Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
DALLE PROMESSE AI FATTI (INVERSI)
Non ci sono più obiezioni né di carattere tecnico progettuale, né di natura ambientale che possano ritardare o addirittura bloccare il completamento del gasdotto transadriatico. Il premier Conte, che aveva l’ultima parola, è stato chiaro: si va avanti, anche perché - si è voluto giustificare - in caso contrario ci sarebbero penali miliardarie da dover pagare. Il via libera a questo punto era tutto e solo politico. Le ataviche contrarietà dei 5 Stelle, i quali debbono far conto con le promesse elettorali e il secco no dei movimenti no Tap, difficilmente avrebbero potuto condizionare l’intero governo. Dalla Lega a tanti ministri. Tutti convinti che, in mancanza di massicci e rapidi investimenti infrastrutturali che creino lavoro e ricchezza, e il gasdotto è uno di questi, sarà arduo rispettare quel 2,4% fissato come tetto tra deficit e prodotto nella manovra 2019.
Il ministro Costa ha ben motivato il parere del suo dicastero: non ci sono profili di illegittimità, la valutazione di impatto è corretta. Con buona pace di quanti sostengono che il punto di arrivo del gasdotto a San Foca nel leccese poteva essere modificato puntando su una località di approdo diversa. Una battaglia in difesa dei legittimi interessi delle popolazioni combattuta a viso aperto e persa con l’onore delle armi. Anche perché, probabilmente, una scelta diversa si sarebbe potuta fare ma non oggi, forse in una fase progettuale molto meno avanzata. Il ministro dello Sviluppo Economico e leader grillino, Di Maio, se n’è dovuto fare una ragione, come era avvenuto peraltro poche settimane fa con l’Ilva di Taranto. Per il movimento pentastellato comincia ora una partita a scacchi complessa, che vede proprio in Puglia il suo epicentro. Nella regione i 5 Stelle hanno stravinto, anche grazie alle parole d’ordine contro l’acciaieria inquinante e la Tap. A proprie spese sono stati costretti a rendersi conto che una cosa è fare l’opposizione, un’altra è governare, perché in questo caso la realpolitik prevale sull’emotività. E proprio quest’ultima impone di dover dare il via libera a una grande opera strategica, già completata all’80%, perché Tap è l’ultimo tratto del Corridoio meridionale del gas che trasporterà forniture del giacimento azerbaigiano in Europa. Garantendo, a regime, svariati miliardi di gas all’anno ai Paesi attraversati dall’infrastruttura. Fra questi l’Italia, la cui dipendenza energetica dal petrolio diminuirà considerevolmente.