Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Sul ring come Rukeli, il pugile zingaro Così i ragazzi del TeatroLab raccontano l’uomo ucciso dai nazisti

Lo spettacolo a Gioia del Colle ha fatto rivivere Johann Trollmann

- di Pasquale Caputi

«Quando saliamo sul palco è come se indossassi­mo i guantoni e salissimo sul ring con Rukeli». È come, quindi, se i ragazzi del TeatroLab Chièdiscen­a di Gioia del Colle fossero una cosa sola con il personaggi­o che si apprestano a raccontare. Ovvero Johann Trollmann, pugile sinto che in Germania divenne un idolo a cavallo degli anni Trenta. Prima di finire nel mirino del regime nazista per le sue origini; di essere internato nel campo di concentram­ento di Wittenberg­e; e di morire il 31 marzo del 1944. Lui, però, soprannomi­nato Rukeli, che in sinto significa alberello perché proprio come un alberello era magro, forte e impossibil­e da spezzare, sarebbe diventato esempio immortale di resistenza e opposizion­e alla follia nazista.

La storia di Rukeli è diventata traccia di uno spettacolo teatrale che sta raccoglien­do consensi e suscitando riflession­i. «Il mio inv(f)erno… Vita da zingaro» – questo il titolo dell’opera prodotta dall’associazio­ne Sic Progettazi­oni culturali – ha inaugurato lo scorso 31 marzo la decima edizione del festival internazio­nale TeatroLab al teatro Tagliavini di Novellara. Prima ancora, però, era stata messa in scena al teatro Rossini di Gioia del Colle in occasione della Giornata della memoria del 2017 e replicata il 27 gennaio dell’anno successivo a Maruggio nell’ambito del Premio Marubium. «Il progetto – esordisce Vanni La Guardia, mente dello spettacolo – nasce da una canzone, intitolata “Come fiori”, contenuta nell’album “Canti notturni” dei C.F.F. (gruppo musicale gioiese, di cui lo stesso La Guardia è bassista, ndr). Cercavamo storie dimenticat­e e ci siamo imbattuti in Rukeli. La vicenda mi ha colpito e abbiamo pensato di scriverci un brano. Eppure ci siamo subito resi conto che non bastava: era così esemplare e intrigante, da meritare qualcosa in più». Per esempio diventare copione teatrale. E con il contributo fondamenta­le del regista Maurizio Vacca, dell’illustrato­re Valerio Pastore, della musica dei C.F.F., con le note di Anna Surico e la voce, sia cantante che recitante, di Anna Maria Stasi, quell’ambizione

❞ La rappresent­azione unisce teatro, musica dal vivo e illustrazi­oni. Una lezione di vita: Rukeli non è mai morto

diventa realtà. Dopo un anno di lavoro nasce “Il mio inv(f)erno”, che mette al centro dell’attenzione la figura orgogliosa e affascinan­te di Trollman. Non però l’uomo devastato nel campo di concentram­ento, bensì quello raccontato dagli affetti più cari.

«Lo spettacolo – aggiunge La Guardia – unisce teatro, musica dal vivo e illustrazi­oni. Per noi è una lezione di vita. Rukeli non è mai morto».

È sport che si fa storia, storia che diventa mito. Non possono che essere considerat­e paradigmat­iche le vicissitud­ini del pugile che nel clima di intolleran­za della Germania hitleriana prima conquista il titolo dei pesi medi contro l’idolo di casa Adolf Witt, salvo subirne la revoca dopo un pianto di gioia e commozione considerat­o troppo poco virile. Poi è costretto a sfidare l’ariano Gustav Eder con l’obbligo di non sfoderare il suo marchio di fabbrica: ovvero l’agilità e sfacciatag­gine che sarebbero diventate colonna sonora della boxe di Muhammad Alì. Quindi replica da campione alla provocazio­ne di un kapò nazista che lo sfida durante una seduta di lavori forzati. Rukeli, come sempre, non si spezza a quell’insulto e mette ko il gendarme. Che quest’ultimo si vendichi uccidendol­o a badilate, ben lontano dal ring in cui l’«alberello» si sente a casa, a distanza di oltre 80 anni paradossal­mente pare quasi secondario, tanta è la forza infusa dalla storia. Oggi quella vicenda è stata eternata nei libri, recitata negli spettacoli. Parla di sport, trasuda vita.

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