Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La displasia congenita delle anche

La Puglia è tra le regioni con la più alta incidenza della malformazi­one La diagnosi precoce aumenta le possibilit­à di correggerl­a efficaceme­nte

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Secondo le statistich­e mediche, la Puglia è una delle regioni italiane con la più alta incidenza di displasia congenita delle anche, nota anche come lussazione congenita. In altre zone, come ad esempio la Sicilia e la Sardegna, la stessa patologia è quasi del tutto sconosciut­a. Si tratta di un ritardo nello sviluppo dell’articolazi­one dell’anca nel corso della vita intrauteri­na e dei primi giorni di vita extrauteri­na. «Fino a qualche anno fa, nei casi dubbi si eseguiva la radiografi­a del bacino - dice il dottor Marcello Bellacicca (nella foto), direttore sanitario del centro di radiologia ed ecografia “Aemmegi srl”, a Valenzano - ma questo esame era in grado di mostrare segni di patologia solo tardivamen­te, cioè quando ormai era troppo tardi per poter avviare una terapia efficace. Allo stato attuale dell’arte - aggiunge l’esperto radiologo - la metodica di elezione per lo studio nella displasia congenita dell’anca è l’ecografia».

Questo tipo di esame può essere eseguito fin dal primo giorno di vita del bambino e con un alto indice di affidabili­tà. «L’ecografia delle anche - spiega il dottor Bellacicca - studia la morfologia dell’articolazi­one prima che si realizzi l’ossificazi­one della cartilagin­e, il che consente di individuar­e e iniziare l’eventuale terapia in una fase in cui è ancora possibile modificare le caratteris­tiche della articolazi­one. Al contrario - prosegue lo specialist­a - una volta che si realizza la calcificaz­ione della cartilagin­e, non è più possibile modificare alcunché». Il controllo ecografico delle anche può essere eseguito fin dal primo giorno di vita ma, in genere, viene eseguito entro il secondo mese di vita del lattante. L’attrezzatu­ra necessaria per eseguire quest’esame consiste l’ecografo di fascia media con sonda lineare ad alta frequenza oltre, ovviamente, ad uno specialist­a radiologo competente in materia.

«Tutti i bambini devono essere sottoposti a quest’esame - sottolinea il dottor Bellacicca perché l’incidenza può arrivare normalment­e fino al 2,5% dei nati. E’importante la tempistica - aggiunge l’esperto radiologo in quanto una diagnosi precoce consente di avviare quanto prima la terapia. Prima si interviene - conclude il dottor Bellacicca - e maggiori sono le possibilit­à di un ritorno alla perfetta normalità dell’articolazi­one». Da quando è stato introdotto lo screening con l’ecografia, non è più necessario eseguire l’esame radiologic­o che, comunque, dà informazio­ni sulla eventuale presenza di patologie soltanto quando ormai è troppo tardi, Perciò, allo stato dell’arte, l’esame radiologic­o viene riservato soltanto in caso di accertata patologia. Ma quali sono i presidi terapeutic­i per far sì che l’anca ritorni alla sua normale morfologia?

«La più semplice forma di terapia - risponde il dottor Bellacicca - è applicare il doppio «Caro professor D’attoma, sono mamma di un ragazzo di 24 anni, studente universita­rio, in trattament­o da tre anni per una serie di disturbi che, in parte, erano iniziati ai 18 anni, quando manifestav­a molta impulsivit­à e difficoltà nei rapporti con gli amici. Uno psichiatra gli consigliò un ansiolitic­o, che non ridimensio­nò affatto tali disturbi; successiva­mente ha fatto due anni di psicoterap­ia, ma senza risultati apprezzabi­li. Negli ultimi due anni, mio figlio è peggiorato e una sera ha tentato il suicidio. Salvato per tempo, è diventato spericolat­o alla guida e ancor più irritabile, impulsivo e ansioso, con un senso di vuoto e alterazion­e della sua identità. Da qualche giorno, infine, è convinto di essere perseguita­to da tutti, preferisce mangiare da solo, temendo un pannolino, che permette di mantenere le gambine del bambino divaricate, permettend­o così all’articolazi­one dell’anca di modellarsi correttame­nte. Qualora il difetto sia poco più che lieve - prosegue lo specialist­a - potrà essere invece impiegata la mutandina Jo oppure, eventualme­nte, il divaricato­re. La terapia - conclude - deve essere continuata fino al ritorno alla normalità della articolazi­one».

Il consiglio del radiologo è di eseguire il prima possibile ecografia delle anche ed, eventualme­nte, fare nella stessa seduta anche il controllo dei reni. «Con questi due semplici esami - riprende il dottor Bellacicca possiamo garantire la normalità dell’articolazi­one delle anche e delle vie urinarie lungo tutto il loro decorso e possiamo certificar­e la presenza di entrambi i reni e il corretto passaggio dell’urina fino alla vescica». Eliminare, quindi, o quantomeno diminuire l’incidenza di patologie dell’apparato urinario ed osteoartic­olare garantireb­be non soltanto una migliore qualità di vita, ma rappresent­erebbe anche un significat­ivo risparmio per la comunità, diminuendo i costi sociali di eventuali patologie invalidant­i. «Mi preme comunque ribadire - conclude il dottor Bellacicca che questa metodica necessita di medici specialist­i esperti e non può essere eseguita senza il necessario training».

Se si interviene prima che si realizzi l’ossificazi­one della cartilagin­e, si possono modificare le caratteris­tiche dell’articolazi­one

Una volta che la cartilagin­e è calcificat­a, invece, è troppo tardi e non si può più modificare nulla

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