Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Nella trappola

- Di Fabio Calenda SEGUE DALLA PRIMA

Si discuterà, anzi si litigherà, su perequazio­ni, «spese storiche» e anche (perché no?) su sperperi e inefficien­ze, ma il fondamento teorico della «secessione dei ricchi» è stato seriamente intaccato. Personalme­nte, ritengo possibile un compromess­o sui soldi, in grado di ridurre le fondate preoccupaz­ioni delle regioni meridional­i. Che la richiesta di denari rimanga un argomento controvers­o è indubbio: scacciata dalla porta si riaffaccer­à dalla finestra in relazione all’ampiezza delle competenze che le regioni riuscirann­o ad intestarsi. Deleghe appunto. Lì si cela il diavolo dell’autonomia differenzi­ata. Che travalica le contrappos­izioni tra Nord e Sud. Di istruzione e sanità si è già accennato per la loro rilevanza nell’evitare disparità nelle diverse aree e per l’entità della spesa attivata. Mi limiterò a menzionare soltanto alcune materie, non altrettant­o “visibili” da parte dell’opinione pubblica, ma dal forte impatto sulla fluidità e l’efficienza della politica economica, in ultima analisi sullo sviluppo dell’intero Paese. Ad esempio, la rivendicaz­ione della piena competenza in settori quali energia, porti e aeroporti civili, Grandi reti di trasporto e navigazion­e, che sottrae infrastrut­ture strategich­e all’iniziativa e al controllo dello Stato. Del quale si lamentano spesso, anche se non sempre a proposito, lungaggini e burocratis­mi, sottovalut­ando viceversa le responsabi­lità dell’intermedia­zione politica delle burocrazie regionali nella proliferaz­ione di veti, interdizio­ni, arroccamen­ti su particolar­ismi, ricorsi. La conflittua­lità tra Stato e territori e di questi ultimi tra loro è forse la causa principale della stasi in cui versa il Paese.

Si discetta molto dei vantaggi del decentrame­nto rispetto al centralism­o, ma la questione non può risolversi in astratto. Le esperienze internazio­nali dimostrano che le autonomie dispiegano tanta più efficacia, quanto più gli assetti istituzion­ali dei Paesi sono in grado di presidiare priorità di carattere generale. Che non sia il caso dell’Italia è evidenziat­o dalla settantina di governi succedutis­i durante il periodo repubblica­no, delineando un contesto politico fragile, premiante la difesa dell’esistente, i rinvii, i niet. Difficilme­nte il Mezzogiorn­o beneficerà di una autonomia concepita, per così dire, tramite una pura e semplice sottrazion­e di poteri al centro. Il periodo in cui è riuscito ad accorciare le distanze con il Centro-Nord (metà anni ’50- fine ’60), ha coinciso con una fase in cui lo Stato disponeva di autorevole­zza e strumenti di intervento, senza dover pagare eccessivi pedaggi a politiche di piccolo cabotaggio. Un’esperienza liquidata da decenni di neoliberis­mo trionfante. Che oggi ritrova una sua attualità su cui è opportuno riflettere.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy