Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Turismo slow
È quello preferito da chi ama viaggiare su littorine d’epoca lungo linee che attraversano paesaggi e itinerari inconsueti con a bordo angoli di enogastronomia, musica e servizi Realizzabile grazie al recupero degli antichi vagoni ferroviari
Ha fatto molto discutere, durante le scorse settimane, la notizia che le Ferrovie del Sud Est hanno indetto un bando per la demolizione di 60 rotabili ferroviari fuori uso.
È stato infatti lo spunto per riaprire il dibattito politico sull’opportunità di recuperare le carrozze (in molti casi risalenti agli anni ’50 e ’60, con le più antiche datate 1947), che giacciono abbandonate da anni sui binari morti delle stazioni pugliesi, e utilizzarle per il turismo slow. Quello, per intenderci, che preferisce viaggiare lento, su littorine d’epoca e lungo linee ferroviarie che attraversano paesaggi e itinerari inconsueti, con a bordo enogastronomia, musica e servizi. Durante il dibattito è stata spesso citata l’associazione Aisaf onlus, (Associazione ionico-salentina amici delle ferrovie) presieduta da Francesco Capezza, quale esempio virtuoso di volontari impegnati nella diffusione e valorizzazione del trasporto collettivo su rotaia, attività che si è concretizzata nella gestione del Museo Ferroviario della Puglia, con sede a Lecce, nella manutenzione delle carrozze d’epoca e nell’erogazione di servizi durante viaggi su treni storici.
«Forse occorre fare un po’ di chiarezza — esordisce il responsabile del Museo Ferroviario e socio Aisaf, Fabio Vergari —. Va precisato che tutto il materiale rotabile storico delle Fse, preservato grazie alla collaborazione con Aisaf, non verrà demolito. Parliamo di sette carrozze di proprietà di Fse, affidate con convenzioni all’Aisaf che ne ha curato il restauro estetico, a cui si sono affiancati altri cinque rotabili di proprietà dell’Associazione o concessi in comodato e due locomotori anch’essi di valenza storica. Il recente bando di gara riguarda mezzi fatiscenti da anni che andranno in demolizione al fine di liberare alcuni scali Fse per motivi di spazio». Mezzi la cui rimessa in funzione sarebbe molto onerosa e poco produttiva.
A differenza della rimessa in funzione dei treni storici che già sono stati utilizzati in passato come Salento Express e Valle d’Itria Express (che dal 2011 al 2015 hanno effettuato 36 viaggi, con un coinvolgimento di circa 9 mila viaggiatori), la cui momentanea sospensione è dovuta all’introduzione di norme di sicurezza per la circolazione dei treni più restrittive rispetto a prima. «Per rimetterli in servizio occorrono interventi che hanno un costo — prosegue Vergari —. Ora, tutti i treni storici fanno capo alle FS Italiane (Gruppo Ferrovie dello Stato), che ha dato grande impulso al settore, avviando collaborazioni con alcune Regioni (soprattutto Campania e Abruzzo) che hanno deciso di puntare, con appositi investimenti, anche sul turismo ferroviario per la valorizzazione dei propri territori. La Regione Puglia potrebbe essere tra queste, avendo molte tratte che si prestano a itinerari turistici, avviando una collaborazione con le Fse/ Ferrovie dello Stato (quindi Fondazione FS) e l’Aisaf, e stanziando appositi fondi per ripristinare e adeguare il materiale rotabile storico Fse, già destinato e preservato allo scopo, consentendo così, attraverso apposito contratto di servizio, la ripresa stabile dei treni storici su tutta la rete ferroviaria Fse».