Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I segreti del benessere e della longevità
L’età media è aumentata di circa 40 anni negli ultimi 150 anni, ma si può fare di meglio, seguendo alcuni consigli su stili di vita e prevenzione
Secondo le statistiche di settore, l’età media degli esseri umani è aumentata di circa 40 anni negli ultimi 150 anni. Gli scienziati ritengono che sia merito dei progressi della ricerca e del miglioramento progressivo delle condizioni di vita, unito ad un’aumentata capacità di contrastare le malattie. «Nonostante il grande impegno degli scienziati e delle istituzioni scientifiche e farmaceutiche per la ricerca della pillola della longevità non siamo riusciti ad avere la certezza dei meccanismi che la regolano» dice il professor Giovanni D’attoma (nella foto), neuropsichiatra e psi- coterapeuta, autore di numerose pubblicazioni scientifiche. «Purtuttavia - spiega lo specialista - in questi ultimi anni si sono accumulati dati scientifici di grande interesse, che consentiranno nel prossimo futuro di raggiungere e superare i fatidici 100 anni di vita per una gran parte delle persone, a condizione che modifichino il loro stile di vita, l’alimentazione, la prevenzione e il trattamento tempestivo delle patologie». Intanto, le ricerche genetiche hanno consentito di sottolineare un elemento strutturale, basilare della longevità, segnalando la presenza di geni specifici, in un primo momento nel cromosoma 6, mentre oggi si attribuisce maggiore importanza ai cromosomi 4 e 7. Un elemento molto importante è rappresentato dalla lunghezza dei telomeri, veri e propri “guardiani della stabilità del genoma”, che sono presenti nel cromosoma: ad una maggiore lunghezza dei telomeri, corrisponde una maggiore longevità dell’essere umano a cui questi appartengono. C’è poi da considerare il ruolo dell'ormone Cloto, che viene prodotto nel cervello e nei reni, scoperto recentemente negli ultracentenari. «Questo ormone è stato definito la proteina della longevità - dice il professor D’attoma. Se viene somministrato nei topi di laboratorio - spiega l’esperto - come accaduto in una famosa ricerca realizzata presso l'Università della California di San Francisco, questo ormone migliora nettamente la sopravvivenza, le capacità fisiche e la memoria. È molto probabile - aggiunge lo specialista - che nei prossimi anni, grazie ad un’adeguata sperimentazione, questo ormone potrà essere utilizzato anche nell’uomo». Un altro elemento da considerare, in fatto di longevità, è il ruolo dell'ipotalamo. Da numerose pubblicazioni scientifiche, infatti, emerge che il numero delle cellule staminali ipotalamiche si riduce durante l’invecchiamento dei topi; se vengono iniettate dosi di cellule staminali ipotalamiche, invece, si allunga la sopravvivenza. È stato anche evidenziato quanto pesa lo stress nel processo di riduzione delle cellule staminali. Si tratta di un capitolo estremamente interessante, che ha dei risvolti nel rivalutare l’ansia e la depressione. Altrettanto interessante è il ruolo del microbiota: numerose ricerche scientifiche segnalano l'importanza dei miliardi di batteri presenti nel nostro intestino, vero e proprio ecosistema integrato, che apporta notevoli vantaggi alla salute dell'intestino, al sistema immunitario ed endocrino, sull’assorbimento del Calcio, sulla produzione di vitamine del gruppo B. «L’utilizzo del bifidobacterium longum - dice a questo proposito il professor D’attoma - si è dimostrato efficace nel trattamento del colon irritabile, nella depressione e nell’ansia, Il microbiota dei centenari della Sardegna - aggiunge l’esperto - potrà consentire ulteriori studi sui markers dell'invecchiamento e le patologie correlate con l'età».
Che ruolo ha poi la dieta, nel processo di invecchiamento? «Questo fattore ha una enorme importanza - spiega il professor D’attoma - nel favorire il benessere e la longevità». In questa materia, si sa, informazioni e notizie non mancano. Esistono tantissime diete che vengono consigliate, ma tutte convergono sull'utilizzo della dieta mediterranea e l'utilizzo, in particolare, di tanta verdura, frutta, olio extravergine di oliva, carboidrati a basso indice glicemico, legumi e pesce a cui vanno aggiunti antiossidanti come le antocianine dei frutti di bosco, arachidi e la curcuma. Fra le diete consigliate, la più nota è la dieta “Zona” del biochimico americano Barry Sears che, in sostanza, consiglia pasti che comprendano il 40% di carboidrati a basso indice glicemico, il 30% di proteine, il 30% di grassi preferibilmente vegetali insaturi. «Per ultimo, ma non per questo meno importante, va segnalato il ruolo dell'attività fisica - conclude il professor D’attoma - che può consistere in una normalissima passeggiata quotidiana, oppure in qualche tecnica di rilassamento per contenere lo stress, come lo Yoga e il training autogeno». «Egregio dottore, mi chiamo Laura e ho 65 anni. Mentre facevo ginnastica, qualche settimana fa, ho avvertito un forte dolore all’anca destra, tanto che ho sospeso l’attività e, zoppicando, sono tornata a casa. Nei giorni successivi sono stata a riposo e il dolore è diminuito, per cui pensavo che la cosa si sarebbe risolta da sola in qualche giorno, ma il dolore continua, seppur sia diminuito. Voglio approfondire, secondo lei cosa devo fare? Alcuni mi consigliano una rx, altri una ecografia, altri ancora una TC o Risonanza magnetica. Sono confusa». Risponde il dottor Marcello Bellacicca, Direttore Sanitario del Centro di Radiologia ed Ecografia Aemmegi srl, a Valenzano.
I genetisti hanno consentito di individuare geni specifici che inciderebbero sulla longevità
La dieta, tra tutte la classica mediterranea, è importante per vivere meglio e più a lungo
«Cara signora, in effetti è il caso di approfondire. Prima di tutto deve eseguire una semplice radiografia, per verificare l’integrità delle ossa. Alla sua età ci possono essere fenomeni di osteoporosi che determinano un indebolimento della matrice ossea, la quale può cedere anche per traumi minimi o per semplici sforzi. Se il reperto radiologico lo indica, si rivolgerà all’ortopedico che le prescriverà le terapie del caso. Se anche l’ortopedico avesse dei dubbi, le prescriverà, a seconda dei casi, una RM o una TC per approfondire ulteriormente la situazione. Purtroppo alla sua età, ma anche in età più giovane, è possibile riscontrare fratture per traumi veramente minimi. Inoltre, le consiglio di valutare il contenuto di calcio nelle sue ossa con la densitometria, da eseguirsi con misurazioni sulla colonna e sull’anca per capire se fa parte della popolazione a rischio e prendere, eventualmente, le opportune iniziative terapeutiche del caso».