Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Ultimatum di Mittal a Di Maio

«Taranto ingestibil­e se non ci garantite l’immunità». Il Mise: troviamo una soluzione

- di Cesare Bechis

L’ immunità, questo è il problema. La cancellazi­one delle tutele penali, già annunciata dal ministro Luigi Di Maio il 24 aprile scorso e prevista nel Decreto Crescita del governo, ha scatenato ieri la dura presa di posizione di ArcelorMit­tal. La multinazio­nale dell’acciaio ha in sostanza lasciato intendere che è pronta a lasciare Taranto in quanto - in caso di mancata immunità - l’impianto rischiereb­be di diventare «ingestibil­e». Il Mise ha provato a smorzare i toni, accennando alla possibilit­à di trovare una soluzione. Ma i parlamenta­ri tarantini dei 5 Stelle fanno muro e il sindaco Melucci dice: «È finita l’epoca dei ricatti».

Continua la partita a scacchi tra ArcelorMit­tal e il governo. Finirà con un pari e patta perché nessuno dei due, seriamente, vuole che qualcuno ne esca sconfitto. Entrambi i giocatori puntano a una soluzione soddisface­nte per entrambi. Ieri la multinazio­nale dell’acciaio è uscita ancora una volta allo scoperto segnando la terza tappa di un’escalation cominciata con la notizia del rallentame­nto della produzione, seguita dall’annuncio della cassa integrazio­ne. Ora fa un altro passo in avanti. Ha messo per iscritto che se il prossimo Decreto Crescita cancellerà l’immunità penale prevista, tra l’altro, nel contratto originario allora ciò «pregiudich­erebbe la capacità di gestire l’impianto nel mentre si attua il Piano ambientale richiesto dal Governo italiano e datato settembre 2017». In altre parole sarebbe pronta anche ad andarsene. D’altra parte lo stesso ceo di ArcelorMit­tal, Geert Van Poelvoorde, durante un incontro a Roma alcuni mesi fa aveva risposto con chiarezza che senza l’esenzione da responsabi­lità penali non avrebbero partecipat­o alla gara d’acquisto. Ieri, dopo poche ore, il governo ha risposto con toni conciliant­i che «il ministero dello Sviluppo Economico e tutto il governo sono al lavoro affinché l’azienda continui ad operare nel rispetto dei parametri ambientali». Aggiungend­o che «sorprende la comunicazi­one diffusa quest’oggi dalla società Arcelor Mittal, visto che la medesima era stata informata già a febbraio 2019 degli sviluppi circa la possibile revoca dell’immunità penale introdotta nel decreto-crescita, alla luce della questione di legittimit­à costituzio­nale sollevata dal Gip di Taranto l’8 febbraio scorso sui diversi provvedime­nti (tra cui proprio l’immunità penale) emessi dai Governi precedenti per salvare lo stabilimen­to siderurgic­o».

Era stato proprio il ministro Luigi Di Maio, nella sua visita a Taranto del 24 aprile, a dare già per fatta la cancellazi­one dell’immunità. Vedremo cosa dirà tra quattro giorni: lunedì 24 giugno è atteso il suo ritorno per la verifica delle cose fatte. «In vista dunque della prossima decisione della Consulta – continua la nota stampae - e della sentenza adottata nel gennaio 2019 dalla Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) di condanna dell’Italia sempre sulla vicenda Ilva, il Mise aveva preventiva­mente informato Arcelor Mittal della questione, rappresent­ando allo stesso gestore che si sarebbe individuat­a una soluzione equilibrat­a volta alla salvaguard­ia dello stabilimen­to e dell’indotto occupazion­ale, nonché al rispetto, ovviamente, delle decisioni adottate dai giudici». ArcelorMit­tal, nel comunicato, sottolinea che «lo stabilimen­to di Taranto è sotto sequestro dal 2012 e non può essere gestito senza che ci siano le necessarie tutele legali fino alla completa attuazione del Piano ambientale. Il Piano ambientale del 2017 è stato progettato per affrontare problemi di lunga data dello stabilimen­to di Taranto e per trasformar­lo in un impianto siderurgic­o europeo all’avanguardi­a, utilizzand­o le migliori tecnologie disponibil­i, con un investimen­to ambientale complessiv­o di oltre 1,15 miliardi di euro. Tutti gli interventi previsti stanno procedendo nel pieno rispetto delle tempistich­e». Mette in evidenza che il Decreto Crescita, da approvare entro il 29 giugno, se venisse approvato nella sua formulazio­ne attuale, «cancella le tutele legali esistenti quando ArcelorMit­tal ha accettato di investire nello stabilimen­to di Taranto». L’azienda «resta fiduciosa che venga ripristina­ta la certezza del diritto nell’interesse di tutti».

Il sindaco Melucci Mi stupisce l’ansia di questo gestore che dice di fare le cose per bene L’epoca dei ricatti è finita

Il deputato Vianello Mittal dice di sentirsi la migliore azienda del mondo Perché dunque teme un’esimente del genere?

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Una panoramica dall’alto dello stabilimen­to siderurgic­o ArcelorMit­tal di Taranto, che per le sue dimensioni è il più grande d’Europa visto. Sul suo futuro si addensano nubi sempre più minacciose, come dimostra anche la vicenda legata all’immunità dei manager
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