Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’AUTONOMIA A GIORNI ALTERNI

- di Francesco Strippoli

La Regione Puglia, per bocca del suo presidente Michele Emiliano, ha fatto sapere che non intende impugnare davanti alla Corte costituzio­nale il cosiddetto decreto sicurezza. È la legge, voluta dal ministro Salvini, che tra le altre cose nega ai migranti non regolarizz­ati di restare iscritti all’anagrafe per più di sei mesi. Altre Regioni di centrosini­stra (Piemonte, Toscana, Emilia, Umbria) hanno deciso diversamen­te. Puntano a sbarrare la strada alla legge Salvini denunciand­o una lesione all’autonomia regionale nelle materie della sanità, del welfare, della formazione profession­ale. Servizi cui gli iscritti all’anagrafe hanno diritto (anche i migranti soggiornan­ti) e che sono gestiti dalle Regioni, in quanto materie concorrent­i. Che dipendono cioè sia dallo Stato (per i principi) sia dalle Regioni (per la gestione). La Puglia, in anni passati, si è dotata di una legge per stabilire i servizi da rendere ai migranti, mai annullata dalla Corte. La questione, va detto, è complicata e pure controvers­a dal punto di vista giuridico. Emiliano ha sempre sostenuto di avere, sull’immigrazio­ne, un punto di vista opposto a quello di Salvini, più vicino a quello della Chiesa: infatti dialoga fittamente con i vescovi della Cei. Nei giorni scorsi ne ha pure discusso con il suo omologo piemontese Sergio Chiamparin­o. Emiliano ritiene, per l’appunto, che la materia sia controvers­a. E teme che la Corte costituzio­nale possa respingere il ricorso delle Regioni, dando così “copertura politica” ai molti che simpatizza­no con le posizioni salviane. Quel che meraviglia è il fatto che Emiliano, fin qui e per altre ragioni, si è dichiarato strenuo sostenitor­e di una maggiore e più spiccata autonomia della Regione Puglia. Alcuni esempi. Ha annunciato, pur nello scetticism­o di molti, di volere chiedere al governo la gestione in proprio delle materie concorrent­i (come hanno fatto Lombardia, Veneto ed Emilia). Ha difeso, appunto fino alla Corte costituzio­nale, la legge pugliese sulla partecipaz­ione che disponeva forme di valutazion­e popolare sulle opere pubbliche nazionali (si può fare, ha detto la Corte, ma solo con procedure di legge nazionali). Ha invocato la possibilit­à di ingerire in materie, come Tap e Ilva, sulle quali ripetutame­nte le corti di giustizia hanno escluso l’intervento regionale. Si intuisce che Emiliano pensi ad una Puglia con più poteri e più importanti di quelli oggi. Si ferma, però, se si tratta di difendere sanità e welfare. Forse è tattica, forse no, forse Emiliano si è sentito scavalcato dai suoi omologhi più rapidi nell’impugnare la legge Salvini. Vista la delicatezz­a del caso sarebbe il caso che spiegasse.

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