Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Decaro e Laforgia divisi da Minniti «Il silenzio è segno di un Pd in crisi»
Sono tempi di tormento per il Pd. A tutti i livelli. Alla Regione il gruppo consiliare si riunisce e riafferma la richiesta di 4 presidenze di commissione (al passaggio di boa della legislatura) invece delle due attuali. Un modo per compensare la perdita di due assessorati. Guida la prima e quarta, vorrebbe anche la presidenza della terza e della quinta. Si dice pronto a bloccare i lavori istituzionali (commissioni e Consiglio) se non sarà accontentato. Oggi, intanto, sarà regolarmente in Aula. Si vota, tra le altre cose, la proposta di legge di Fabiano Amati (Pd)sulle liste d’attesa (sospensione delle attività private dei medici in caso di attese troppo lunghe). Il Pd ha deciso di sostenerla; ma la giunta, a cominciare dal governatore Emiliano, non ha ancora deciso, tanto più perché la proposta è osteggiata dai medici.
Un altro fronte caldo è quello del Comune di Bari. Il sindaco Antonio Decaro è stato aspramente criticato dalle componenti di sinistra (a partire da Michele Laforgia) per aver sollecitato la candidatura a leader nazionale di Marco Minniti (accusato di aver attuato severe politiche anti migranti nel periodo in cui fu ministro degli Interni). Decaro si è difeso, ma l’aspetto singolare della vicenda è che il Pd di Puglia abbia taciuto: la segreteria regionale, quella provinciale, quella cittadina.
Lei, David Sassoli, esponente di rilievo del Pd e vice presidente del parlamento europeo, come lo spiega?
«È il termometro della situazione in cui versa il Pd. C’è bisogno di un congresso, di una discussione, di un confronto. Al termine dei quali venga indicata una direzione di marcia. Penso che valga in tutta Italia. Evidentemente anche a Bari la situazione in atto testimonia questa necessità di guida politica».
Condivide le critiche sollevate dalle parole di Laforgia?
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È sbagliato entrare nella polemica C’interessa l’assenza di un luogo dove dirimere la questione
«Sa cosa vedo? Il rischio che le critiche possano imboccare una via diversa da quella voluta. Una questione che ha riguardato l’immigrazione viene scaricata sul sindaco di Bari. Succede perché non c’è un luogo in cui far maturare la discussione e articolare un dibattito nel Pd e nel centrosinistra».
Non vuole prendere posizione?
«Non si tratta di questo. Domenica siamo stati a piazza Grande, a Roma, per la manifestazione di Nicola Zingaretti (candidatosi alla segreteria, ndr). Abbiamo sentito dire, abbiamo detto e abbiamo capito che il punto oggi non è abiurare quello che i nostri governi a guida Pd hanno fatto. Il problema è un altro. Ed è quello di confrontarci sulle grandi questioni – l’immigrazione tra queste – e poi elaborare assieme una linea politica».
Cosa occorre, dunque? «Un congresso e non per giudicare quello che è stato fatto ieri. Ma per costruire un nuovo approccio a problemi importanti come l’immigrazione. Decaro e Laforgia, dalle loro rispettive posizioni, possono certamente fornire un contributo».
Per fare che cosa?
«Per contribuire a costruire un Pd aperto e un centrosinistra largo e plurale. Solo così il Pd sarà all’altezza delle sfide che lo attendono. Ecco perché penso che sia sbagliato entrare nella polemica tra Decaro e Laforgia. È l’assenza del luogo dove dirimere la questione che ci deve appassionare di più. Si deve afferrare la polemica per mettere in luce quel drammatico vuoto di iniziativa politica che va colmato».