Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Con la chiusura dei Cas perdono il lavoro 120 baresi
Dall’emergenza immigrazione a quella occupazionale. L’improvvisa chiusura dei Cas (Centri di accoglienza straordinaria), a Bari e provincia, ha comportato la perdita di 120 posti di lavoro e sollevato la vibrante protesta dei sindacati.
Dall’emergenza immigrazione a quella occupazione. L’improvvisa chiusura dei Cas, i centri di accoglienza straordinaria, rischia di provocare la perdita di circa 120 posti di lavoro nella sola provincia di Bari. Altri 30 lavoratori sono già stati licenziati o stanno per esserlo nella provincia Barletta-Andria-Trani. La denuncia arriva dalla Cisl di Bari. Il segretario generale territoriale, Giuseppe Boccuzzi e il segretario della Fisascat, Michelangelo Ferrigni, hanno chiesto un incontro urgente alla Prefettura, da cui dipendono i Cas, per affrontare la situazione.
«Nell’arco di un mese e mezzo – racconta Boccuzzi – nel più assoluto silenzio istituzionale si sta assistendo a questa decisione di chiudere i Cas con il trasferimento dei migranti nel Cara (il centro richiedenti asilo) di Bari. Le associazioni o cooperative che gestivano i Cas hanno avuto un preavviso di 48 ore. La sensazione è che sia arrivata una circolare nella massima segretezza. Non c’è stato dato il tempo nemmeno di verificare se fosse possibile attivare in modo utile gli ammortizzatori sociali».
All’inizio del 2018, nei Comuni del Barese, erano in funzione venti Centri di accoglienza straordinaria. Ora, secondo i dati diffusi dal ministro dell’Interno Matteo Salvini una settimana fa, ne resta attivo solo uno, peraltro appena inaugurato a Bitonto non senza qualche polemica. Le scelte del Viminale sono state dettate evidentemente dal netto calo dei migranti sul territorio (passati da 2791 a 817 in un anno) e dalla necessità di razionalizzare la gestione. Ora la maggior parte dei richiedenti asilo è ospitata nel Cara di Palese (775), mentre una quarantina si trova a Bitonto. Molti di coloro che erano nei Cas, però, hanno fatto perdere in realtà le loro tracce. E anche questo aspetto preoccupa i sindacati.«Le conseguenze di questa operazione – continua Boccuzzi non sono solo per gli addetti alla pulizia, alla distribuzione dei pasti o alla sorveglianza che operavano nei centri, ma c’è anche una dispersione sul territorio di molti migranti che rifiutano di essere trasferiti nel Cara». Ma la denuncia di Boccuzzi non finisce qui. «Aumenta il rischio di clandestini presenti nelle nostre città. La prefettura - continua il sindacalista - non può decidere in perfetta autonomia una cosa del genere. Tutta l’operazione è avvolta in una cortina di silenzio. La politica di far sparire dal territorio, ma solo sulla carta, i migranti per rispondere alla pancia di qualcuno senza una programmazione adeguata sull’accompagnamento di queste persone, provoca un doppio danno. Si perdono professionalità costruite nel tempo. Avere a che fare con persone che fuggono dalla guerra o dalla fame non è semplice. Se ci sono stati imprenditori scorretti vanno perseguiti ma non devono pagare i dipendenti. Se non arriveranno risposte – conclude il sindacalista della Cisl- saremo costretti a una mobilitazione».
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Giuseppe Boccuzzi Ai centri il preavviso solo 48 ore prima