Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il giornalista Attilio De Matteis scoprì i due artisti nel 2002
Pio e Amedeo, cabaret foggiano e ironia anti-Salvini a Sanremo «Li portai in tv per le barzellette»
«Un tempo andare a San Severo era già un successo. Oggi dire che siamo a Sanremo è un sogno impensabile». Dalle tavole del palcoscenico del Piccolo Teatro a Foggia, con allora i suoi 100 posti, a quelle dell’Ariston sono trascorsi esattamente 18 anni. Allora erano in tre, si chiamavano gli Atomic Cabaret, dall’altra sera il collaudato duo, Pio e Amedeo ha ricevuto la consacrazione nazionale inseguita per anni. Uno show, all’Ariston, esilarante anche per l’ironia sui politici, come Salvini, soprattutto per i migranti. Quasi come se fossero i veri leader dell’opposizione, come peraltro qualcuno li ha definiti sui social.
La passione per il cabaret e per il pallone, lo slang foggiano, la gestualità esagerata, trash già allora, la battuta spesso volgare, l’ironia tipica dei foggiani che tende a sdrammatizzare ogni cosa. Li vide muovere i primi passi una emittente locale, Telefoggia. «Si era appena concluso il campionato di calcio, eravamo nel 2002, e fui invitato ad una cena della squadra del Foggia in un noto ristorante», racconta Attilio De Matteis, giornalista e all’epoca direttore della più longeva emittente televisiva locale. «Al tavolo accanto al mio, con alcuni tifosi c’erano loro due, non li conoscevo. Raccontavano barzellette ed erano esilaranti, irresistibili». De Matteis li invitò a Telefoggia. «Si presentarono il giorno dopo. Non me lo aspettavo che avessero accolto l’invito così, immediatamente. Io la portai un po’ per le lunghe, all’inizio non ero convinto che potessero funzionare in televisione. Ma continuarono a tornare chiedendo di poter fare qualcosa in tv». Non c’era il digitale terrestre, i «social» arriveranno due anni dopo e le trasmissioni televisive delle tv locali, soprattutto quelle di calcio, avevano un largo seguito. E così fecero il loro esordio come due veri agguerritissimi, tifosi «grezzacchioni» (ndr cafoni). I foggiani li conobbero come i tifosi, Fafonzo e Archimede, ricorda De Matteis, la prima volta con un piccolo cammeo nella trasmissione «Pane e Pallone». Due puntate zero, per tastare il palato ai foggiani. Fu un successo.
«Giunsero molte telefonate in tv e capii che bucavano. Spesso rimandavamo in onda i loro sketch perché ce li chiedevano i telespettatori», ammette l’allora direttore. L’anno dopo bissarono e furono inseriti sempre in una trasmissione sportiva: «Direttissima». Ma il successo, locale quello che poi li farà volare da Telefoggia a Telenorba, arrivò nel 2007. Sempre con De Matteis confezionarono una trasmissione interamente condotta da loro, girata quasi interamente in esterno. «Occhio di bue», questo il titolo. «Giravano o con una telecamerina amatoriale o con un nostro operatore, Danilo Longo, nei bar della città, nei luoghi pubblici, al mercato, sullo stile delle Candid camera – ricorda De Matteis - Scherzi telefonici, interpretazioni della genìa locale, vizi e virtù dei foggiani condensate in battute sempre al limite». «La nostra forza è sapere di poter contare sull’affetto della nostra gente», scrivono spesso, Pio e Amedeo, sulla loro pagina Fb mantenendo intatto il legame con la città di Foggia, con la squadra di calcio e con il loro essere orgogliosamente meridionali.
La Rai, Italia Uno, e poi gli spettacoli in giro per l’Italia, il Forum Italico, il forum di Assago. Ma ogni volta sembra che si rinnovi quella magia del 2001 dove in sala c’erano 100 spettatori «tutti parenti e amici», il biglietto costava 10 mila lire e al termine del primo spettacolo, raccontano in un post di un mese fa, di aver subito sciolto il trio «per la lite sui conti, perché nessuno mollava la 1000 lire dispari».
Erano al tavolo accanto al mio, con alcuni tifosi Non li conoscevo, il loro slang era uno spettacolo