Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Art bonus e nuovo umanesimo non esistono senza investimenti
Nella seconda edizione della ricerca Creative in Puglia abbiamo dedicato un capitolo di approfondimento sull’art bonus in Italia, evidenziandone i dati che ci riguardano: nella nostra regione al 31 dicembre 2017 esistono 137 mecenati che dal 2014 hanno erogato un milione e 350 mila euro.
Solo 4 enti beneficiari su 32, però, ne hanno tratto donazioni. In altre parole, mentre le erogazioni rappresentano appena lo 0,7% dell’intera raccolta nazionale, la Puglia riassume solo il 2,1% dei donatori nazionali a fronte di una lista di potenziali beneficiari pari al 2,8% degli enti italiani. Una successione di dati che non lascia dubbi sull’autopercezione di mecenatismo pugliese, privo di peso economico. Appare quindi paradossale che a queste latitudini si possa aver coraggio nell’intravedere un nuovo umanesimo, fatto di un sistema economico pronto al mecenatismo culturale. Piuttosto abbiamo collezionato dati che spingono all’allerta, un rischio desertificazione culturale fatto di un 40% della popolazione in completo analfabetismo culturale, l’assenza di fondazioni bancarie locali che investano seriamente nello sviluppo culturale o la più bassa incidenza di professioni culturali e creative tra gli occupati dell’economia pugliese. Molto spesso si tende ad allocare le responsabilità sulla pubblica amministrazione per la mancata attivazione del partenariato pubblicoprivato, nonostante gli importanti traguardi che si stanno raggiungendo sia negli investimenti pubblici che nei tassi di crescita dell’industria culturale e creativa in Puglia (+4% di crescita fatturato nel 2017 rispetto all’anno precedente, dato doppio rispetto alla crescita nazionale in cultura).
Altrettanto paradossale appare come in una pianificazione di infrastruttura culturale, a beneficiare dell’investimento pubblico non sia la platea dei creativi. Circa i 2/3 delle risorse finisce in lavori di edilizia e forniture tecnologiche. È il caso delle Community Library, il più grande investimento in infrastruttura culturale che la Regione Puglia sta realizzando in questo decennio, dove a fronte di 120 milioni di euro investiti per la realizzazione di 123 presidi di comunità, il 49% delle risorse finisca in lavori edili, il 35% in forniture e solo il 16% in servizi bibliotecari e di start-up.
Visto il diverso peso delle forze in campo, piuttosto che evocare un nuovo umanesimo meridiano bisognerebbe essere realisti e pensare che l’intera Regione eroga poco più della metà delle donazioni attratte dalla sola città di Perugia. Per cui l’appello alle forze economiche della nostra regione è di pianificare un investimento serio in cultura, fatto meno di dichiarazioni trionfali e più di soldi veri, per equilibrarne i benefici di un investimento culturale e sociale.