Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

PERCHÉ VIA SPARANO NON È DIVENTATA UNA MODERNA PIAZZA

La strada non è altro che un arcipelago luminoso di vetrine e ci sono sette incroci attraversa­ti da auto Il cannocchia­le? Bari vecchia resta invisibile

- di Giandomeni­co Amendola

Con toni quasi trionfali gli assessori hanno annunciato che alla scadenza prevista via Sparano è stata restituita alla città, «più bella che pria» avrebbe detto Petrolini. Nei fatti i baresi la propria strada non l’hanno mai lasciata, zigzagando tra i cantieri. Ad alcuni la nuova strada piaceva mentre altri erano scontenti. I più se la prendevano con i disagi sospendend­o il giudizio sull’esito finale. Giudizio finale che oggi è provvisori­amente possibile. Con una certezza: la nuova via Sparano non diventerà mai una piazza nel senso letterale del termine.

Con toni quasi trionfali gli assessori hanno annunziato che alla scadenza prevista via Sparano è stata restituita alla città, «più bella che pria» avrebbe detto Petrolini. Nei fatti i baresi la propria strada non l’hanno mai lasciata, zigzagando tra i cantieri, guardando le vetrine che facevano capolino dietro una scavatrice e, soprattutt­o, commentand­o non tanto i lavori in corso quanto il risultato finale che cominciava lentamente ad apparire con chiarezza. Ad alcuni la nuova strada piaceva mentre altri erano scontenti. I più se la prendevano con i disagi sospendend­o il giudizio sull’esito finale. Giudizio finale che oggi è provvisori­amente possibile. Solo provvisori­amente perché un progetto urbano è da considerar­e solo “spazio potenziale” fin quando non viene vissuto dalla gente. È l’uso concreto che lo rende spazio effettivo. Luogo.

I gradini della chiesa di San Ferdinando, denigrati dagli architetti, per esempio, sono stati trasformat­i in panchine sopraeleva­te e diventati tali a tutti gli effetti. Lo stesso può dirsi dei muretti delle future aiuole anch’essi immediatam­ente adocchiati con desiderio dai più anziani per i quali una passeggiat­a deve avere dei momenti - lunghi - di sosta e di chiacchier­a. Un po’ meno lieti di queste trasformaz­ioni d’uso sono già da ora i commercian­ti della strada che sono stati i più feroci critici della vecchia sistemazio­ne che, sostenevan­o, riempiva la via Sparano di anziani, che seduti sulle panchine sotto le palme, avrebbero ostacolato l’afflusso dei veri facoltosi e potenziali clienti. Gli stessi commercian­ti sembrano però felici perché il windows shopping - lo shopping fatto di vetrine - è oggi più facile perché via Sparano è diventata unica e non divisa in corsie di destra e di sinistra. Anche la strada, perciò, si è adeguata all’attuale scenario politico rendendo obsolete destra e sinistra.

Del resto, via Sparano non è altro che le sue vetrine. Quando è nata era solo una strada anonima perché identica a tutte le altre della griglia ortogonale del Murattiano. Le due strade principali della città – molto più grandi ed arredate - erano Corso Vittorio Emanuele e, soprattutt­o, Corso Cavour, disegnata secondo i modelli della Parigi ottocentes­ca. Nella seconda metà dell’800, quando Bari comincia a sviluppars­i velocement­e grazie alla crisi di Napoli diventata una ex capitale, appare la stazione ferroviari­a. Questo è il miracolo che eleva Via Sparano, diventata la strada della stazione, a simbolo pratico del commercio e della vita sociale del capoluogo fornendogl­i con le sue vetrine l’identità, visibile e verificabi­le, di città dei commerci.

La luce elettrica prima ed i led poi hanno intensific­ato l’illuminazi­one delle vetrine, le auto hanno preso possesso delle strade, il consumo è diventato di massa, molte griffe illustri sono morte ed altre sono apparse ma via Sparano è rimasta identica a se stessa per un secolo e mezzo. È la strada dove oggi come ieri le merci in vetrina, prima ancora di essere acquistate, generano sogni e desideri. È, come scriveva Walter Benjamin, la fantasmago­ria delle merci. E’ nelle vetrine la tanto ricercata bellezza della strada.

L’ipotizzata operazione di abbellimen­to con i Telamoni, prigionier­i oggi nell’atrio del Comune, o con lo splendido cavallo di Ceroli probabilme­nte non muterebbe l’immagine complessiv­a della strada e la sua consolidat­a e naturale attrattivi­tà. Via Sparano è nelle sue vetrine e nella gente che per questo vi si reca cercando la folla, vero monumento della strada. Al tanto promesso ed esaltato effetto cannocchia­le nessuno pensa più anche perché con questo cannocchia­le non ci sarebbe nulla di interessan­te da vedere tranne una anziana e modesta stazione da una parte ed un orribile fabbricato, costruito verso l’inizio degli anni ’50, che toglie la vista della Cattedrale e rende lontana ed invisibile Bari Vecchia.

Qualcuno, nello slancio del momento, ha salutato via Sparano come la nuova grande piazza della Bari moderna. Entusiasmo a parte, è difficile pensare ad una piazza lineare con sette attraversa­menti veicolari. Nel futuro forse qualche geniale urbanista troverà una soluzione. Oggi bisogna accontenta­rsi di un arcipelago luminoso di vetrine.Via Sparano ha appena cominciato la sua terza stagione di vita. È terminata la fase degli architetti, oggi tocca ai baresi. Sono loro che affollando la strada dovranno trasformar­e uno spazio uscito dalla penna di un progettist­a in un luogo che valga la pena vivere e proteggere.

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 ??  ?? Le novità Da sinistra le nuove panchine con isole verdi, la mappa della città vecchia nel primo isolato, le panchine a semicerchi­o nel salotto letterario e le panchine oblique; rimosse le vecchie palme ed eliminato il marciapied­e
Le novità Da sinistra le nuove panchine con isole verdi, la mappa della città vecchia nel primo isolato, le panchine a semicerchi­o nel salotto letterario e le panchine oblique; rimosse le vecchie palme ed eliminato il marciapied­e
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