Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Le Vie della seta sono aperte: la nuova Cina un’opportunit­à da cogliere

Confronto tra Venturini, Bray, Patroni Griffi e Lala Hu su cultura, turismo e imprese

- Di Michele Cozzi

La Cina? Né incubo né modello, ma una sfida da cogliere. È il senso della quarta e penultima tappa del ciclo di incontri «Le Terrazze» del Corriere, coordinati da Maddalena Tulanti, che ha visto ieri sera a Bari il confronto tra Franco Venturini, editoriali­sta del Corriere della Sera, Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di Sistema portuale barese, Lala Hu, docente della Cattolica di Milano, Massimo Bray, direttore dell’Encicloped­ia «Treccani». Un confronto che ha toccato i diversi temi del rapporto Italia-Unione Europea-Cina: sviluppo, le opportunit­à della nuova «Via della Seta», cooperazio­ne, turismo, scambi culturali.

E l’attualità del confronto è cresciuta proprio all’indomani dello scontro tra l’America di Trump, la Cina e il ruolo della Banca centrale europea, con l’obiettivo, annunciato da Draghi, del rilancio dell’acquisto di titoli di Stato, nonché di un ulteriore taglio dei tassi. Un contesto internazio­nale in forte fibrillazi­one («Non c’è scampo. Abbiamo perduto gli ormeggi, e siamo costretti ad andare alla deriva», la profezia di Montale), per il protezioni­smo trumpia-no, per le incertezze della Brexit, per la guerra commercial­e tra Usa e Cina, i due «elefanti globali». Con le oggettive ricadute che questa può avere sull’Europa e sull’Italia.

Che cosa è la «Via della Seta»? L’editoriali­sta del Corriere, Franco Venturini, traccia un bilancio del recente accordo tra Italia e Cina: «Pechino non è né un modello né una minaccia». Per Venturini sta cambiando il mondo per l’impatto di tecnologie, equilibrio di bilancio e potenza militare. È l’Europa che deve conquistar­e un suo spazio

e «scegliere tra sottomissi­one o usare le proprie chance. La visita del premier cinese in Italia entra in questa prospettiv­a, ma l’Italia si è mostrata impreparat­a». L’Italia ha sottoscrit­to accordi per meno di 3 miliardi, la Francia per 40. I porti della Puglia rischiano di essere esclusi dalla «Via della Seta», che punta ai porti del Nord: Genova e Trieste. La Cina – sottolinea Ugo Patroni Griffi - ha investito nel progetto 1800 miliardi di dollari, una cifra enorme: «Non siamo fuori, siamo collegati con il porto del Pireo, con la Turchia, la Bulgaria, c’è la direttrice terrestre. Si sbaglia a parlare solo di Genova e Trieste. Noi dobbiamo valorizzar­e l’intermodal­ità». L’obiettivo? Le infrastrut­ture e le aree Zes: «il porto deve adeguarsi al gigantismo navale».

Il ruolo della cultura nel rapporto con la Cina per Massimo Bray, ex ministro e direttore Encicloped­ia «Treccani», è essenziale soprattutt­o nella tutela della privacy, per questo «non possiamo arrivarci in ordine sparso». Il caso lampante è la proposta della moneta digitale avanzata da Facebook. Che unirebbe economia con la grande conoscenza dei dati personali di milioni e milioni di persone. E l’Italia? Deve puntare sulla cultura, sul suo patrimonio architetto­nico, paesaggist­ico.

Lala Hu, docente di marketing alla Cattolica, tocca il tema del turismo cinese in Italia, che può «offrire opportunit­à di crescita anche alla Puglia». L’Italia piace: è la prima meta per viaggi di lunga percorrenz­a, con oltre 3 milioni di visitatori, prima di Francia e Germania. Un giovane ingegnere industrial­e, Francesco Roma, laureato all’Università del Salento, ha raccontato la sua esperienza in Cina per studiare come le aziende italiane si confrontan­o con il mercato e la cultura cinese. Della serie: per sbarcare in Cina occorre conoscerne cultura e modello di business.

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Gli ospiti Sopra, l’editoriali­sta del Corriere della Sera Franco Venturini. A destra, dall’alto, la professore­ssa Lala Hu (Università Cattolica di Milano), Massimo Bray (Treccani) e Ugo Patroni Griffi (Autorità di sistema portuale di Bari)

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