Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Qua frutta, là immondizia Nei mercati rionali l’igiene resta un optional
Muri e soffitti incrostati all’ex Manifattura, ascensore horror a Japigia
In via Nicolai i miasmi li BARI senti già dall’ingresso. Di pesce marcio, di verdura andata a male, di fogna. E di escrementi. Cosa ci faranno mai in un mercato coperto? Basterebbe chiederlo ai proprietari dei cani che risiedono nei dintorni del quadrilatero della ex Manifattura. E la stessa domanda andrebbe girata anche all’Amiu. «Visto che qui non si vede mai» sentenzia una signora mentre trascina il carrello della spesa tra le viuzze asfittiche del Libertà.
In via Caldarola, al quartiere Japigia, deve esserci stato un crollo. Non tanto metaforicamente degli affari. Quanto all’interno di vecchi ascensori che portano sino ai sotterranei. Cumuli e cumuli di detriti, di rifiuti e fiumi di urine. La domanda è sempre la stessa:. ma i controlli dove sono? Questa è l’altra faccia della vita dei mercati a Bari. Due cartoline che fotografano la situazione delle bancarelle giornaliere di frutta e verdura. Lì dove ci sarà pure la legalità per ottenere uno stallo o un box bisogna presentare regolare domanda alla Ripartizione Sviluppo Economico, altrimenti si resta a casa - ma non il rispetto delle norme igienico sanitarie. Le stesse - si badi bene - che vengono giustamente contestate in queste ore ai venditori abusivi di pesce sul Molo San Nicola a suon di blitz e sequestri. Con la differenza che se lì le violazioni avvengono alla luce del sole (sotto gli occhi dei turisti incuriositi o di qualche governante tuttofare della Bari Bene con vista lungomare e Umbertino) nei mercati sono invisibili. Qualche cliente protesta, altri chiudono invece un occhio perché in fondo in questi mercati non si spende poi così male. E non casca il mondo se qualche mela campeggia su bancone insozzato
Al Libertà Nell’ex opificio di sigarette corridoi pieni di abusivi
Scandalo Nella sede di via Caldarola interrati da fare paura
I controlli Latitano sul fronte della pulizia e degli alimenti
o se una fettina di pollo del banco macelleria è esposta sotto un cielo di calcinacci cadenti, ragnatele e polvere. Basta farsi un giro nella ex Manifattura ed evitare di guardare il soffitto. Passerebbe la voglia di fare acquisti, rimpiangendo gli anni in cui da queste parti il mercato si svolgeva per strada. E che qualcosa nell’ex opificio di sigarette - adattato nel giugno 2001 a luogo commerciale - non vada per il verso giusto lo si intuisce dai piccoli e grandi dettagli. Prendiamo il lato di via Crisanzio. In pratica non esiste più. Le serrande dei box sono rigorosamente chiuse da anni. E di venditori di frutta, di articoli per la casa o di intimo nemmeno l’ombra. Attraversato il malmesso giardino interno dove c’è chi giura di aver visto spesso i venditori di prodotti ittici pulire il pesce nella fontana centrale - si passa dal lato più vivo (si fa per dire) di via Nicolai. Dove si sta ammassati come sardine perché tra i corridoi e le vie di fuga oggi spunta il venditore abusivo di meloncini, domani quello delle uova (con buona pace della filiera e della tracciabilità) e domani ancora quello dell’insalate, del prezzemolo e dei fagiolini. Con la stessa domanda che non trova risposta. Ma i controlli dove sono? E i restanti venditori che pagano le tasse come si sentono? Domande alle quali il Comune tenta di dare risposte con progetti di riqualificazione visto che la Manifattura ma chissà quando - sarà ridimensionata nella sua formula mercato giornaliero per lasciare spazio a luoghi di aggregazione, slow food e la nuova sede del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Senza dimenticare Porta Futuro 2, l’incubatore di imprese e di start up.
A Japigia invece pare non essere cambiato nulla dopo anni di denunce e di segnalazioni. L’ultima un mese fa del gruppo comunale del M5S a margine di un sopralluogo nella struttura di via Caldarola. Proprio nello stesso momento storico dove, sempre a Japigia, si aspetta il nuovo mercato coperto di via Pitagora. Architettonicamente «orribile», ma unica ancora di salvezza per togliere le bancarelle tra le stradine delle case popolari. Dove in caso di necessità e di pronto intervento non ci passa nemmeno un’ambulanza.