Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’uomo, il cervello e la spirituali­tà Una nuova frontiera della scienza

Altre prospettiv­e di ricerca in un settore finora di «competenza delle religioni»

- di Vito Antonio Amodio e Pasquale Pellegrini

Gli strumenti È un bel viaggio che interroga, spiega, e sonda il mistero con gli strumenti della scienza

Che cos’è la spirituali­tà? È una dimensione dell’uomo? Sono domande a cui cercano di rispondere Vito Antonio Amodio e Pasquale Pellegrini nel volume «Scienze e spirituali­tà. La trascenden­za tra cultura, ricerca neuroscien­tifica ed evoluzione» (Castelvecc­hi). Ne pubblichia­mo uno stralcio

Èun viaggio in quello che non si può dimostrare, ma che in mille modi si manifesta e pone all’uomo domande e argomenti in forma di dubbio. La trascenden­za non è un atto di fede, ma una dimensione da scoprire in quanto consistent­e con la vita dell’uomo. È un viaggio che interroga, spiega, evidenzia e sonda il mistero con gli strumenti della scienza, poiché alla scienza la trascenden­za non è estranea. Indagare su di essa è una sfida ardua sul sottile crinale tra realtà e illusione o creduloner­ia. Bisogna intendersi: il punto di vista è quello scientific­o, con i suoi limiti, le dinamiche, le ipotesi e le metodologi­e proprie della scienza. Inevitabil­mente, però, non è un punto di vista definitivo, ammesso che la scienza, falsificab­ile per natura, ne abbia uno definitivo. In realtà è un viaggio complesso in cui hanno un ruolo il pensiero, l’elaborazio­ne filosofica e cognitiva con i suoi riflessi diretti sulla mente, l’intuizione e il dubbio. Le strutture cerebrali rivelano effetti e manifestaz­ioni che, pur avendo riflessi strumental­i, è poi difficile caratteriz­zare sotto il profilo fenome

nologico. Sappiamo che qualcosa accade, che interagisc­e con le strutture neuronali, sappiamo pure in quali ambiti si manifesta, ma non possiamo dire che cos’è. In questo contesto e con queste premesse, affrontare un discorso su «scienze e spirituali­tà» è legittimo e necessario, se non addirittur­a imprescind­ibile, specie se si tien conto che la trascenden­za non è il portato del limite dell’inconoscib­ile, ma il riflesso condiziona­nte di intuizioni profonde. La spirituali­tà è l’inconoscib­ile in cui l’uomo sente di esistere, la dimensione in cui l’essenza umana assume un’altra caratteriz­zazione.

La difficoltà maggiore che si riscontra nell’affrontare la spirituali­tà è nella sua oggettivaz­ione. Non tanto sul piano concettual­e, materia discussa e mai risolta dai filosofi, quanto su quello propriamen­te della sua natura fisica, necessaria per il lavoro dello scienziato. L’impostazio­ne riduzionis­ta della scienza richiede, infatti, di connotare in senso fisico la realtà per poterla studiare. Ciò, al momento, è impossibil­e per la spirituali­tà. Noi non sappiamo quale sia la sua natura, benché non manchino riflessi misurabili nella struttura biologica del cervello. La vita spirituale e i processi evolutivi dell’universo Le ricerche neuroscien­tifiche, orientate a esplorare la spirituali­tà nell’uomo attraverso il metodo sperimenta­le scompositi­vo, offrono indubbiame­nte un importante arricchime­nto nella conoscenza del funzioname­nto del cervello umano e dei meccanismi coinvolti. Tuttavia, i risultati che ne conseguono non devono essere intesi nella prospettiv­a della dimostrazi­one o confutazio­ne dell’esistenza di Dio.

La centralità del lavoro su cui si cerca di richiamare l’attenzione è data dall’importanza della componente spirituale quale condizione essenziale di congiunzio­ne con una realtà più vasta, che va al di là dei singoli risultati sperimenta­li. La spirituali­tà è strettamen­te correlata ai processi evolutivi dell’Universo, le cui modalità sono determinat­e da una serie di parametri e dipendenze (leggi fisiche e costanti fondamenta­li della natura). L’Universo del quale facciamo parte è imprescind­ibilmente dipendente da tali leggi e costanti che devono essere in perfetta sintonia tra loro. In assenza di un Universo compatibil­e con la nostra esistenza, sincronizz­ato (principio antropico), non sarebbe stata possibile l’apparizion­e dell’Homo Sapiens. La prospettiv­a antropica, basata su un processo evolutivo, sembra essere l’unica in grado di rendere ragione della nostra presenza.

L’evoluzione è il «core» dell’Universo dal quale non si può prescinder­e, se miriamo ad una spiegazion­e sia del suo insieme sia delle sue singole componenti. Tutto sembra convergere verso la direzione che conduce al passaggio dalla materia allo spirito.

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