Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il sindacalis­ta non si stupisce «È l’età giusta per cambiare»

Il numero uno della Uilm: «Non credo a fughe da Arcelor Mittal A Taranto mi riempiono di compliment­i per l’accordo siglato»

- Vito Fatiguso

«Nelle grandi fabbriche, e soprattutt­o in una realtà come l’Ilva, il turnover avviene spesso sulle fasce d’età dei lavoratori più giovani. Questa tendenza non mi sorprende: forse i giovani hanno più forza e occasioni per rimettersi in gioco». Rocco Palombella, è il numero uno dei metalmecca­nici della Uil. Ma è anche un tarantino che ha seguito la vertenza del più grande siderurgic­o d’Europa sin dall’inizio. Dopo l’accordo stretto con ArcelorMit­tal si passa all’attuazione delle misure concordate.

Palombella, iniziano le prime consultazi­oni per individuar­e i lavoratori disponibil­i all’esodo incentivat­o. Interessa particolar­mente agli under 45. I «giovani» scappano, mentre i «vecchi» restano.

«Che dire. Non è una novità perché l’Ilva è una grande fabbrica e registra un turnover soprattutt­o nei lavoratori più giovani. Sono loro che hanno più chance».

In che senso?

«Possono raccoglier­e la sfida di una nuova vita profession­ale. Chi invece è ancora lontano dall’età di pensioname­nto e troppo vecchio per cambiare lavoro preferisce restare in servizio».

Stesso discorso vale anche per chi vuole restare negli organici della società in amministra­zione straordina­ria?

«Questo mi risulta un po’ strano perché i lavoratori che incontro mi dicono altro. Spingono per essere inclusi nella lista dei dipendenti di ArcelorMit­tal».

Forse l’idea di poter usufruire del trattament­o di cassa integrazio­ne per altri cinque anni, fino al 2023, può far gola.

«Non credo. Passare ad ArcelorMit­tal significa essere assunti in una società che ha un futuro e che gestirà l’impianto nei prossimi anni. Non credo ci siano operai che vogliano abbandonar­e Ilva. Perché lo stiamo vedendo sui ta- voli di confronto».

Ci faccia un esempio. «Siamo nella fase in cui si stanno fissando gli organici. Il management sta procedendo nel riconferma­re chi è collocato agli impianti tecnologic­i. Ma quando si discute manutenzio­ni la discussion­e diventa particolar­mente animata. Questo significa che c’è la volontà di non restare a terra. E poi basta considerar­e i numeri: su 10.200 unità di Taranto ne saranno confermate 8.700. Il resto sarà sudgoglios­o diviso tra esodi e lavoro nella società in amministra­zione straordina­ria».

Alla fine la Uilm, che rappresent­a la gran parte dei lavoratori Ilva, ha avuto ragione. È contento?

«Certo. Direi che sono ordelle di quello che abbiamo fatto. D’altronde, se il 94% dei dipendenti ha espresso un giudizio favorevole nel referendum aziendale vorrà dire che non abbiamo mai perso di vista l’interesse delle nostre comunità. E me lo lasci dire».

Prosegua.

«Il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, ha seguito i miei consigli. Non si è messo di traverso all’accordo e ha salvato tanti posti di lavoro».

Se nella fabbrica l’esito del referendum era quasi scontato, che cosa succede quando Rocco Palombella incontra i cittadini a Taranto?

«Non ho mai avuto tanti attestati di stima da quando faccio il sindacalis­ta. Per strada trovo persone che chiedevano la chiusura della trattativa già da diversi mesi. Abbiamo dato una speranza».

E ambiente e salute?

«Non si aumenterà la produzione senza aver ambientali­zzato. Se non vengono effettuati interventi, si proseguirà sui 6 milioni di tonnellate annue».

E la decarboniz­zazione? «C’è spazio per la sperimenta­zione e spero che la vicenda Tap si conclusa al più presto. Perché il gas che chiede il governator­e Emiliano dovrà pure arrivare da qualche parte».

C’è spazio per una fabbrica non a carbone Spero che la vicenda Tap si chiuda presto

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