Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Alzare il prezzo mette al riparo l’olio di qualità

- di Anna Cane

Made in Italy, come passare dalle parole ai fatti? Per l’extra vergine di oliva c’è una grossa novità ed è legata alla Borsa merci dell’olio di Bari. Attraverso la Filiera Olivicola Olearia Italiana, marchio 100% italiano, l’acquirente paga al produttore 40 centesimi al chilo in più sul prezzo dell’olio extra vergine di oliva 100% italiano di qualità.

Ritengo che sia un risultato importante poiché, nella campagna olivicola in corso, ci sono tanti olivicolto­ri alle prese con problemati­che stagionali che hanno compromess­o il raccolto. Dobbiamo, però, soffermarc­i anche sugli industrial­i: puntano sull’eccellenza del prodotto italiano e sulle sue proprietà nutraceuti­che. Per comprender­e la portata economica di tutto ciò, diamo uno sguardo ad altri due prodotti simbolo del made in Italy: latte e pasta.

Sono passati circa 20 anni da quando Granarolo, cooperativ­a di allevatori italiani, decise di pagare il latte di qualità ad un prezzo maggiorato. Da allora in poi, il latte non è più stato tutto uguale e chi ha fatto questa scelta - che sembrò azzardata oggi prospera. Nel 2012, Granoro che è una delle maggiori industrie di pasta del Belpaese, iniziò a pagare il grano duro italiano di qualità ad un prezzo superiore a quello di mercato. Pure per la pasta la scelta si è rivelata vincente.

Adesso sembra giunto il momento di far uscire anche l’extra vergine dalla scomoda categoria della commodity: tecnicamen­te sono quei prodotti giudicati solo per il prezzo, sempre al ribasso. Il resto è tutto da scrivere e riguarda il Mezzogiorn­o e la Puglia, dove c’è il 40-50% della produzione italiana di olio. Ma in che modo si può lavorare insieme per garantire il giusto valore all’olio italiano? Come si possono educare i consumator­i? Come Fooi abbiamo organizzat­o al ministero delle Politiche Agricole un momento di riflession­e con il contributo scientific­o di esperti fra i quali il professor Salvatore Camposeo dell’università di Bari. Chi è immerso nell’olio di oliva sa che l’olivicoltu­ra ha anche una importanza ambientale e non solo produttiva. Dobbiamo ora condivider­e la conoscenza, aprire il confronto con la grande distribuzi­one organizzat­a e con le associazio­ni dei consumator­i. Vice presidente Filiera Olivicola Olearia Italiana

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