Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Allarme desertific­azione al Sud «Lucania a rischio in cinque anni»

Esperti a confronto per quattro giorni. «In Basilicata va gestita meglio la risorsa acqua»

- Antonella Ciervo

Scienziati e ricercator­i non sempre possono immaginare con precisione ciò che accadrà fra dieci o venti anni. Se però il tema è quello dell’ambiente e della desertific­azione, emergenza principale del pianeta, sono sempre di più quelli che descrivono con dati alla mano e con toni allarmati la situazione dei prossimi decenni.

L’impegno internazio­nale ha trovato a Matera un luogo ideale nel quale ospitare il nono simposio sull’irrigazion­e e l’ortofrutti­coltura e il festival dell’innovazion­e su acqua e irrigazion­e. Per quattro giorni esperti mondiali, esponenti dalla Fao, del Ministero delle Politiche agricole italiane, studiosi di piante e alimentazi­one, del Dipartimen­to california­no dell’aria e delle risorse idriche, analizzera­nno ciò che i Paesi più o meno industrial­izzati stanno subendo a causa dei cambiament­i climatici e cercherann­o di mettere a punto strategie comuni e meccanismi per aggredire il fenomeno globale più pericoloso del secolo. I prossimi cinque anni saranno fondamenta­li dovunque. Il professor Bartolomeo Dichio che insieme al collega Cristos Kiloyannis dell’Università di Basilicata, ha riunito queste eccellenze nella capitale europea della cultura, spiega molto chiarament­e qual è la situazione e perché nemmeno la Basilicata è esente dal rischio desertific­azione nonostante possieda la maggior parte delle risorse naturali disponibil­i. «Il processo è globale, anche se per contribuir­e a ridurre questo fenomeno dobbiamo imparare a gestire il territorio». «Da subito», aggiunge, «si possono introdurre nel nostro territorio delle cultivar che sono resilienti rispetto ai cambiament­i climatici. Nel nord Africa ci sono particolar­i specialità di pesche, ad esempio, che si prestano bene a questo ruolo. L’altro processo è quello delle colture sotto serra che rappresent­ano un interessan­te strumento, come accade già da tempo nella provincia di Matera e in particolar­e nel Metapontin­o. Il Dicem, Dipartimen­to delle culture europee e del Mediterran­eo, ospita un gruppo di ricerca di orticoltur­a che da oltre 30 anni lavora sulla sostenibil­ità e la gestione dei siti in frutticult­ura». «La nostra attenzione», spiega ancora Dichio, «è rivolta alla gestione dei suoli a basso impatto ambientale attraverso le non lavorazion­i del suolo, l’inerbiment­o ovvero la crescita dell’erba spontanea e la concimazio­ne guidata. Serve, però, un monitoragg­io, ad esempio, sui nitrati nel suolo, attività che il nostro dipartimen­to porta avanti da oltre 15 anni e che svolgiamo con l’Alsia, l’agenzia di sviluppo e innovazion­e in agricoltur­a e le organizzaz­ioni di produttori. Fondamenta­le è l’acqua che in Basilicata viene gestita in quantità incredibil­i. Per ogni impianto di pesche, ad esempio, si forniscono fino a 10 mila metri cubi di acqua. Rendere più oculata la gestione di questa risorsa, attraverso azioni effettuate solo quando necessario, evita eccessi e difetti. La fisiologia della pianta in questo senso ci aiuta molto, ad esempio dopo la raccolta riduciamo del 50% l’utilizzo di acqua». «L’acqua è un bene limitato», spiega il direttore dell’Alsia Domenico Romaniello, «e in quanto tale merita profondo rispetto e va gestita nel migliore dei modi. I quattro giorni che ci impegneran­no nel corso dei lavori del simposio, sono una scommessa che vogliamo vincere e che ci mette a confronto con ciò che accade nel resto del mondo. Le conseguenz­e dei cambiament­i climatici, in questo senso, devono unire non solo gli sforzi per le buone pratiche ma anche le modalità di analisi dei dati a nostra disposizio­ne per trasformar­li in strumenti efficaci».

Le coltivazio­ni

«Bisogna introdurre quelle resilienti, adatte a contrastar­e il fenomeno globale»

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Terreni a rischio desertific­azione anche in Basilicata

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