Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Gli affiliati al clan che estorcevan­o le rette per i figli

I fatti si sono svolti dal 2014 al 2016 a Casamassim­a

- Di Angela Balenzano

Costretto a versare mille euro al mese agli affiliati del clan Di Cosola. E come se questo non bastasse per due anni ha dovuto pagare le rette scolastich­e dei figli degli stessi affiliati, consegnare le auto, comprare i biglietti per le partite casalinghe del Bari allo stadio San Nicola, ricaricare i cellulari. Così Armando Giove ha deciso di denunciare tutto. Determinan­do l’arresto, con l’accusa di estorsione aggravata, di Christian Testini e Ivan Romita, entrambi 27enni ed entrambi di Casamassim­a. I fatti in questione si sono svolti dal 2014 al 2016.

Costretto a versare mille BARI euro al mese agli affiliati del clan Di Cosola. E come se questo non bastasse per due anni ha dovuto pagare le rette scolastich­e dei loro figli, consegnare le auto, comprare biglietti dello stadio San Nicola e ricariche per il cellulare. Con l’accusa di estorsione aggravata sono finiti in carcere Christian Testini di 25 anni e Ivan Romita di 27, entrambi di Casamassim­a. Nell’inchiesta dei carabinier­i sono indagati anche due familiari di Testini e Romita.

La vittima dell’estorsione è Armando Giove, già coinvolta in un’inchiesta della procura di Bari su un presunto scambio elettorale politico-mafioso che risale alle ultime elezioni regionali in Puglia del maggio 2015. È stato proprio Giove, dopo il suo arresto, a raccontare agli investigat­ori di «essere oggetto di una aggressiva manovra estorsiva avviata nel 2014 e protrattas­i per tutto il 2016», scrivono gli investigat­ori nelle carte. In quel periodo Giove — stando alla ricostruzi­one dei carabinier­i — avrebbe ricevuto tre richieste estorsive e sarebbe stato costretto a versare 15 mila euro in rate mensili da mille euro a partire da gennaio 2015.

«Il complesso delle risultanze investigat­ive ha fatto emergere non solo l’esistenza di continue ed immotivate richieste di somme di denaro, richieste di ricariche telefonich­e e dispositiv­i telepass per pedaggi autostrada­li, ma anche richieste di consegna di numerosi veicoli alle quali il Giove, destinatar­io di gravi minacce rivolte al suo nucleo familiare, ha soggiaciut­o. Nel quadro intimidato­rio — spiegano ancora gli inquirenti — si colloca anche tutta una serie di riscontrat­i pagamenti e prestazion­i unilateral­i in favore dei parenti degli estorsori per le rette scolastich­e dei rispettivi figli, nonché la consegna di alcuni veicoli e di biglietti per lo stadio». In due anni Giove è stato costretto a pagare somme di denaro per sessantami­la euro.

Nei mesi scorsi Giove era stato condannato per voto di scambio: le indagini svelarono un accordo che prevedeva il «sostegno elettorale» del clan Di Cosola in favore di Natale Mariella (che poi non è stato eletto) in alcuni comuni della provincia di Bari, offrendo in cambio 70 mila euro. Giove era — secondo gli inquirenti — «il factotum del candidato». Secondo la Dda, inoltre, alcuni affiliati ai Di Cosola, nelle settimane precedenti alle elezioni regionali avrebbero fermato persone per strada invitandol­e a votare Mariella «mediante l’esercizio della forza di intimidazi­one del clan e con minacce velate».

I provvedime­nti cautelari nei confronti di Testini e Romita scaturisco­no da due inchieste precedenti che portarono all’arresto di una trentina di persone poi condannate in primo grado «per la partecipaz­ione all’associazio­ne mafiosa Di Cosola, aggravata dalla disponibil­ità di armi da guerra ma anche per scambio elettorale politico-mafioso, operante nell’hinterland barese».

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L’inchiesta dei Carabinier­i ha evidenziat­o quanto fossero varie, pressanti ed esigenti le richieste degli uomini del clan

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