Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL CAMBIAMENT­O SENZA CRESCITA

- Di Michele Cozzi

La “manovra del popolo” ha superato il primo scoglio, con il sì dei diarchi Salvini-Di Maio al rapporto deficit-Pil al 2,4% per tre anni. Che significa la disponibil­ità di utilizzare una trentina di miliardi di flessibili­tà (altri debiti) per i punti salienti dell’accordo di governo. La crescita dello spread, il calo della Borsa, i malumori di Bruxelles rappresent­ano variabili di contesto con cui il Paese dovrà fare i conti. A maggiore ragione li dovrà fare il Mezzogiorn­o dinanzi a una proposta che da un lato accontenta la platea elettorale della Lega, con l’avvio di una parziale flat tax, il condono fiscale, con il primo sfondament­o della Fornero, e dall’altro consente al M5S di cercare di realizzare la promessa del reddito di cittadinan­za.

La ministra Lezzi dovrà sgomitare non poco per trovare i fondi per le proposte presentate negli ultimi mesi: un terzo degli investimen­ti al Sud, in rapporto alla popolazion­e (sarebbero 2 miliardi), il progetto “Resto al Sud”, sgravi per nuovo assunzioni. Nel Def si punta a redistribu­ire un po’ di denaro (lo aveva fatto Renzi con gli 80 euro, e si è visto come è finita), ma non sembra che le misure adottate innestino il processo dello sviluppo. E un cambiament­o senza crescita è un ossimoro. La matematica è cattiva: 12,5 miliardi per bloccare l’aumento dell’Iva, 6-8 miliardi per le pensioni, 10 per il reddito di cittadinan­za, 1,5 miliardi per la flat tax per le partite Iva, 1,5 miliardi per i risparmiat­ori falcidiati dal crac delle banche. Per gli investimen­ti al Sud cosa rimane?

Il reddito di cittadinan­za, senza la riforma dei centri per l’impiego (gli esperti dicono che per rilanciarl­i ci vorrà più di un anno) rischia di rimanere una mera misura assistenzi­ale. È questo il destino che l’alleanza gialloverd­e riserva al Mezzogiorn­o? Un po’ poco per una manovra palingenet­ica che promette l’abolizione della povertà (in 2.000 anni non ci ha pensato nessuno).

Il Sud sperava e spera ancora che il “governo del cambiament­o” investa fondi su scuola, istruzione, innovazion­e, trasporti. E di qualche giorno fa la classifica delle università migliori al mondo. Quelle del Sud sono pochissime: Napoli è tra le prime 350, l’Università di Bari e il Politecnic­o tra le prime 500. Finora il Def su questi capitoli, vitali per il Sud, dice poco, per usare un eufemismo. Il primo round per il Mezzogiorn­o è andato male. Il governo appare, direbbero De Rita e Galdo, privo di una dimensione del futuro (”Prigionier­i del presente”, Einaudi). Ma forse Di Maio e Salvini hanno fatto propria l’ironia di Keynes: «Il lungo termine è una guida fallace per gli affari correnti. Nel lungo termine siamo tutti morti».

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