Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’allarme di Grasso «Gli imprenditori fanno ancora poco»
«Bisogna insistere con le operazioni come questa perché hanno un grande effetto sulla fiducia nella comunità anche se questa, da sola, non è sufficiente». Così Tano Grasso presidente nazionale della Fai, la Federazione delle Associazioni antiracket e antiusura Italiane, commenta l’operazione che ieri, a Foggia, ha portato in carcere 16 persone, tra cui anche i presunti responsabili di attentati estorsivi a commercianti della città.
Presidente come giudica la situazione di Foggia anche dopo i recenti attentati dinamitardi?
«Io conosco molto bene la situazione del vostro territorio. Ci sono stato molte volte e ricordo il lavoro che facemmo per Vieste e per realizzare l’associazione antiracket nel centro garganico. Lunedì sono stato proprio a Foggia e posso dire che non è cambiata molto».
In che senso?
«Da qualche tempo forze dell’ordine e magistrati sono molto più incisivi rispetto a qualche anno fa. Non è che prima non fossero bravi investigatori. Solo che questo è un periodo delicato per Foggia, le istituzioni dello Stato ci stanno mettendo il massimo impegno e, soprattutto, incisività. E lo dimostrano i tanti
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importanti arresti degli ultimi mesi. Lo provano i tanti, tantissimi risultati ottenuti. Ma dall’altra parte c’è il problema di sempre: la scarsa, direi scarsissima collaborazione della popolazione. Certo c’è qualcuno che fornisce il proprio contributo alle indagini e agli investigatori, ma è ancora troppo poco. Prevale un generale atteggiamento di acquiescenza. Anche dopo le numerose operazioni di polizia e carabinieri che hanno portato a diversi arresti non si è mai riusciti a tirare fuori una collaborazione. Non è possibile».
Però adesso anche a Foggia si parla molto del problema del racket.
«Da un lato tutti dicono che il racket è un fenomeno emergenziale e preoccupante, tutti hanno paura delle bombe, degli attentati. C’è anche l’appello di qualche commerciante. Ma poi quando mettono una bomba nessuno ha mai ricevuto minacce o richieste estorsive. Certo ogni bomba, diciamo ha una sua storia. Ma a Foggia il vero problema è che la gente non si è ancora messa sulla scia di quanto stanno facendo le istituzioni dello Stato. Le forze dell’ordine, la magistratura, la prefettura, la cosiddetta squadra Stato, da diverso tempo sta operando con risultati importanti, eccellenti. Una scia verso la legalità che non viene seguita dalla comunità. A cominciare dal mondo imprenditoriale».
Si spieghi meglio.
«Ci sono state diverse iniziative per contrastare il fenomeno del racket. Molte iniziative di parrocchie, associazioni. Ma gli imprenditori di Foggia cosa hanno fatto e cosa stanno facendo? Davvero poca cosa».
Di cosa ha bisogno allora il territorio foggiano?
«Bisogna insistere con gli arresti. Queste operazioni hanno un effetto importante sulla fiducia dei cittadini e della popolazione. Ma non basta. Non è sufficiente solo la fiducia per cambiare la rotta. Per avere una inversione di tendenza della comunità verso la legalità. Ancora oggi, in molti settori dell’imprenditoria foggiana, prevale un atteggiamento di convenienza».
In che senso?
«Molti imprenditori preferiscono non rischiare. E non dico rischiare la propria pelle. Ma non rischiare di denunciare o di scendere in prima fila per non avere problemi anche sul lavoro. E credete non è una cosa bella per i miei colleghi di Foggia».
Sono stato a Foggia da poco e posso dire che non è cambiata molto
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L’accusa
Ancora oggi in molti settori dell’imprenditoria prevale un atteggiamento di convenienza