Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL VENTO PUGLIESE CHE SFERZA IL SUD
Puglia promossa, Campania rimandata sulla spesa dei fondi europei. Ma per chi non si appassiona a queste classifiche si tratta di andare a fondo e capire perché alcune regioni non riescano a utilizzare fino all’ultimo euro i tanti soldi che Bruxelles stanzia per le zone meno sviluppate. La verità è che finora nel Sud le politiche di coesione non hanno centrato gli obiettivi, così come è successo nel resto dell’Europa.
L’interrogativo è: che fare per superare questa fase di stallo? Alcuni mesi fa Michele Emiliano, a un summit a Napoli di tutti i presidenti delle Regioni meridionali, confessò una cosa decisiva per comprendere il fenomeno: in Puglia negli uffici che si occupano di fondi europei sono stati inseriti, seppur precari per il blocco del turnover, giovani capaci, motivati e professionalmente preparati, in grado di fare progetti adeguati, di seguirne l’iter, di controllare la realizzazione delle opere finanziate e così via. Ciò che troppo spesso la vecchia guardia burocratica dei pachidermici enti regionali non ha né la voglia, né è in grado di fare, non vantando le competenze specifiche. Un paradosso, forse, ma è proprio così: quando Vincenzo De Luca lancia un piano di massicce assunzioni nella pubblica amministrazione meridionale, al di là della possibile volontà di fagocitare consensi elettorali, non è lontano dal vero. In alcuni ambiti, in specifici settori, giovani con le menti aperte e moderne, che conoscono le lingue, capaci di dialogare da pari a pari con gli euroburocrati di Bruxelles, affiancati da altri che siano in grado di mettere a punto in tempi rapidi progetti di spesa, immetterebbero aria fresca nelle stanze da troppo tempo chiuse a ogni vento innovativo.
La Puglia ha provato a farlo, pur tra le mille difficoltà burocratiche e sindacali con le quali si è dovuto scontrare il governatore, e il risultato si sta vedendo. Perché allora non cogliere l’opportunità di un Documento di Economia di Finanza che apre a una manovra espansiva, per favorire un ricambio intelligente nei quadri delle pubbliche amministrazioni meridionali? Regionali, certo, ma anche comunali. Dopo che è fallito il tentativo di calare dall’alto una tecnostruttura, come l’Agenzia della Coesione, che aiutasse il Sud a superare nodi e pastoie, si potrebbe tentare, sulla scia dell’esperienza pugliese, la strada di rafforzarle e professionalizzarle al loro interno. Troppi italiani non si rendono conto dell’importanza di questi soldi, che servono per costruire strade, ferrovie, per aiutare le imprese, per stimolare ricerca e innovazione, per creare opportunità di lavoro. E che non sono un regalo di Bruxelles ma provengono dalle tasche dei cittadini, in quanto l’Italia è un contributore netto dell’Unione.