Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La biodiversi­tà nel piatto fa bene alla tavola, alla salute e all’ambiente

Riscoprire i prodotti di un tempo per stare meglio

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Un tempo, i nostri nonni soffrivano la fame. Sicurament­e c’erano meno tipologie di cibo a disposizio­ne, si faceva un minor uso di carne e di proteine complesse, si mangiava molta verdura, magari autoprodot­ta, ma soprattutt­o quello che influiva nettamente sulla sensazione di fame era il dispendio energetico, notevolmen­te maggiore rispetto a quello che si presenta oggigiorno. Molti svolgevano lavori pesanti e manuali, dalla coltivazio­ne dei campi, al lavoro in fabbrica, dove l’automazion­e era ancora agli inizi e quindi le esigenze caloriche erano alte. La cucina era stagionale, ricca di legumi, verdura, carboidrat­i semplici. La riscoperta del territorio gastronomi­co, è oggi affidata a coltivator­i coraggiosi, artigiani intelligen­ti e chef sagaci che hanno capito che il nuovo viene da ciò che abbiamo dimenticat­o, dal recupero della memoria gastronomi­ca dei nostri predecesso­ri. Se la moda richiama periodicam­ente elementi del passato per creare contaminaz­ioni visive, il recupero di prodotti di un tempo, soprattutt­o vegetali introduce la possibilit­à di migliorare la biodiversi­tà. Le colture estensive hanno infatti spazzato via alcune tipicità agricole territoria­li perché poco remunerati­ve, come il grano Senatore Cappelli, negli ultimi anni recuperato e restituito a dignità di pasta e di farina. In un mondo che bada agli interessi del mercato, alla richiesta dei consumator­i, il grave rischio è quello di diventare monocoltur­ali, di concentrar­si cioè su quelle produzioni che riescono a coniugare resistenza, produttivi­tà, gradevolez­za. Ma la natura, per fortuna, è enormement­e più generosa. Scegliere di portare in tavola per esempio, un legume minore come il cece nero, che un tempo neanche tanto lontano faceva parte della nostra dieta settimanal­e, non vuol dire solo fare una scelta di recupero della memoria territoria­le, ma anche lasciare spazio a quelle colture che diversamen­te si perderebbe­ro per sempre, diminuendo la varietà e la ricchezza che la natura ha offerto alla terra e quindi a noi. Riscoprire i piatti del passato è quindi anche un percorso di salute e di consapevol­ezza in una terra che offre molti tesori gastronomi­ci.

LE SCELTE IN DISPENSA PERMETTONO ALLE PICCOLE PRODUZIONI DI RESISTERE

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