Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
PIÙ CONFISCHE CONTRO LA MAFIA
La relazione della Direzione investigativa antimafia fa definitivamente piazza pulita di una rappresentazione anacronistica e stereotipata della criminalità organizzata in Puglia. Dal Gargano al Salento, passando per la Bat e le province di Bari e Taranto, sono 133 i clan tuttora operativi in 113 città della regione. Ma al di là dell’impressionante dato numerico, che comunque non può non destare enorme preoccupazione in quanto testimonia un inquinamento malavitoso che risparmia poche isole più o meno felici, il dossier degli investigatori rivela la rinnovata capacità manageriale delle cosche e le ultime strategie dei boss. I quali sovrintendono agli equilibri criminali tenendo sempre presente la rotta che consente di conquistare priorità ben precise: il controllo del territorio, i guadagni assicurati dalle attività illecite e il fiume di denaro garantito da altri affari dalla facciata pulita spesso esportati anche all’estero.
La vocazione imprenditoriale della mafia pugliese non è una novità assoluta: al contrario, proprio in quanto più recente rispetto alle altre organizzazioni, si è sempre caratterizzata come una galassia estremamente frammentata ma con un comune denominatore affaristico, come del resto dimostra la capacità di gestire negli anni d’oro del contrabbando enormi quantità di denaro giungendo al punto di incidere sugli equilibri geopolitici di Paesi vicini.
Adesso però - spiega la Direzione investigativa antimafia nel dossier - i clan hanno scelto una strategia ben precisa: creare una struttura nuova che nella relazione viene definita «multi business» per avviare una campagna di espansione verso i mercati legali. Uno scenario decisamente allarmante che rischia di affossare ulteriormente il Sud, considerato che - ha dichiarato tempo fa il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi - la presenza della criminalità organizzata in Puglia e Basilicata ha provocato una flessione del Pil di venti punti percentuali negli ultimi vent’anni.
Alla luce di una situazione di questo genere, è evidente come la nuova frontiera della lotta alla mafia sia anche e soprattutto economica. E in un simile contesto la confisca delle attività imprenditoriali finite nel cono d’ombra dei clan può rivelarsi la carta decisiva da giocare al tavolo della legalità. A patto di non lasciarle inutilizzate, garantendo invece lavoro e sicurezza nel rispetto della legge. E di farlo in tempi rapidi visto che - come sottolineato in una relazione della Corte dei Conti - «il problema fondamentale è rappresentato dalla lunghezza dei procedimenti».