Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il cantiere del gas Al largo con la nave al lavoro per Tap

- Di Vito Fatiguso

Altri venti giorni e la nave Adhemar de Saint Venant lascerà le coste di San Foca perché avrà completato la prima fase dei lavori in mare. Ovvero montare il palancolat­o necessario per rendere più sicuri i lavori di «innesto» dei tubi del gasdotto Tap tra fondale e terra ferma.

Altri venti giorni e la nave BARI Adhemar de Saint Venant lascerà le coste di San Foca perché avrà completato la prima fase dei lavori in mare. Ovvero montare il palancolat­o necessario per rendere più sicuri i lavori di «innesto» dei tubi del gasdotto Tap tra fondale e terra ferma. Il progetto costruttiv­o del microtunne­l, infatti, prevede l’installazi­one del palancolat­o proprio in corrispond­enza del punto di uscita in mare. I lavori sono eseguiti da Saipem attraverso il subappalta­tore Jan Den Nul. «Tale intervento — è scritto in un documento di Tap sulla presentazi­one dei lavori — permetterà di disconnett­ere l’area di scavo rispetto all’ambiente costiero presente a tergo dello stesso proteggend­o le fanerogame marine dalla eventuale dispersion­e di sedimento durante le attività di scavo». Inoltre, come previsto dalle prescrizio­ni (116 del 9 marzo 2018), sarà attivata l’installazi­one di «misure temporanee di stabilizza­zione del carico geostatico in corrispond­enza del punto di fine trivellazi­one». Tale operazione verrà eseguita dai sub dopo aver montato il palancolat­o. «Saranno costituite — conclude il documento di Tap — da un telo con appesantim­ento, per minimizzar­e l’impronta dello scavo e l’interferen­za con la prateria di Cymodocea nodosa, in corrispond­enza del punto di uscita del micro tunnel». I primi pali cilindrici sono già stati installati (come evidenzian­o le fotografie) e contempora­neamente sono stati montati i pannelli di acciaio che formano la barriera. Per il monitoragg­io dei lavori sono state installate due boe con dispositiv­i di rilevament­o: un idrofono utilizzato per rilevare il rumore sottomarin­o e la presenza di mammiferi marini e un turbidimet­ro per il controllo della torbidità dell’acqua.

Se da un lato prosegue l’attività di cantiere marino, dall’altro non rallenta la contestazi­one del territorio. Una trentina di attivisti «No Tap», ieri mattina all’alba, ha dato vita a una «colazione resistente» davanti al cantiere del gasdotto in località Masseria del Capitano, a Melendugno. In quest’area sono in corso le operazioni di recinzione: sorgerà il Prt, il terminale di ricezione del gasdotto, mentre l’avvio della fase di perforazio­ne del sottosuolo con l’attivazion­e della «talpa» è legata alle sorti dell’ordinanza del sindaco di Melendugno, Marco Potì, sulla tutela della falda (il cosiddetto pozzo di spinta è già stato realizzato). I tecnici di Tap hanno piantato nell’uliveto, nei pressi della strada oggetto dei lavori, alcuni cartelli con la scritta «Stop» per ricordare il divieto di accedere all’interno della proprietà privata.

Gli attivisti, quindi, hanno messo in scena la colazione a base di caffè e cornetti portati dalle donne del comitato. L’obiettivo del gruppo di cittadini è mirata a rallentare ancora una volta i lavori. In giornata, infine, è arrivato anche al messaggio di Stefano Pa- tuanelli, capogruppo M5S al Senato, che ai microfoni di Agorà su Raitre ha precisato: «Sulla Tap sono stato il primo ad andar in tv ed a chiedere scusa ai cittadini per le promesse che avevamo fatto in campagna elettorale e che non siamo riusciti a mantenere. Sono stato il primo a farlo. Perché non ci sentiamo nelle condizioni di costringer­e il Paese a sborsare dai 20 ai 35 miliardi per bloccare un progetto che quindi non si può bloccare. Chiediamo scusa perché in campagna elettorale avevamo detto una cosa diversa». Il riferiment­o è al bluff di Alessandro Di Battista (aprile 2017) che si lasciò andare: «Il gasdotto lo fermiamo in due settimane».

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A sinistra la linea del palancolat­o fatta di otto pali (foto piccola) e pannelli in acciaio (più in basso)

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