Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL CAMBIAMENTO SENZA CRESCITA
La “manovra del popolo” ha superato il primo scoglio, con il sì dei diarchi Salvini-Di Maio al rapporto deficit-Pil al 2,4% per tre anni. Che significa la disponibilità di utilizzare una trentina di miliardi di flessibilità (altri debiti) per i punti salienti dell’accordo di governo. La crescita dello spread, il calo della Borsa, i malumori di Bruxelles rappresentano variabili di contesto con cui il Paese dovrà fare i conti. A maggiore ragione li dovrà fare il Mezzogiorno dinanzi a una proposta che da un lato accontenta la platea elettorale della Lega, con l’avvio di una parziale flat tax, il condono fiscale, con il primo sfondamento della Fornero, e dall’altro consente al M5S di cercare di realizzare la promessa del reddito di cittadinanza.
La ministra Lezzi dovrà sgomitare non poco per trovare i fondi per le proposte presentate negli ultimi mesi: un terzo degli investimenti al Sud, in rapporto alla popolazione (sarebbero 2 miliardi), il progetto “Resto al Sud”, sgravi per nuovo assunzioni. Nel Def si punta a redistribuire un po’ di denaro (lo aveva fatto Renzi con gli 80 euro, e si è visto come è finita), ma non sembra che le misure adottate innestino il processo dello sviluppo. E un cambiamento senza crescita è un ossimoro. La matematica è cattiva: 12,5 miliardi per bloccare l’aumento dell’Iva, 6-8 miliardi per le pensioni, 10 per il reddito di cittadinanza, 1,5 miliardi per la flat tax per le partite Iva, 1,5 miliardi per i risparmiatori falcidiati dal crac delle banche. Per gli investimenti al Sud cosa rimane?
Il reddito di cittadinanza, senza la riforma dei centri per l’impiego (gli esperti dicono che per rilanciarli ci vorrà più di un anno) rischia di rimanere una mera misura assistenziale. È questo il destino che l’alleanza gialloverde riserva al Mezzogiorno? Un po’ poco per una manovra palingenetica che promette l’abolizione della povertà (in 2.000 anni non ci ha pensato nessuno).
Il Sud sperava e spera ancora che il “governo del cambiamento” investa fondi su scuola, istruzione, innovazione, trasporti. E di qualche giorno fa la classifica delle università migliori al mondo. Quelle del Sud sono pochissime: Napoli è tra le prime 350, l’Università di Bari e il Politecnico tra le prime 500. Finora il Def su questi capitoli, vitali per il Sud, dice poco, per usare un eufemismo. Il primo round per il Mezzogiorno è andato male. Il governo appare, direbbero De Rita e Galdo, privo di una dimensione del futuro (”Prigionieri del presente”, Einaudi). Ma forse Di Maio e Salvini hanno fatto propria l’ironia di Keynes: «Il lungo termine è una guida fallace per gli affari correnti. Nel lungo termine siamo tutti morti».