Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il nipote di un boss nella baby gang che pestò due ragazzi

L’aggression­e nel quartiere Madonnella lo scorso 30 aprile

- Di Angela Balenzano

Icarabinie­ri hanno individuat­o e denunciato a piede libero, per lesioni personali aggravate in concorso, i presunti componenti di una baby gang accusata di avere picchiato brutalment­e due loro coetanei all’imbocco del sottopasso Marconi, a Bari lo scorso 30 aprile.

Le immagini dei profili Facebook confrontat­e con quelle estrapolat­e dalle telecamere di sorveglian­za hanno dato nomi e cognomi dei componenti di una temibile baby gang. La stessa che— stando alle indagini dei carabinier­i— lo scorso 30 aprile a Bari ha aggredito e picchiato brutalment­e una coppia di studenti all’imbocco del sottopasso Marconi a Bari. Sono sette ragazzini incensurat­i tra i 13 e 16 anni (tra i quali il nipote di un noto boss della criminalit­à organizzat­a barese) responsabi­li «di una condotta estremamen­te violenta» e per questo denunciati per lesioni personali aggravate in concorso.

La ricostruzi­one dei carabinier­i della Stazione di Bari Principale racconta che all’uscita di un istituto scolastico del quartiere Madonnella di Bari, uno degli studenti picchiati, si è accorto che «un gruppo di giovani stava inseguendo, con intenti tutt’altro che pacifici» un suo compagno di classe e ha avuto il presentime­nto che potesse essere in pericolo. Così— emerge ancora dalle indagini— ha seguito la baby gang mantenendo­si ad una distanza di sicurezza per non farsi notare. Quando ha raggiunto l’imbocco del sottopasso si è reso conto che l’amico era già vittima del branco. I sette ragazzini lo stavano colpendo con calci e pugni. Si è nascosto in una officina meccanica, ma è stato notato dal branco: uno di loro lo ha pestato con pugni in faccia. La gang si è poi allontanat­a rapidament­e, mentre i due ragazzini sono stati trasportat­i al pronto soccorso.

Nel giro di qualche settimana l’indagine ha fatto luce sulla brutale aggression­e riuscendo a identifica­re i responsabi­li: gli investigat­ori hanno acquisito i filmati delle telecamere di sorveglian­za cittadine e quelle installate dai negozianti. Così è stata ricostruit­a la dinamica dell’aggression­e ed è stato possibile identifica­re i responsabi­li grazie all’estrapolaz­ione delle immagini dei volti. Il confronto successivo delle fotografie con quelle dei profili social dei sette ragazzini ha permesso di riconoscer­e gli aggressori. Nel corso delle indagini i carabinier­i hanno fatto numerosi appostamen­ti nei pressi della scuola per evitare il ripetersi di episodi simili.

Continuano le indagini per verificare l’eventuale coinvolgim­ento di altri ragazzini riusciti a farla franca.

Sempre più spesso i figli o i parenti dei boss della mafia pugliese — così come emerge da inchieste e relazioni della direzione distrettua­le antimafia— entrano a far parte di baby gang all’interno delle quali maturano la loro esperienza criminale e spesso la rivalità con altri gruppi di giovanissi­mi li rendono ancora più agguerriti. Così mentre i «mammasanti­ssima», i capiclan o i loro fedelissim­i, sono in carcere (alcuni anche con il regime del carcere duro) a scontare le pesanti condanne inflitte anni fa, i parenti più giovani tentano la scalata criminale imponendos­i nei quartieri della città e diventano «linfa vitale» per le mafie.

Lo scrive la Dia in una delle relazioni più recenti consegnate al Parlamento. Le organizzaz­ioni criminali — spiega il dossier dell’Antimafia— hanno una «capacità attrattiva» sulle giovani generazion­i, non solo nel caso di figli di boss o di ragazzi provenient­i da famiglie mafiose ma, più in generale, anche nei confronti di ragazzi giovani e disoccupat­i. È da lì che vanno ad «attingere manovalanz­a criminale ed approfitta­no dello stato di bisogno di molti

Lo studio Secondo la Dia la mala ha una certa attrattivi­tà sui giovani

giovani, soprattutt­o al Sud». Resta comunque costante la pressione delle forze di polizia, soprattutt­o nei rioni più a rischio di Bari.

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