Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Di Maio «duplica» il Red Ora i fondi per i poveri andranno alla formazione Uffici collocamen­to in tilt

- Vito Fatiguso

Alla fine arriva il reddito di cittadinan­za targato Luigi Di Maio. E in attesa di capire come sarà articolato (ovvero se la misura tanto voluta dal popolo pentastell­ato premierà chi resterà steso sul divano o chi vuole realmente una chance di rilancio) c’è una certezza: il Red, lo strumento ideato dalla giunta Emiliano per contrastar­e la povertà, sarà messo nel cassetto. Infatti, il Rei (reddito di inclusione di origine statale), come annunciato dallo stesso governo, sarà abolito e la dotazione finanziari­a transiterà nel reddito di dignità, mentre per il Red (che attinge ai fondi comunitari) si pone il problema del «doppione». Quindi, per evitare sovrapposi­zioni sarà staccata la spina. La bandiera di Emiliano, in sostanza, sarà traslata sulla barca del vicepremie­r Di Maio. Ciò che resta è la dotazione dei fondi che sarà utilizzata per altre misure: si tratta di circa 35 milioni tra bilancio autonomo e Fse. L’idea della Regione è di imdel piegarli nel capitolo della formazione continua (le cui risorse stanno terminando) e in quello dedicato alla formazione in campo sanitario. Ma la novità del governo giallo-verde accende anche un faro sullo stato sull’Arpal (Agenzia regionale per le politiche attive lavoro). La procedura per arrivare a un minimo di funzioname­nto è ancora allo stato iniziale. L’Arpal (a luglio scorso è stato nominato il commissari­o straordina­rio Vito Pinto) ha sostanzial­mente riunito i centri territoria­li per l’impiego che facevano

capo alle province. Ora nei 44 centri lavorano 361 dipendenti diretti e altri 270 sono formatori esterni. C’è ancora un vuoto rispetto alle esigenze pari a 150 unità.

Ma il problema vero è che la macchina amministra­tiva è tutta da riformare. A partire dall’omologazio­ne delle procedure di lavoro che cambiano a seconda dei vari uffici di collocamen­to. Entro dicembre la Regione conta di concludere la formazione dei dipendenti. Ma poi si pone anche il problema dei sistemi informatic­i e soprattutt­o del raccordo con il mondo dell’occupazion­e. Perché senza la creazione di posti di lavoro il collocamen­to ha poco senso.

Risparmi La misura della Regione costava 35 milioni all’anno che ora saranno utilizzati per altri scopi

L’agenzia L’Arpal conta 44 centri in cui lavorano 361 unità Sono da riformare per il nuovo ruolo

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Un’immagine di Porta Futuro, dove tanta gente arriva alla ricerca di lavoro

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