Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

NELLA TRAPPOLA DELL’AUTONOMIA

- di Fabio Calenda

L’ira dei governator­i di Lombardia e Veneto, condita da un epiteto fuori dalle righe («cialtroni») rivolto al governo per il colpo di freno impresso alla regionaliz­zazione della scuola, prelude al dialogo. La cosiddetta autonomia differenzi­ata si farà, temo nel peggiore dei modi. Del tutto coerente, purtroppo, con il processo sussultori­o che l’ha contraddis­tinta fin dall’inizio, in cui istanze di competizio­ne elettorale hanno prevalso su una riflession­e meditata riguardo a un tema cruciale per lo sviluppo, la governabil­ità e le fondamenta etiche del Paese.

Il punto di non ritorno l’ha segnato la riforma, targata centrosini­stra, del Titolo V della Costituzio­ne (2001), che ha dilatato le materie oggetto di legislazio­ne concorrent­e tra Stato e Regioni. I governi successivi hanno evitato di premere l’accelerato­re. Considero un merito dell’esecutivo guidato da Renzi il tentativo di istituzion­alizzare la conflittua­lità con i territori, tramite il Senato delle autonomie, parte integrante della sua riforma della Carta, bocciata dalle urne. Nello scorcio della passata legislatur­a, il governo Gentiloni ha improvvida­mente sottoscrit­to pre–intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, che prevedevan­o in buona sostanza la facoltà da parte del Parlamento di accoglierl­e o rigettarle in toto, ma non di emendarle, nonché l’attribuzio­ne di risorse alle regioni commisurat­a al gettito fiscale maturato al loro interno. Inserita nel calderone del contratto di governo, come fosse una pratica qualunque, l’autonomia è stata bloccata nel passaggio alla fase operativa (febbraio 2019) dalla pausa di riflession­e imposta dalla tardiva resipiscen­za dei grillini. Dopo mesi di schermagli­e scandite da caveat e rassicuraz­ioni, i governator­i sono montati sulle barricate per reclamare un pronto redde rationem. Non a caso, la bomba è esplosa sulle deleghe per l’istruzione, cruciali per l’entità delle risorse coinvolte e, soprattutt­o, per i rischi di sgretolame­nto di una funzione chiave per l’identità nazionale.

Risorse, deleghe. Aspetti in parte connessi, ma dalle criticità ben diverse. Sulle risorse, il dibattito ha messo in luce la fragilità concettual­e e l’iniquità sostanzial­e del cosiddetto residuo fiscale, quale criterio per la loro allocazion­e, che deve viceversa garantire eguali prestazion­i dei servizi essenziali (in primis sanità e istruzione) all’intera cittadinan­za, indipenden­temente dal territorio di residenza

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