Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Lo Stato a Foggia mostra i muscoli Sedici arresti dopo le bombe
Commercianti costretti a pagare per evitare gli attentati. Le condanne a morte decise al telefono
Sono cinque le inchieste che hanno portato ieri all’arresto di 16 persone, nell’ambito dell’operazione interforze Chorus. Sono responsabili di attentati incendiari a danno di esercizi commerciali di Foggia, estorsioni e tentati omicidi. Tra i 16 arrestati c’è anche Rocco Moretti junior figlio e nipote dei boss ritenuti a capo del clan la «Società». Per Tano Grasso «gli imprenditori fanno ancora poco».
«Che dobbiamo fare? Anche al fratello devo sparare?». «Certo, anzi devi schiattare prima al fratello». È una delle intercettazioni telefoniche captate nell’ambito dell’inchiesta «Chorus» che, alle 5 di ieri mattina, ha portato all’arresto a Foggia di 16 persone responsabili (a vario titolo) di attentati incendiari ai danni di esercizi commerciali, omicidi, tentati omicidi, estorsioni, rapine, armi e incendi. Un’indagine di polizia, carabinieri e guardia di finanza contro la criminalità foggiana (contigua alla camorra napoletana) e che rappresenta la risposta immediata dello Stato agli episodi criminali che si sono registrati in città nell’ultimo mese: cinque bombe e tre incendi ai danni di bar e negozi. La retata racchiude cinque filoni d’indagine che hanno ricostruito le responsaai bilità di chi ha progettato attentati incendiari e omicidi. Tra gli arrestati, in particolare, c’è il 21enne Rocco Moretti, nipote del boss omonimo ritenuto a capo della «Società» foggiana. Il giovane, secondo l’accusa, sarebbe il mandante della tentata estorsione collegata alla bomba esplosa il 7 gennaio scorso davanti alla profumeria «Gattullo» di via Lecce. A piazzarla— ricostruiscono gli inquirenti— sarebbe stato il 25enne foggiano Davide Monti (arrestato nel blitz). Moretti junior —emerge dalle indagini— nei giorni successivi all’attentato avrebbe avvicinato un parente del titolare della profumeria rivendicando il gesto criminale e pretendendo il pagamento di una tangente. In caso contrario avrebbe fatto chiudere gli altri tre punti vendita in città gestiti dalla famiglia Gattullo. In manette è finito anche il 23enne Abramo Procaccini, ritenuto l’esecutore materiale del doppio incendio alla friggitoria «Mordi e gusta».
Altri 4 provvedimenti cautelari sono stati notificati a persone legate al clan Moretti accusati di tre tentati omicidi avvenuti tra il 16 e 26 gennaio danni di due fratelli (a cui fa riferimento l’intercettazione «schiatta pure il fratello», ndr) del clan opposto. Si tratta di Gianfranco Bruno, 40 anni, alias «Il primitivo» elemento di spicco della «Società» foggiana ritenuto il mandante, il nipote Antonio Bruno di 21, Antonio Carmine Piscitelli di 36 e Giuseppe Ricco di 55 (inserito nel clan camorristico della famiglia Panico che opera in provincia di Napoli). Questi ultimi tre erano stati arrestati il 26 gennaio per il possesso di una pistola che avrebbero utilizzato nell’agguato fallito. La vendetta — secondo gli inquirenti— sarebbe collegata all’omicidio di Rodolfo Bruno, cognato e padre di Gianfranco e Antonio Bruno assassinato il 15 novembre scorso alla periferia di Foggia. Tra gli altri arrestati anche tre presunti rapinatori foggiani e altri due appartenenti a clan del Gargano per possesso di esplosivo.
«È arrivata la risposta dello Stato. Una risposta corale, frutto della sinergia tra polizia, carabinieri e guardia di finanza. Tra le altre cose, abbiamo sventato un tentativo di omicidio studiato con grande pervicacia. Siamo contenti di essere riusciti a salvare delle vite» ha detto il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro. Soffermandosi poi sugli attentati agli esercizi commerciali avvenuti negli ultimi giorni, (3 in meno di una settimana) Vaccaro ha detto di aver «letto numerosi messaggi di gente che ci incoraggia ad andare avanti, e stiamo percependo nella società civile la voglia di rialzare la testa. L’attività estorsiva ha impoverito questa città. Abbiamo la necessità - ha concluso Vaccaro - di creare un ponte tra le vittime, le forze dell’ordine e la magistratura. La rassegnazione è la tentazione più forte di questo fenomeno».
Sulla retata a Foggia è intervenuto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini: «Grazie alle forze dell’ordine e agli inquirenti: è la risposta migliore a chi, anche nelle ultime ore, insinuava che lo Stato fosse distratto. Non è così: non vogliamo dare tregua ai criminali. Dalle parole ai fatti». Soddisfatto anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano:«Si tratta di un risultato straordinario che ha permesso di garantire alla giustizia frange importanti della criminalità organizzata. Dobbiamo continuare su questa strada che è quella giusta, perché la rete della legalità prevalga su quella del crimine».
Cinque filoni L’inchiesta condotta dalla Procura di Foggia riguarda cinque diversi filoni