Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Le Vie della seta sono aperte: la nuova Cina un’opportunità da cogliere
Confronto tra Venturini, Bray, Patroni Griffi e Lala Hu su cultura, turismo e imprese
La Cina? Né incubo né modello, ma una sfida da cogliere. È il senso della quarta e penultima tappa del ciclo di incontri «Le Terrazze» del Corriere, coordinati da Maddalena Tulanti, che ha visto ieri sera a Bari il confronto tra Franco Venturini, editorialista del Corriere della Sera, Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di Sistema portuale barese, Lala Hu, docente della Cattolica di Milano, Massimo Bray, direttore dell’Enciclopedia «Treccani». Un confronto che ha toccato i diversi temi del rapporto Italia-Unione Europea-Cina: sviluppo, le opportunità della nuova «Via della Seta», cooperazione, turismo, scambi culturali.
E l’attualità del confronto è cresciuta proprio all’indomani dello scontro tra l’America di Trump, la Cina e il ruolo della Banca centrale europea, con l’obiettivo, annunciato da Draghi, del rilancio dell’acquisto di titoli di Stato, nonché di un ulteriore taglio dei tassi. Un contesto internazionale in forte fibrillazione («Non c’è scampo. Abbiamo perduto gli ormeggi, e siamo costretti ad andare alla deriva», la profezia di Montale), per il protezionismo trumpia-no, per le incertezze della Brexit, per la guerra commerciale tra Usa e Cina, i due «elefanti globali». Con le oggettive ricadute che questa può avere sull’Europa e sull’Italia.
Che cosa è la «Via della Seta»? L’editorialista del Corriere, Franco Venturini, traccia un bilancio del recente accordo tra Italia e Cina: «Pechino non è né un modello né una minaccia». Per Venturini sta cambiando il mondo per l’impatto di tecnologie, equilibrio di bilancio e potenza militare. È l’Europa che deve conquistare un suo spazio
e «scegliere tra sottomissione o usare le proprie chance. La visita del premier cinese in Italia entra in questa prospettiva, ma l’Italia si è mostrata impreparata». L’Italia ha sottoscritto accordi per meno di 3 miliardi, la Francia per 40. I porti della Puglia rischiano di essere esclusi dalla «Via della Seta», che punta ai porti del Nord: Genova e Trieste. La Cina – sottolinea Ugo Patroni Griffi - ha investito nel progetto 1800 miliardi di dollari, una cifra enorme: «Non siamo fuori, siamo collegati con il porto del Pireo, con la Turchia, la Bulgaria, c’è la direttrice terrestre. Si sbaglia a parlare solo di Genova e Trieste. Noi dobbiamo valorizzare l’intermodalità». L’obiettivo? Le infrastrutture e le aree Zes: «il porto deve adeguarsi al gigantismo navale».
Il ruolo della cultura nel rapporto con la Cina per Massimo Bray, ex ministro e direttore Enciclopedia «Treccani», è essenziale soprattutto nella tutela della privacy, per questo «non possiamo arrivarci in ordine sparso». Il caso lampante è la proposta della moneta digitale avanzata da Facebook. Che unirebbe economia con la grande conoscenza dei dati personali di milioni e milioni di persone. E l’Italia? Deve puntare sulla cultura, sul suo patrimonio architettonico, paesaggistico.
Lala Hu, docente di marketing alla Cattolica, tocca il tema del turismo cinese in Italia, che può «offrire opportunità di crescita anche alla Puglia». L’Italia piace: è la prima meta per viaggi di lunga percorrenza, con oltre 3 milioni di visitatori, prima di Francia e Germania. Un giovane ingegnere industriale, Francesco Roma, laureato all’Università del Salento, ha raccontato la sua esperienza in Cina per studiare come le aziende italiane si confrontano con il mercato e la cultura cinese. Della serie: per sbarcare in Cina occorre conoscerne cultura e modello di business.