Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Allarme desertificazione al Sud «Lucania a rischio in cinque anni»
Esperti a confronto per quattro giorni. «In Basilicata va gestita meglio la risorsa acqua»
Scienziati e ricercatori non sempre possono immaginare con precisione ciò che accadrà fra dieci o venti anni. Se però il tema è quello dell’ambiente e della desertificazione, emergenza principale del pianeta, sono sempre di più quelli che descrivono con dati alla mano e con toni allarmati la situazione dei prossimi decenni.
L’impegno internazionale ha trovato a Matera un luogo ideale nel quale ospitare il nono simposio sull’irrigazione e l’ortofrutticoltura e il festival dell’innovazione su acqua e irrigazione. Per quattro giorni esperti mondiali, esponenti dalla Fao, del Ministero delle Politiche agricole italiane, studiosi di piante e alimentazione, del Dipartimento californiano dell’aria e delle risorse idriche, analizzeranno ciò che i Paesi più o meno industrializzati stanno subendo a causa dei cambiamenti climatici e cercheranno di mettere a punto strategie comuni e meccanismi per aggredire il fenomeno globale più pericoloso del secolo. I prossimi cinque anni saranno fondamentali dovunque. Il professor Bartolomeo Dichio che insieme al collega Cristos Kiloyannis dell’Università di Basilicata, ha riunito queste eccellenze nella capitale europea della cultura, spiega molto chiaramente qual è la situazione e perché nemmeno la Basilicata è esente dal rischio desertificazione nonostante possieda la maggior parte delle risorse naturali disponibili. «Il processo è globale, anche se per contribuire a ridurre questo fenomeno dobbiamo imparare a gestire il territorio». «Da subito», aggiunge, «si possono introdurre nel nostro territorio delle cultivar che sono resilienti rispetto ai cambiamenti climatici. Nel nord Africa ci sono particolari specialità di pesche, ad esempio, che si prestano bene a questo ruolo. L’altro processo è quello delle colture sotto serra che rappresentano un interessante strumento, come accade già da tempo nella provincia di Matera e in particolare nel Metapontino. Il Dicem, Dipartimento delle culture europee e del Mediterraneo, ospita un gruppo di ricerca di orticoltura che da oltre 30 anni lavora sulla sostenibilità e la gestione dei siti in frutticultura». «La nostra attenzione», spiega ancora Dichio, «è rivolta alla gestione dei suoli a basso impatto ambientale attraverso le non lavorazioni del suolo, l’inerbimento ovvero la crescita dell’erba spontanea e la concimazione guidata. Serve, però, un monitoraggio, ad esempio, sui nitrati nel suolo, attività che il nostro dipartimento porta avanti da oltre 15 anni e che svolgiamo con l’Alsia, l’agenzia di sviluppo e innovazione in agricoltura e le organizzazioni di produttori. Fondamentale è l’acqua che in Basilicata viene gestita in quantità incredibili. Per ogni impianto di pesche, ad esempio, si forniscono fino a 10 mila metri cubi di acqua. Rendere più oculata la gestione di questa risorsa, attraverso azioni effettuate solo quando necessario, evita eccessi e difetti. La fisiologia della pianta in questo senso ci aiuta molto, ad esempio dopo la raccolta riduciamo del 50% l’utilizzo di acqua». «L’acqua è un bene limitato», spiega il direttore dell’Alsia Domenico Romaniello, «e in quanto tale merita profondo rispetto e va gestita nel migliore dei modi. I quattro giorni che ci impegneranno nel corso dei lavori del simposio, sono una scommessa che vogliamo vincere e che ci mette a confronto con ciò che accade nel resto del mondo. Le conseguenze dei cambiamenti climatici, in questo senso, devono unire non solo gli sforzi per le buone pratiche ma anche le modalità di analisi dei dati a nostra disposizione per trasformarli in strumenti efficaci».
Le coltivazioni
«Bisogna introdurre quelle resilienti, adatte a contrastare il fenomeno globale»