Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Sigilli nella zona dell’ex autofficina delle Sud Est. Cinque avvisi di garanzia
Un’area inquinata a pochi metri dall’edificio che, fino alla scorsa estate, era pronto per diventare il nuovo Palagiustizia di Bari. Quell’area al rione Japigia è stata sequestrata ieri dai carabinieri del Noe e dalla guardia costiera che hanno eseguito il decreto firmato dal gip Giovani Anglana e che interessano i terreni in prossimità di via Oberdan, vicino al palazzo ex Inpdap che avrebbe dovuto accogliere gli uffici giudiziari e nell’area della ex Autofficina non lontano dall’ex Fibronit. Nell’inchiesta si ipotizza l’omessa bonifica da parte delle Ferrovie Sud Est, proprietarie di quell’area. Cinque le persone indagate nell’inchiesta: Luigi Albanese dirigente dei sistemi di Azienda delle Ferrovie Sud Est, Francesco Meleleo, dirigente del settore Ambiente pro tempore della Città Metropolitana di Bari, attuale proprietaria di alcuni suoli, Nicola Nitti, amministratore unico della Immoberdan Srl, ex proprietaria di parte delle aree sequestrate, Stefano ed Ettore Corà, amministratori delegati pro tempore della «Feltrinelli Legnami» Spa, proprietaria degli altri terreni. Alcune di quelle aree erano già state sottoposte a sequestro probatorio. Le indagini avrebbero accertato il superamento della Csc (concentrazione di sostanze contaminate, ndr) nelle acque della falda».
I risultati della relazione tecnica sono contenuti nel provvedimento del gip e avrebbero accertato, in particolare, che «non sono state riscontrate fibre di amianto aerodisperso all’interno e in prossimità dell’area in sequestro» e poi ancora che «il terreno di una porzione dell’area Autofficina è potenzialmente contaminato e molto probabilmente contaminato da idrocarburi pesanti. Sono state riscontrate— scrive il gip Anglana— evidenze di potenziale contaminazione del terreno anche esternamente all’area dell’Autofficina». Gli inquirenti spiegano ancora che «la falda acquifera sottostante l’area Autofficina è contaminata e rappresenta un rischio per l’ambiente circostante a causa della possibilità che il moto d’acqua trasferisca gli inquinanti esternamente al sito. Fortunatamente — spiega il gip— i controlli eseguiti da Arpa Puglia non hanno ad oggi mostrato definitivi indici di contaminazione». Fermo restando però che le «aree esaminate non sono state oggetti di alcuna bonifica».