Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Poesie e video di adolescenti per combattere le fragilità Tutto in nome di Antonella
Promuovere il dialogo e BARI l’empatia tra gli adolescenti. Un progetto nobile, presentato a Palazzo di Città dall’assessora Paola Romano e dal presidente dell’associazione Anto Paninabella, Domenico Diacono. E che si è tradotto nel Concorso Antonella Diacono, intitolato alla studentessa barese venuta a mancare tragicamente il 28 novembre 2017. Il concorso è rivolto agli studenti del primo biennio delle scuole secondarie statali di secondo grado del Comune di Bari e si propone di sensibilizzare l’inclusione tra i ragazzi. «L’idea del concorso nasce dall’incontro con Domenico Diacono, sua moglie Angela e gli iscritti all’associazione Anto Paninabella - ha detto Paola Romano - e dalla comune volontà di diffondere nelle scuole un messaggio di non violenza. Ci siamo chiesti come far sì che i ragazzi siano protagonisti e portatori di questo messaggio e per questo il concorso è rivolto agli studenti singoli e alle scuole e premierà sia gli studenti produttori di scritti, filmati, poesie, sia le scuole che vorranno accompagnarli in questo percorso».
«Il concorso parte da due idee - ha sottolineato Domenico Diacono - quella di ricordare Antonella e quella di ricordare una cosa a cui lei teneva tantissimo: il non fermarsi alle apparenze. Un modo sicuro per farla arrabbiare era dire di una persona qualcosa di brutto basandosi sul suo aspetto esteriore. Dopo la sua morte abbiamo trovato una lettera in cui c’era questa frase che ci è sembrata significativa: andate contro i pregiudizi e quando si rivelano corretti continuate a scavare, perché ciò che gli altri pensano di noi si attacca come una seconda pelle». Ovvero la frase scelta come traccia del concorso. «Perché l’abbiamo sentita vera - ha continuato Diacono - e perché lei la pensava così, perché l’aveva vissuta in quel modo. Il titolo della lettera di Antonella era “sono un panino”, i suoi compagni la prendevano in giro per una stupidaggine, perché mangiava un panino e lei non sapeva neanche il perché. L’andare contro i pregiudizi significava per lei quello: voi mi state guardando come una parte di me che non mi rappresenta, andate oltre. Vorremmo portare ai ragazzi il suo messaggio e stimolare la discussione su una tematica cara ad Antonella, l’integrazione del “diverso”, l’interesse anzi per chi è più debole».