D’attoma - sebbene s’ipotizzino condizioni psicologiche, traumi fisici, infezioni virali o vaccinazioni pregresse ipersensibilità a sostanze chimiche e fattori genetici. Da alcune ricerche - prosegue lo specialista - emerge come la chiave per comprendere la Fibromialgia si trovi nel cervello, dove risulta alterata l’attività di alcuni recettori oppioidi che hanno la funzione di modulare la sensazione del dolore, determinando un’esagerata sensazione di dolore ed iperalgesia ,che rappresenta il sintomo più importante di questa malattia. Altri autori - riprende il professore - segnalano una disfunzione mitocondriale, altri ancora una anomalia metabolica, associata alla esposizione allo stress cronico». Anche sulla terapia è aperta la discussione scientifica. Attualmente, non esistono farmaci specifici per la Fibromialgia, per cui si punta principalmente alla diminuzione della componente dolorosa e dell’insonnia. Ad esempio, gli antinfiammatori non steroidei (FANS) non offrono grandi risultati, ma si usano molto diffusamente, aggravando probabilmente la malattia. E gli ansiolitici non sembrano avere alcune effetto sulla percezione del dolore, dando spazio all’uso degli antidepressivi.
Nel campo della medicina omeopatica, i rimedi maggiormente usati sono l’arnica e il Rhus Toxicodendron, sebbene i rimedi omeopatici siano in genere tanto ricercati dai malati di Fibromialgia, quanto inefficaci. Per quanto riguarda le terapie fisiche, si segnalano la stimolazione elettrica transcutanea (TENS), la ionoforesi, i massaggi shiatsu, ma i risultati sono assai dubbi. Per quanto riguarda i massaggi, in generale, bisogna stare attenti che le manipolazioni non peggiorino il dolore. L’unica terapia realmente efficace risulterebbe al momento la Tens. Ci sono poi la ginnastica. Alcuni esercizi, comunque blandi, possono infatti aiutare a gestire meglio il dolore, non riducendolo, bensì “ingannando” il cervello: Il tai chi chuan, composto da movimenti lenti e fluidi, sembra essere una delle migliori attività. C’è anche chi prova a guarire con l’agopuntura: alcuni ne trovano beneficio, altri addirittura accusano peggioramenti. E poi ci sono le terapie alternative, come il reiki o la pranoterapia. «Anche se molti vi ricorrono - osserva il professor D’attoma - i risultati sono scientificamente assai dubbi. Nel nostro Centro specialistico di Ostuni - continua lo specialista - utilizziamo pochi farmaci, privilegiando l’associazione di un antidolorifico, un antidepressivo e un antiepilettico e la psicoterapia neurobiologica svolge un ruolo di particolare importanza. L’utilizzo del Tms (transcranic magnetic stimulation) - conclude il professor D’attoma rappresenta l’arma utilizzata in molti Centri all’estero e in Italia, compreso il nostro, con risultati incoraggianti ed una letteratura scientifica favorevole».
I sintomi, apparentemente inspiegabili, possono essere tanti: dai dolori in tutto il corpo ai problemi gastrointestinali
A volte i dolori iniziano subdolamente, uno alla volta; altre volte insorgono tutti insieme, quasi da un giorno all'altro
Risponde il dottor Marcello Bellacicca, direttore sanitario del centro di radiologia ed ecografia “Aemmegi srl”, a Valenzano.
«Caro Andrea, direi che devi fare un check in generale, facendo le analisi del sangue di routine e una ecografia dell’addome. Le ipotesi diagnostiche possono essere varie, dalla colite ai calcoli. Esegui questi esami e, se il fastidio continua, consulta un gastroenterologo».